Grassani al Dispaccio: "Se la Urbs Reggina fallisse, la colpa sarebbe di Demetrio e Giuseppe Praticò"

grassanidi Paolo Ficara - Spada di Damocle. Il prossimo 18 dicembre è in calendario un'istanza di fallimento contro la Urbs Reggina, presentata dall'avvocato Mattia Grassani. Abbiamo interpellato il legale emiliano per capire se esistono i margini per far rientrare la contesa, trovandolo sorprendentemente irritato. Sostiene di aver letto delle dichiarazioni inesatte, rilasciate dalla controparte in merito all'annosa vicenda.

Grassani parte con un'introduzione: "Della vicenda Reggina e del mio rapporto con la società non ho mai parlato, e anche adesso ritengo opportuno puntualizzare solo alcune cose. Ho servito con orgoglio i colori amaranto tanto in Serie D quanto in C, in ogni occasione anteponendo l'interesse e le esigenze del club alla mia persona ed ai miei diritti, anche di natura economica". E questo ce lo ricordiamo bene, dato che ai tempi della Reggio Calabria in D si era fatto vivo con il Dispaccio... Acqua passata.

Vorremmo capire su cosa si è basta la collaborazione tra Grassani e la Urbs Reggina, in tutto questo tempo: "Alla situazione attuale si è arrivati solo poiché per due anni, dico due anni, di fronte alle mie sollecitazioni di pagamento, i signori Demetrio e Giuseppe Pratico, a parole e per iscritto, mi hanno ripetutamente garantito che avrebbero fatto fronte alle obbligazioni scadute nei miei confronti. Non onorate a partire dalla stagione 2016/2017. Senza poi tenere fede alle promesse fatte – sostiene il legale emiliano - Ed io ho continuato a rendere la prestazione per la Urbs Reggina, seguendo oltre cento posizioni nel corso del tempo. Sono stato preso in giro, si tratta di un comportamento ingiusto, inaccettabile ed inqualificabile che mai mi sarei aspettato dai signori Demetrio e Giuseppe Praticò, ma ne prendo atto, comunque fiero di avere lavorato, per tre anni e mezzo, per una piazza come ce ne sono poche in Italia per competenza, passione e attaccamento ai colori".

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E qui giunge la replica vera e propria nei confronti della società: "Ciò che non accetto, però, è che qualcuno osi dire che io intendo far fallire la Reggina. Bisogna fare attenzione, molta attenzione alle parole, perché se mai la Reggina fallisse, la colpa non sarà di Mattia Grassani bensì di chi ha guidato la società nel corso degli anni, portandola a questo punto: i nomi ed i cognomi sono Demetrio e Giuseppe Praticò. Lo scriva a chiare lettere questo concetto: perché i debiti vanno onorati, i contratti adempiuti ma, soprattutto, la parola data e la stretta di mano mantenute. Se ciò non accade, ti può anche capitare di fallire o di trovarti i conti correnti pignorati. Di sicuro non sono io ad avere mancato alla stretta di mano ed alla parola data, avendo anzi prestato ogni attività richiestami nel corso degli anni nonostante non avessi ricevuto 1 euro dalla compagine calcistica".

Veniamo dunque agli aspetti tecnici della vicenda relativa a decreti ingiuntivi ed istanza di fallimento: "Nella situazione descritta non mi restava che tutelarmi, ovvero ricorrere per decreto ingiuntivo rispetto alle scadenze più risalenti nel tempo, emesso dal Tribunale di Bologna con la clausola della provvisoria esecuzione ed opposto dalla Reggina. Ma un secondo verrà notificato la prossima settimana ed un terzo arriverà dopo il 31 dicembre. Cosa dovevo fare? Continuare a lavorare per questi galantuomini e non cercare di recuperare le mie spettanze sino al 30/06/2019? La pazienza ha un limite per tutti ed è stato così anche per me. Forse ho atteso troppo tempo prima di agire, ma ho voluto dare credito, più e più volte, sino alla fine, a padre e figlio: mi sbagliavo, e di grosso. Infine, desidero fare chiarezza anche rispetto ad un'altra voce che è stata messa in circolazione in questi ultimi giorni, riguardante la pendenza di trattative con la società finalizzate ad una soluzione transattiva del rapporto e dei contenziosi pendenti. Confermo di avere avuto, in settimana, un incontro informativo con un dirigente della Urbs Reggina, rispetto al quale nessun seguito vi è più stato. Quindi, almeno sino ad oggi, solo parole, parole, parole. Non fatti. Ma ormai, non mi stupisco più di niente. La palla passa, quindi, alle aule di giustizia".