Federalismo fiscale, il ricorso è dietro l’angolo: entro domani, lettera del direttivo Anci Calabria a tutti i sindaci e incontro con alcuni costituzionalisti

Italia regionalismodi Mario Meliadò-Federalismo fiscale e regionalismo differenziato, due partite diverse ma che sembrano comunque arrivate a uno snodo importante.

Giusto ieri mattina, s'è infatti tenuta alla Cittadella regionale di Catanzaro l'atteso incontro dei sindaci che compongono il direttivo regionale dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani, guidata in Calabria da Gianluca Callipo, primo cittadino di Pizzo Calabro, importante centro del Vibonese).

Gli amministratori locali hanno "fatto il punto" sui rischi imminenti dell'applicazione del federalismo fiscale "così com'è": un enorme pericolo, sopra ogni altro, di vedersi cristallizzare impunemente la "spesa storica" zero – o comunque ridotta al lumicino – per molti servizi nemmeno mai attivati sul territorio, paradossalmente proprio per mancanza di fondi...

Al massimo entro domani, il direttivo calabrese dell'Anci farà partire una missiva indirizzata a tutti i sindaci calabresi in cui si fanno presenti i rischi legati al regionalismo differenziato e all'attuazione del federalismo fiscale; a stretto giro seguirà la convocazione di un'assemblea, stavolta chiamando a raccolta tutti i Comuni.

Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi – il primo Comune d'Italia a licenziare un ordine del giorno contro l'attuazione del federalismo fiscale senza i necessari correttivi – ha già fatto sapere che da parte dell'Ente pianigiano verrà comunque depositato un ricorso per impugnare il decreto sul fondo perequativo, e d'essere però ben disponibile a includervi gli altri Comuni. In questa direzione, già per domani, venerdì 15 febbraio, è previsto un incontro nello studio di alcuni quotati costituzionalisti romani per valutare un ricorso ormai decisamente nell'aria.

«Guardate, noi il ricorso lo faremo: anche se restassimo l'unico Comune intenzionato a proporlo», fa sapere il primo cittadino. Il dado sembra tratto, anche perché già in queste ore da parte di vari altri centri di diverse aree della Calabria sono comunque almeno in gestazione le adesioni a quest'impervia battaglia legale.

Il fronte giuspubblicistico potrebbe peraltro esaminare quali margini possano sussistere per legare fra loro le due questioni dell'attuazione del federalismo fiscale e del regionalismo differenziato, che un link fra loro ce l'hanno già: il Consiglio regionale calabrese guidato da Nicola Irto infatti è stato il primo d'Italia a licenziare un ordine del giorno contro l'attribuzione di maggiori margini d'autonomia regionale a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (è appena il caso di ricordare che le pre-intese le firmò l'allora presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, Pd, con fretta almeno "sospetta", a un grappolo di ore dalle successive Politiche...), ma a sua volta il primo Consiglio comunale d'Italia a licenziare un ordine del giorno contro l'applicazione di "questo" federalismo fiscale è stato proprio quello di Cinquefrondi.

Nei giorni scorsi, proprio al Municipio del centro tirrenico del Reggino alcuni amministratori e studiosi si sono visti in occasione di un incontro pubblico per la presentazione del libro del giornalista del "Mattino" Marco Esposito non per caso intitolato Zero al Sud. Non certo semplice sommatoria di fatti, ma analisi dell'iceberg addosso al quale il Τransatlantico Autonomie locali sta assai seriamente rischiando d'andare a sbattere, con flashback e dati inequivocabili.

Ecco perché molto si sta parlando in questi giorni (e finalmente!, dopo un silenzio intollerabile, vista la rilevanza economico-sociale del tema...) di una ritenuta «secessione dei ricchi»: perché l'effetto macroscopico, senza adeguati "paletti" perequativi oggi nella sostanza palesemente lontani, sarà l'insostenibilità della situazione per moltissimi Enti locali, e non c'è bisogno della Sibilla Cumana per "vedere" la stragrande maggioranza dei Comuni meridionali ben pronti a dichiarare bancarotta e, in alternativa o in aggiunta..., del tutto impossibilitati a erogare prestazioni e servizi ai cittadini amministrati.

«Quello che è successo nel federalismo è il tradimento forte di un impegno che, tutto sommato, ci aveva trovato favorevoli, cioè: facciamo questo federalismo per avvicinare ai territori, alle persone la responsabilità della spesa, in modo che ogni cittadino possa controllare meglio come vengono spesi i suoi soldi e ciascun amministratore possa essere premiato, se è capace – aveva avuto a dire Esposito a Cinquefrondi –. E quindi, in qualche modo migliorare tutti. Certo non l'abbiamo voluto noi, questo federalismo, è entrato in Costituzione su spinta della Lega Nord; ma dopo anni senza farne nulla, nel 2011, con la sua applicazione accelerata tramite il SalvaItalia e l'introduzione dell'Imu, si ebbero sindaci "esattori" per conto dello Stato. Successivamente, chiese all'allora presidente dell'Anci Graziano Delrio se per i Comuni potesse andar bene incassare per intero il gettito Imu, in cambio però di zero trasferimenti dello Stato ai Comuni più deboli, e l'Anci accettò». Le colonne d'Ercole del Fondo di solidarietà comunale: «A partire dal 2015, sarebbero stati i Comuni più ricchi, e non più lo Stato, a dover dare ai Comuni più poveri» in base a fabbisogni e capacità fiscale. Impraticabile, conti alla mano, l'idea di alzare la capacità fiscale dei Comuni meridionali computando l'evasione, l'idea dei centri più ricchi fu di far leva sui fabbisogni, livellando verso il basso i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. Per esempio, cristallizzandoli all'esistente, che naturalmente fotografa situazioni disperate nel Mezzogiorno e di un florido Welfare al Nord: il miglior modo per perpetuare le sperequazioni.

Ricostruzione che è solo introduzione, ha avuto modo di ricordare Callipo: «Assurdo che ci siano differenze di questo tipo, assurda una situazione che penalizza moltissimi Comuni del Sud. Vero è pure che molti, troppi parlamentari e amministratori anche dei nostri Enti locali non hanno mai approfondito, prima di trovarsi realmente centro questa situazione. Corretta l'idea di responsabilizzare cittadini e amministratori, ma in questi anni al tema delle risorse finanziarie s'è aggiunto quello delle risorse umane, con "paletti" arcigni che nei Comuni non ci consentono di essere davvero autonomie locali: saremo locali, sì, ma ben poco "autonomie", e il blocco del turn-over rende tutto più complicato anche quanto allo stesso funzionamento degli Enti. Anche se riesci a trovare le risorse per assumere, non puoi farlo, specie nei Comuni sotto i 5mila abitanti. E tutto questo, senza considerare che quando procedi al trasferimento di competenze molto significative, senza risorse umane aggiuntive soccombi». A maggior ragione, l'idea di dare battaglia.

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Ma come farlo? Proprio nell'assise cinquefrondese, il docente di Diritto pubblico dell'Università della Calabria Walter Nocito ha indicato la via senza esitazioni, invitando gli amministratori pubblici a «prendersi per via giudiziaria le quote di diritti sociali che per via istituzionale non arrivano».

Lo Stato, riflette Nocito, fin dal 2001 è obbligato a dotarsi «di un Fondo perequativo funzionante e cospicuo, congruo: purtroppo, fin da quell'anno in avanti non c'è stato, congruo, o spesso c'è stato settoriale e con vincolo di destinazione delle somme: pertanto, dalle leggi finanziarie del 2002 in avanti abbiamo subìto la disapplicazione della Costituzione. L'unità economica della Repubblica, valore inscritto nel Titolo Quinto della nostra Carta fondamentale, è stata interpretata esclusivamente come tagli lineari per il mantenimento del Bilancio statale generale».

Ma la via non può essere questa: già. E adesso c'è chi per questa battaglia, prima che l'irreparabile avvenga, si sente pronto.

E chissà se, in modo trasversale all'imprinting politico-partitico, la strada che porta a qualche sinergia è davvero percorribile: dopotutto solo un paio di settimane fa quale segretario della Commissione bicamerale sull'attuazione del Federalismo fiscale (presieduta dal deputato leghista Cristian Invernizzi, bergamasco di Treviglio) è stata eletta Angela Raffa, deputata del Movimento Cinquestelle della dirimpettaia Messina che appena designata ha avuto a dire che «il federalismo fiscale può essere una risorsa positiva per il Paese ma solo se poi non resta lettera morta e, d'altra parte, se non porta gli Enti locali al dissesto, se le regole della finanza non obbligano i piccoli Comuni ad adempimenti oggettivamente troppo onerosi».