Maestrelli, la Reggina, la lettera a Granillo e la scampagnata

maestrellidi Paolo Ficara - Di nuovo l'uno accanto all'altro. Il piazzale Stadio a nord verrà intitolato a Tommaso Maestrelli, che così potrà stare a stretto contatto con Oreste Granillo, suo presidente alla Reggina che ha dato il nome all'impianto di viale Galilei. Massimo Maestrelli, figlio del compianto tecnico della prima storica promozione in Serie B nel 1965, scenderà a Reggio quando verrà organizzato il taglio del nastro. Parteciperà a distanza, ma con il cuore, alla cerimonia di venerdì presso la Scuola Regionale dello Sport, in onore proprio di Granillo.

Le vicende che portarono Tom Maestrelli sulla panchina della Reggina, 53 anni fa, rappresentano un vero e proprio romanzo. Lo si evince dalle parole rilasciate al Dispaccio dal figlio Massimo: "Il merito va tutto a Granillo. Senza di lui, non sarebbe avvenuto tutto ciò che mio padre ha conquistato poi nel mondo del calcio. Deve la carriera a questo meraviglioso presidente, che diede fiducia a quel giovane allenatore conosciuto a Milano dopo aver ricevuto la sua famosa lettera. Si presentò, scrivendo che avrebbe fatto di tutto per allenare la Reggina. Partì verso Reggio con una valigia piena di sogni, riscontrando la fiducia in Granillo. Doveva essere ingaggiato un altro allenatore al suo posto – ricorda Massimo Maestrelli - Papà mi raccontò di quella lettera piena di passione, oggi certi metodi non si usano. Ed in ogni caso, una lettera ad un presidente verrebbe filtrata da trenta persone. Dopo il primo colloquio, si piacquero molto. E mio padre firmò in bianco".

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La decisione della Commissione Toponomastica del Comune di Reggio, ha commosso ma non sorpreso la famiglia Maestrelli: "Credo sia dovuta anche alla partecipazione popolare, non ho ben capito se in seguito ad una votazione o ad un sondaggio. Cittadini e tifosi di Reggio hanno inciso. La volontà della gente fa ancora più piacere, a distanza di 40 anni. Lì abbiamo lasciato il cuore, in camera ho ancora una maglietta della Reggina. È il ricordo più bello della mia adolescenza. Tutti parlavano male della Calabria, mio padre ha trovato calore, solidarietà ed affetto. In poche regioni d'Italia ci sono gli stessi valori di Reggio Calabria".

Quella maglietta della Reggina non rappresenta solo un ricordo del passato, ma anche un sogno per Tommaso Maestrelli junior: "Seguo sempre la squadra, sono stato felicissimo quando ho saputo del ripescaggio – esclama Massimo Maestrelli – Quest'anno ho seguito il campionato, sono stati bravissimi. Ho un figlio che gioca in Lega Pro, gli piacerebbe tantissimo vestire la maglia amaranto. È un centrocampista, gioca nella Racing Roma e sono retrocessi per un gol subito al 90' a Cremona nell'ultima partita. Gli racconto sempre la storia da noi vissuta a Reggio: non siamo niente senza la storia. Rimane a bocca aperta, vuole sempre sapere della città, mi chiede in continuazione. Karel Zeman quest'anno ha fatto bene, poi lì c'è Alberto De Francesco che è amico di Tommaso. Cerco sempre di ricucire la storia delle squadre in cui ha lavorato papà".

Quell'indimenticabile scampagnata di mister Maestrelli...: "Mio padre era entrato nel cuore della gente, al punto da dirimere questioni tra opposte fazioni di tifoseria. Un esponente di una di queste due fazioni, persona di spicco in quel periodo, mandò due suoi uomini a chiamarlo al campo d'allenamento. Lo portarono in campagna, dopo un percorso di quaranta minuti. In quel tragitto, non sapeva cosa pensare. Dieci giorni prima, si era messo in mezzo a questa situazione, senza capire cosa potesse scaturire da quel determinato incontro. Arrivato sul posto, è stato invitato a sedere davanti a vino e biscotti. Poi il personaggio in questione gli mostrò una serie di anelli e brillanti. Lo ringraziò per la mediazione con i rivali, dicendo che aveva capito la necessità di far stare tutti uniti per il bene di Reggio. E lo invitò a scegliere un brillante da regalare a sua moglie. Mio padre era avvezzo a non accettare nemmeno un cioccolatino da nessuno, provò a declinare ma gli arrivò una forte pacca. Capendo di non poter rifiutare, prese l'anello più piccolo. Fu il gesto di ringraziamento da parte di una persona di spicco, magari non pulito a livello di fedina, ma con dei valori. Quando mio padre ce lo raccontò, potevo avere 10 anni. Mi è rimasto impresso".