Il nuovo, vecchio spettro del precariato: bisogna modificare la legge. E non sarà facile

LsulpuCz16novembre1di Mario Meliadò - Alla fine, l'idea è quella: non è stato un giorno risolutivo né poteva esserlo, ma è stato un giorno cruciale per poter accedere a una soluzione.

Oltre al pressing dei 500 lavoratori in piazza Rossi (preponderante il peso del Reggino, con 9 pullman da Reggio Calabria e comprensorio), appena fuori da Palazzo del Governo, chiaramente fondamentale è stata la discussione all'interno.

E non erano i deputati Enza Bruno Bossio e Nico Stumpo (autore di un intervento prezioso secondo tutti i presenti e, più in genere, di un'azione politica particolarmente incisiva) i soli politici sulla scena: dentro, c'era ad esempio l'assessore regionale al Welfare Angela Robbe, come pure il nugolo di amministratori locali venuti a informarsi e a dar manforte; fuori, in particolare, l'ex assessore regionale al Lavoro Nino De Gaetano.

Ottenere ciò che sindaci, lavoratori, addetti al settore intendono centrare sarà tutt'altro che semplice, intendiamoci; e in questo senso appare fondamentale, come alcuni dei protagonisti hanno ammesso senza tentennamenti a fine-vertice, a ridosso delle 15, 《finalmente anche loro hanno capito che non bastano i soldi, ma serve un'ineludibile modifica normativa》.

E in effetti, da sempre gli amministratori locali chiedevano una virata nelle regole circa il turnover nei Comuni...

In più, però, c'è la questione dei numeri.

Il denaro, sì, visto che sui 50 necessari "mancano all'appello" 21 milioni di euro. E poi però, altri numeri come conseguenza di questi: 《Con questi numeri – ragiona un 'quadro' della Triplice – già è tanto se di precari riusciamo a stabilizzarne 300, forse 350》.

Ma il bacino residuo degli Lsu-Lpu in Calabria conta più di 4.500 unità (....per la precisione, 2.316 lavoratori socialmente utili e 2.228 lavoratori di pubblica utilità, nella stima più recente), oltre 4.500 famiglie alle quali dare attendibili risposte.

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Sì, "attendibili", come si dispera – senza una precisa e assai altolocata volontà politica – possa essere un esercizio di concertazione prefettizia.

Del resto, già nelle 5 pagine del documento già varato dai sindaci dell'Anci si legge, ad esempio, che 《già in data 9 gennaio 2018, in apposito tavolo convocato presso la Prefettura di Catanzaro l'Anci Calabria, per il tramite del presidente, ha evidenziato, alla presenza dei dirigenti della Regione Calabria e delle rappresentanze sindacali, l'insieme dei limiti normativi》chestanno facendo da 'collo di bottiglia' alla stabilizzazione e già persino a un sereno reimpiego di Lsu e Lpu, però 《l'anno sta per concludersi e la normativa nazionale è rimasta immutata》(disastrosamente; perché 《i contratti a tempo determinato in essere non sono più prorogabili》).

Un modo charmant per dire al prefetto Francesca Ferrandino e compagnia, quel che in vernacolo suonerebbe 《....Fìcimu, fìcimu... e non fìcimunenti》.

Per tacere – rammentano dall'Associazione dei Comuni italiani - della 'giungla' di vincoli legislativo-finanziari che rendono di fatto impraticabili le ipotesi di svuotamento e 'normalizzazione' del bacino, dall'obbligatorio pareggio di bilancio al rispetto dei termini per il varo dei documenti contabili da parte degli Enti locali, dalla performance quanto alla decurtazione delle spese per il personale fino alla 'chicca' introdotta dalla riforma Madia, che obbliga a indicare contestualmente (...) le coperture finanziarie....

E come chiudevano i sindaci il loro documento? 《Nel caso in cui si debba far fronte alle assunzioni solo con le capacità finanziarie degli Enti, è chiaro che solo una poca parte dei lavoratori potrà essere stabilizzata》.

La situazione attuale rincorre quella pregressa come il Pelìde Achille rincorreva invano la tartaruga nel paradosso di Zenone da Elea. Si vede proprio, eh, che siamo magnogreci.