'Ndrangheta, l'ex numero due della Regione Lombardia Mantovani: "Mai legami con criminalità, in indagini errori clamorosi"

Mantovani Mario 1"Sono sempre stato rispettoso della legge in tutti i suoi dettami anche interpretativi" e nell'indagine "sono stati commessi ben 30 errori gravi, e anche dopo aver sentito 30 testimoni d'accusa io ho percepito non reati ma solo errori". Lo ha spiegato l'ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, che venne arrestato nel 2015 per corruzione, concussione e turbativa d'asta, rendendo dichiarazioni spontanee nel processo a carico anche dell'ex assessore all'Economia della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia, accusato di turbativa d'asta, e di altre 12 persone.

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Mantovani, tra l'altro, all'inizio delle sue dichiarazioni e prima di farsi anche interrogare in aula dal pm Giovanni Polizzi, ha annunciato che il 26 marzo scorso il gip di Monza, su richiesta della stessa Procura, ha archiviato l'accusa di corruzione che gli era stata contestata in una tranche dell'indagine contro 'ndrangheta e corruzione che aveva portato nell'ottobre 2017 ai domiciliari anche il sindaco di Seregno (Monza). "Il mio nome - ha detto Mantovani - era stato ingiustamente associato alla 'ndrangheta, in prima pagina ero finito. Mantovani - ha aggiunto parlando in terza persona - non fa parte della 'ndrangheta". Secondo l'ex numero due del Pirellone, poi, numerosi errori, "ben 30", "della Guardia di Finanza sulle cariche sociali attribuite a me, ma anche a mio figlio e ai miei familiari, hanno portato fuori strada il pm e poi il gip che ha emesso l'arresto". E ancora: "Quando sono diventato sottosegretario di Stato nel 2008 non aveva alcun conflitto di interessi, perché avevo già rinunciato a essere presidente della Fondazione Mantovani e dalla cooperativa Sodalitas mi ero già dimesso nel 2009, mentre nell'indagine mi si fa risultare rappresentante legale fino al 2013".