'Ndrangheta, procuratore Amato: "Emilia non è più franchising Calabria"

"Io direi che si possa affermare con assoluta certezza che abbiamo ormai delle strutture associative che hanno spiccate caratteristiche di autonomia. Certo, il collegamento esiste, anche di natura suggestiva e a volte anche fisica, che abbiamo dimostrato nel corso dell'investigazione, e anche frequenti spostamenti dal nord al sud e interscambi di persone. Ma l'autonomia di queste strutture è ormai dimostrata, ed è dimostrata anche da che cosa, al di là delle caratteristiche dell'associazione? Dall'arco temporale cui ormai si riconduce per accertamento giudiziario la sussistenza di fattispecie associativa nel Nord: non parliamo di fatti del 2016, del 2017 o del 2015, ma parliamo di situazioni ormai radicate quanto meno dalla fine degli anni '80, all'inizio degli anni '80. Noi abbiamo persone che hanno vissuto la maggior parte della loro vita al Nord. Per dirla con altre parole, dal punto di vista criminale l'Emilia non è più un franchising della Calabria". Lo ha dichiarato Giuseppe Amato, Procuratore capo di Bologna, intervistato dal massmediologo Klaus Davi nel suo programma KlausCondicio in onda su YouTube.

"Sono delle associazioni strutturate autonomamente, sono ormai gestite da seconde, terze e quarte generazioni e indiscutibilmente un legame con la terra di origine esiste, anche dimostrato dallo spostamento sul territorio, ma c'è una totale autonomia che giustifica la ragione per la quale le si possa processare come associazioni a Bologna, quindi nel territorio Emiliano-Romagnolo, e non invece agganciandole all'associazione madre originaria, che ne porterebbe la competenza in Calabria", ha concluso il Procuratore Amato.

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"Non mi sento di dire che la provincia di Reggio Emilia sia leader per quanto riguarda la 'Ndrangheta in Emilia, faremmo un torto ai reggiani seri e laboriosi. Ritengo che oggi nessuna parte del territorio Nazionale possa essere esente da questo tipo di infiltrazioni a meno che non ci siano peculiarissimi anticorpi che però veramente sono molto rari e davvero molto peculiari. Direi che il rischio potenziale è dappertutto, assolutamente non c'è una leadership".

"Da parte della società civile c'è stata grande attenzione, anche delle forze politiche in generale. Certo, si può pretendere di più, ma non è facile calibrare e veicolare risorse, soprattutto per gli enti locali, in particolare in periodi, come questo, di crisi economica. Ma chi dovrebbe porre più attenzione al fenomeno sono gli appartenenti al mondo economico, perché per loro la presenza del criminale, che anche non si manifesta come tale, ma che si limita ad investire, è un pregiudizio per l'attività economica. Lo ha dichiarato Giuseppe Amato, a proposito di un sondaggio che colloca le fondazioni bancarie emiliane all'ultimo posto nell'impegno contro la Mafia (con l'11% dei consensi).

Lo studio, svolto dall'agenzia Klaus Davi & Co., ha coinvolto 556 cittadini concentrati nelle province emiliane con più alta penetrazione mafiosa, vale a dire Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Parma, e vede in prima posizione la magistratura (62%), seguita da Polizia di Stato e Carabinieri (58%), associazioni antimafia (47%), Chiesa Cattolica (31%), la politica (27%) e associazioni di filiera o di categoria come Confindustria (24%).

"Ho imparato facendo questo lavoro ad amare paradossalmente quasi ancora di più chi viene da certe terre, proprio perché non vanno demonizzate e perché hanno delle qualità spettacolose che, non solo non vanno perse, ma vanno valorizzate. Le migliori intelligenze del nostro Stato nascono e vengono da quei luoghi. Io sono di Roma, ma mio padre è siciliano, è di Messina. Quindi sostanzialmente apprezzo, rispetto alla romanità, che pure ha alcune caratteristiche, il maggiore spessore intellettuale di chi viene dalla Campania, dalla Calabria, dalla Sicilia, quindi non c'è storia. Il giurista è normalmente un calabrese, un siciliano, un napoletano. Ci sono delle qualità spettacolose, sono terre molto belle e lo sforzo che si deve fare è offrire a quelle terre e alle persone che vi vogliono vivere, quelle opportunità di lavoro non solo intellettuale ma anche nel mondo dell'imprenditoria, nel mondo della manifattura, che possa consentire di rimuovere quel rischio potenziale che c'è, perché se non c'è un'alternativa lecita mi rendo conto che poi è facile buttarsi su un'altra strada".