27 maggio 2007: Mazzarri, Foti e l'orgoglio Reggina più forti del -11

mazzarrifotidi Paolo Ficara - I migliori giornalisti e telecronisti sostengono che ognuno di noi si ricorderà con chi fosse e cosa stesse facendo, nel momento in cui l'Italia ha vinto la Coppa del Mondo nel 2006. Il trofeo sollevato da Fabio Cannavaro sotto il cielo di Berlino è scaturito anche dall'effetto Calciopoli, con annessa voglia per il blocco juventino di dimostrare sul campo il proprio valore. Anche i tifosi della Reggina si ricorderanno a lungo cosa hanno fatto dieci anni fa, il 27 maggio del 2007, dopo la vittoria sul Milan: fu il successo che cancellò gli effetti della più grande inchiesta sul calcio italiano, portatrice agli amaranto di un pesantissimo fardello costituito da 11 punti di handicap.

Ed all'inizio erano 15. Normalissime telefonate tra il presidente Lillo Foti ed i designatori arbitrali, in un periodo in cui quasi tutti i dirigenti di A e di B si facevano vivi (per ammissione di Paolo Bergamo), fecero scaturire una penalizzazione afflittiva per la Reggina. Mai, nei precedenti tornei di Serie A, era riuscita a totalizzare 15 punti in più rispetto al terzultimo posto. Significava retrocessione virtuale. Un provvedimento che fu vissuto come un'ingiustizia da tutta la città.

Una società mai doma ed un allenatore tanto preparato quanto lucidamente matto, consentirono alla Reggina di tirare fuori tutto ciò che era rimasto latente nelle precedenti annate in massima serie. Voglia di giocarsela alla pari con tutti, consapevolezza di non avere nulla da perdere, convinzione che le imprese vanno scritte settimana dopo settimana, una partita alla volta. L'arbitrato del Coni, restituendo quattro punti su quindici nel mese di dicembre, classifica alla mano si è rivelato decisivo. Ma oltre al presidente Foti ed agli avvocati Carlo Morace e Giuseppe Panuccio, la figura simbolo di quella meravigliosa ed irripetibile annata è il tecnico che si è caricato tutto sulle spalle, somatizzando al punto da lasciarsi andare ad evidenti gesti scaramantici in diretta tv prima del rigore di Rolando Bianchi a Siena. Non finiremo mai di ringraziare Walter Mazzarri per la carica impressa alla squadra, a tutte le figure che ruotavano attorno alla Reggina, alla tifoseria ed alle componenti istituzionali.

A dieci anni di distanza, mister Mazzarri ripercorre assieme al Dispaccio alcune tappe di quell'annata. A partire dal momento in cui il mondo crolla addosso, dopo la conferma in appello del -15: "Cambiò l'umore a tutti. Speravamo in una sentenza diversa, fu un colpo. Dopo qualche ora di riflessione, decisi di effettuare interventi mirati e forti. Prima dell'allenamento, dissi che chi non se la sentiva poteva alzare la mano ed andar via. Fu un intervento particolare, secondo me fu la base di quella grande annata. Spiegare cosa dissi ai giocatori è troppo lungo".

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Un'eventuale retrocessione in B avrebbe causato contraccolpi alla Reggina. Da lì, la decisione di fare cassa con la cessione di Biondini al Cagliari, oltre che di alleggerire il monte ingaggi con la partenza di De Rosa. In un'annata in cui vari aspetti si sono potuti toccare con mano, tale era l'afflato e la partecipazione, non possiamo dimenticarci un Nicola Amoruso passeggiare telefonino all'orecchio il 31 agosto 2006, pallone tra i piedi nel bel mezzo di un allenamento. Trattativa saltata col Rimini, si rivelò uno dei trascinatori con 17 gol: "Ero stato chiaro. Il patto era forte. Coinvolsi nella discussione anche il magazziniere Mimmo Tavella. Non dovevamo mai guardare la classifica, ma approcciarci a tutte le partite come se fossero finali – rimarca Walter Mazzarri – Questi ragazzi, assieme a tutto lo staff, al dottore Favasuli, a Mimmo Tavella, mi aiutarono tutti a far passare questo messaggio. Ciò che è accaduto dopo è sotto gli occhi di tutti".

Tacciato di difensivismo fino alla stagione precedente, Mazzarri diede tutt'altro volto alla Reggina dei miracoli. Alla prima giornata di campionato, in una tiratissima partita a Palermo terminata 4-3, si intuì che ci si poteva esprimere con il 3-4-3: "Cerco per filosofia di mettere i migliori giocatori che ho a disposizione, ho trovato la formula per valorizzarli tutti. Amoruso trovò la posizione ideale, facendo i duetti con Modesto sul centro-sinistra. Avevo un fantasista come Leon, ma quando andò via fu rimpiazzato da Foggia e Vigiani. C'erano gli elementi giusti per esprimerci in maniera offensiva. Dovevamo vincere tante partite, se volevamo recuperare punti. La grande scalata iniziò con la vittoria sulla Roma: gran gol di Amoruso, partita perfetta. Ci venne il coraggio per affrontare tutte le partite in maniera simile. Vincemmo a Cagliari e a Torino: fu una annata caratterizzata anche dal bel gioco, oltre che dai risultati".

Negli ultimi anni, ci è capitato di intervistare altri protagonisti di quella cavalcata. Quando chiediamo il momento decisivo del campionato, il tecnico fornisce la stessa risposta del direttore Riccardo Bigon e del capitano Alessandro Lucarelli: "Ad Empoli. Dopo un'annata pazzesca, con tanti punti recuperati, la partita che sembrava più facile si era messa male nel primo tempo. Si faccia raccontare dai presenti cosa mi inventai all'intervallo. Sembrava tutto perso, dissi che dovevamo giocare da Reggina. Con qualche aggiustamento, recuperammo da un parziale di 3-0. Fu decisivo, quell'impresa ci consentì di sancire la salvezza".

Mazzarri risponde di getto, come suo costume, anche quando passiamo al rapporto avuto quell'anno con Lillo Foti: "Fantastico. Ricordo il suo abbraccio a fine partita, ad Empoli. Per lo stress nervoso, mi nascosi in un angolo dentro una palestra. Dissi a tutti che volevo rimanere solo, chiedendo a Tavella di non far aprire la porta. Ad un certo punto, sentii che questa porta si stava aprendo con forza. Era il presidente, felicissimo. Sembravamo due bambini, mi si buttò addosso. Un legame forte, emozioni irripetibili. Quello fu il segreto: trasferire ai ragazzi tutto ciò che può dare una società ed un allenatore. Poi ricordo la festa finale sul lungomare di Reggio, tutta la città in piazza. Poi le premiazioni, la cittadinanza onoraria. È stato come vincere uno scudetto".

Proprio la maniera in cui venne vissuto quel campionato di Serie A, rende la stagione 2006/07 in assoluto quella che più di tutti consegna alla storia, al ricordo ed alle cronache nazionali la Reggina per chissà ancora quanti decenni: "Quando smetterò di allenare, mi farà piacere venire a Reggio. Quell'annata rimarrà nella storia per sempre, abbiamo battuto ogni record per la Reggina – conclude Mazzarri - Auguro di poterla superare, ma non sarà facile. 51 punti, record di vittorie. La gente mi ha voluto bene, in quel momento ero un po' un paladino. Vorrei che la Reggina tornasse a quei livelli".

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