«Noi, che abbiamo tagliato di 4/5 gli straordinari e strappato il volontariato alla politica, rendendo la Prociv calabrese un modello nazionale…». Essere Carlo Tansi: gioie e dolori di un triennio indimenticabile

tansi carlo2di Mario Meliadò - Molti, moltissimi calabresi l'hanno "adottato". Ne hanno fatto un baluardo di quella rara avis che è la legalità operativa – cioè ripristino dell'efficienza simultanea al più rigido ritorno alla piena legalità –, nel triennio del suo mandato alla guida della Protezione civile, che per la verità è ancòra in corso. E però, la novità è questa..., il geologo Carlo Tansi il 18 novembre, allo scadere dei tre anni di mandato, non resterà al vertice della Prociv calabrese tornerà a fare quello che faceva prima, «presso l'Istituto di ricerca per la Protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche», il Cnr.

Tansi, ha almeno mezza Calabria con lei. Perché vuol lasciare?
«Ma no. Non mi dimetto, non lascio niente... Semplicemente, io ho firmato un contratto triennale con la Regione Calabria, tre anni fa, alla luce degli esiti di una selezione interna e poi esterna. Ho accettato, e credo d'aver realizzato buona parte degli obiettivi che m'ero prefisso.
Adesso, tra un mese scadrà il mio mandato: e le procedure amministrative vogliono che dal 19 novembre io torni a svolgere la mia attività di ricercatore al Cnr. Questo è il mio lavoro».

Vero, questo è il suo lavoro. Ma se – come si vocifera, magari a torto – si procedesse a una nuova selezione analoga a quella di tre anni fa o venisse effettuata una nomina seguendo una volontà politica diversa?
«Beh, io ho attraversato momenti molto, molto difficili. Già solo la settimana scorsa ho girato decine e decine di Comuni messi in difficoltà perché, chiaramente, non si fa prevenzione. Perché, guardi, se si facesse prevenzione noi non interverremmo mai... E allora, io mi ritrovo in prima persona a gestire direttamente le emergenze, con le scarpe nel fango, con pochi collaboratori... è chiaro, per poter continuare questa mia avventura nella Protezione civile in quella che è la regione nettamente più esposta al rischio sismico e idrogeologico servirebbe ben altro impegno dell'Ente. Voglio dire, guardiamo anche solo al rischio sismico: con 120mila morti, il terremoto del 1908 è stato un evento tra i più gravi di sempre su scala mondiale, al confronto il sisma di Amatrice non ha fatto morti, pur con le sue 300 vittime. La verità è che, con grande responsabilità, ci dobbiamo far carico della necessità di mettere in sicurezza una terra in cui, purtroppo, ogni acquazzone miete vittime, come abbiamo visto anche di recente. Ma non è solo la Calabria: morti ci sono stati per le stesse ragione anche in Sardegna, anche nelle Cinque Terre...»

Beh, certo, nell'unica regione in cui tutti i Comuni sono a rischio "R4", il più alto quanto a pericolo idrogeologico...
«...Tutti i centri a rischio R4, giusto; ma poi c'è l'abusivismo dilagante... c'è molta gente che perde la casa e poi si mette a piangere in tv, quando quell'edificio però è stato realizzando in modo platealmente abusivo... Io in questi anni ho cercato d'incidere a 360 gradi, sia parlando di questi temi nelle scuole sia attraverso i mezzi di comunicazione di massa: radio, tv, social media... A questo abbiamo associato uno sviluppo ipertecnologico della Protezione civile calabrese, citata come riferimento per tutte le altre Regioni... siamo stati invitati agli Stati generali della Protezione civile a relazionare, davanti a Giuseppe Zamberletti, per esporre un po' il nostro 'modello' di Protezione civile, che ora è stato già applicato in alcune altre regioni e molto probabilmente sarà poi applicato in tutte le altre... D'altronde, io so fare questo, come ricercatore del Cnr».

Già, e poi finisce che... gli unici che non amano la 'sua' Prociv sono certi consiglieri regionali?
«Be', è chiaro che non mi sento certo al meglio quando devo interagire con una politica che, purtroppo, non vede di buona grado una Protezione civile svincolata dalla politica».

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Ma la maggioranza dei calabresi l'apprezza e l'ha apprezzata in questi anni anche per i tentativi di efficientare e soprattutto legalizzare un settore che annoverava angoli molto free...
«Sì, ma infatti quando noi interveniamo... le faccio un solo esempio: noi siamo intervenuti in prima persona quando si son verificare frane o smottamenti. E quindi, noi mettiamo mano direttamente ai luoghi in cui si sono verificati abusi, a volte veri e propri soprusi... Quindi, terminato l'intervento e finito di mettere in sicurezza le persone, noi queste cose le giriamo immediatamente alle Procure. Mi vengono in mente il Liceo scientifico di Girifalco, nel Catanzarese, gli scarichi fognari individuati a Vibo Valentia, e anche lì l'allora procuratore capo vibonese Mario Spagnuolo ha aperto un'inchiesta... e così tanti altri casi. Quindi, abbiamo al nostro fianco la Calabria perbene, che aspetta anche un segnale di legalità. E in questo senso la Protezione civile incarna un avamposto, in cui questo segnale viene percepito più nitidamente che altrove».

Già. Ma non ha detto più volte che forse era dentro alla Prociv, l'illegalità più tosta e difficile da scalfire? Che mi dice dell'opposizione di certi burocrati, di certe sigle sindacali?
«Le rispondo che un mese e mezzo dopo il mio insediamento, io avevo già messo mano a un capitolo davvero rovente: gli straordinari. Spendevamo al riguardo 1,5 milioni di euro l'anno: ora, invece, spendiamo 370mila euro annui, un quinto. E sa come venivano utilizzati questi straordinari? Venivano assegnati ad autisti che finivano per guadagnare oltre 6mila euro netti al mese... Era uno spreco abnorme. E noi, chiaramente, abbiamo ottimizzato i costi. E poi abbiamo aperto al volontariato, che è un fattore importante: quindi abbiamo aperto alle forze sane, positive. Voglio solo ricordare che quelli che giorni fa hanno individuato la salma del piccolo Niccolò, a Lamezia Terme, erano tutti volontari di Protezione civile, che lavoravano gratis. Così come se a Civita, dove purtroppo abbiamo registrato 10 vittime, se non ci fosse stato il Soccorso Alpino a tirar via le persone dentro le gole con le funi, di morti ne avremmo avuti almeno 40».

...Resta il fatto che lei ha regolamentato in modo molto puntiglioso il volontariato di Protezione civile. Perché?
«Noi, il volontariato l'abbiamo sottratto alla politica. Prima, non veniva utilizzato per le sue effettive, strepitose potenzialità: prima, veniva utilizzato come serbatoio di voti!, e quindi era un circolo chiuso. Le associazioni, per poter entrare ed essere iscritte dovevano passare dalla politica, dovevano fare dei 'test' impressionanti... Ora invece, come in tutte le Regioni d'Italia, per fare il volontario si può fare in modo free e ci si può tranquillamente iscrivere come associazione, a patto entro 60 giorni di sostenere il corso di formazione; altrimenti, si rischia di farsi male e di far male a chi viene soccorso... Quindi, abbiamo creato con delibera di Giunta regionale la Scuola di Protezione civile, che certifica i corsi per i volontari, ma anche per tecnici comunali, professionisti, e che vede dentro il Comitato tecnico-scientifico i rettori di tutt'e tre le Università calabresi. Quindi, abbiamo un marchio di qualità scientifica straordinaria; prima, pensi che chiunque s'alzava la mattina organizzava corsi per volontari di Protezione civile, corsi d'assai dubbia qualità e valenza. Quindi abbiamo rinnovato un àmbito importante. Ma è chiaro che quando abbiamo tolto i privilegi, gli straordinari e così via s'è creato un polverone, una 'barriera' di sigle sindacali e forze politiche che non hanno visto affatto di buon grado questo stravolgimento che si stava consumando all'interno della Protezione civile, per cui è chiaro che fin dall'inizio ci siamo trovati davanti a 'resistenze' importanti...».

...Importanti quanto?

«Guardi, a me non me ne frega niente... però ho avuto attentati, m'hanno bruciato dei container. E ho ricevuto anche minacce di morte, eh. In particolare proprio uno di questi autisti cui ho tagliato questi irragionevoli straordinari mi ha minacciato di morte: e ora è iniziato il processo penale per direttissima davanti al Tribunale di Catanzaro. Insomma, ho avuto costantemente un ambiente ostile, però nonostante questo ce l'ho messa tutta. Ho usato tutto il mio coraggio, questo me lo riconosco tranquillamente. Mi auguro caldamente che chi verrà dopo di me possa continuare, diciamo, nel solco che ho tracciato: ci sono tante cose da completare».

Vabbè, ma fuori dal "protezioncivilese": ora che termina il suo mandato, lei s'immagina una Prociv di nuovo preda d'appetiti di ogni tipo come in passato?
«...Questo coglie proprio il senso di tutto il mio impegno. Io m'immagino e auspico una Protezione civile saldamente fuori dalla politica. Io non ho mai saputo se il sindaco con cui ho interagito oggi, o ieri, o ier l'altro fosse comunista o fascista o pentastellato... io mi sono limitato a interagire con l'Istituzione Sindaco, e basta. Chiaramente, qualunque presidente di Regione è peraltro il primo responsabile di Protezione civile, anche perché è quello che poi delega il direttore della Prociv, che per questi tre anni sono stato io. In ballo ci sono tanti rischi, anche penali... per cui non credo che nessun Presidente attuale o futuro si azzardi a piazzare lì il primo scemo della politica...», ridacchia. « Alla guida della Protezione civile ci dev'essere in ogni caso una persona che abbia un minimo di competenza».

...Insomma, indietro non si torna?
«Spero proprio di no. Guardi, al di là di chi ci sarà o non ci sarà alla guida della Regione: io lo spero per i nostri figli. Perché dalla sicurezza del territorio, dei fiumi, delle scuole dipende la sicurezza dei nostri figli. Quindi è una questione sulla quale ognuno di noi deve prendersi la propria bella fetta di responsabilità... Anche chi fa informazione, evitando strumentalizzazioni ad opera di questa o quella parte sindacale e politica, perché, ripeto, ne va del futuro dei nostri figli».