Reggina: c'è l'oratore ma non c'è il discorso

maurizipraticodi Paolo Ficara - Programmazione o improvvisazione? Il rinnovo in corsa di un allenatore, da parte della Reggina, non accadeva esattamente da 20 anni. Nel 1997, durante il Natale Amaranto, il presidente Lillo Foti annunciò il prolungamento per Franco Colomba. La firma servì a poco, considerato che il tecnico, a fine stagione, accettò la corte del Vicenza in Serie A. Ma in quel caso si trattò di un riconoscimento per l'ottimo girone d'andata, ed al tempo stesso l'intenzione di progettare un passo in avanti, realizzato con Gustinetti nel campionato successivo.

Eravamo in B, la Reggina concluse con un 6° posto. L'anno dopo giunse terza, conquistando la prima storica promozione in Serie A. Nelle annate a venire si sono registrati contratti pluriennali per lo stesso Colomba (triennale nell'estate del 1999) e per Walter Mazzarri (biennale nell'estate del 2004, prolungato di anno in anno). Ma sempre a bocce ferme.

Per quanto riguarda il rinnovo fino al 2019 di Agenore Maurizi con la Urbs Reggina 1914, bisogna stabilire se si tratta di un accordo avvenuto in corsa, oppure avvenuto di corsa.

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Innanzitutto si nota l'unico peso ma le due misure, nei confronti di allenatore e direttore. Maurizi e Basile assieme erano arrivati (anche fisicamente, in città) ed assieme erano stati annunciati, nel giugno scorso. Adesso, pur ribadendo (da parte del vertice societario) la massima stima nei confronti del dirigente ex Ischia, il prolungamento non è stato proclamato ufficialmente. Probabilmente c'è già il nero su bianco, ma questo aspetto casomai acuisce la disparità di trattamento.

Il messaggio che ne traspare non può che essere il seguente: Maurizi conta più di Basile.

Il mondo del calcio non è statico, le situazioni possono variare in fretta soprattutto in virtù dei risultati. In una società normale, il direttore (o coordinatore dell'area tecnica) deve stare sopra l'allenatore. Specie ove quest'ultimo, nella malaugurata quanto concreta ipotesi di incappare in una crisi di risultati, andrebbe sottoposto al giudizio di una figura tecnica, che dovrebbe valutarne la bontà del lavoro assieme alla proprietà. In sintesi: se Maurizi ne perde quindici di fila, chi lo esonera? Colui che ormai, con questa mossa, passa definitivamente come un suo sottoposto?

Seconda questione. L'elegantissimo Praticò, reduce da un fugace viaggio in centro Italia (con tanto di "derby" in aereo con Renato Accorinti, sindaco di Messina), nel "motivare" il rinnovo di Maurizi ha snocciolato i dati positivi della stagione in corso. Come ad esempio, la valorizzazione di diversi giovani (peccato che solo due siano di proprietà e con contratto oltre il 2018). Certo, non è che poteva menzionare la splendida partita contro l'ultima in classifica, per dare forza al proprio discorso. Ma almeno uno straccio di accenno alla programmazione per la stagione successiva, in mezzo ad apprezzamenti vari, sarebbe stato doveroso.

Ok, adesso la Reggina ha l'allenatore per la prossima stagione. Ma per arrivare dove? Un altro campionato da salvezza tranquilla? La parola playoff si può dire o si rischia un coccolone? Per quanti decenni dovremo accontentarci della Serie C? Ovviamente, la salvezza in questa stagione è propedeutica ad ogni altro discorso.

Se poi si fa passare il prolungamento di un allenatore come stimolo alla squadra per battere la Sicula Leonzio, capiamo bene che la parola programmazione non rientra nel vocabolario, se si prova ad immaginare un obiettivo che dovrebbe raggiungere Maurizi da qui a giugno 2019. Magari stasera si vince, poi alla prossima serie negativa glielo allunghiamo fino al 2020, il contratto, per dare ulteriori motivazioni a chi sceglierà di non cambiare squadra a gennaio.

Maurizi è un tecnico tra i più preparati, sedutisi su quella panchina da Orlandi in poi. Trattenerlo è una mossa giusta, per un club di C con poche possibilità economiche. I modi e la tempistica non sono sbagliati, di più. Un atto utile quanto l'ennesimo invito ai disfattisti (Chi? Quali? Ma basta...) a remare dalla stessa parte. Chissà che non sia proprio il presidente, a remare in direzione errata.