Reggina: loro avevano Sarno, Marotta e Di Piazza...

catregplayoffdi Paolo Ficara - The day after. Il bel sogno dei playoff è stato interrotto dall'incubo Catania, per una Reggina che sperava di superare lo scoglio più insidioso per poi caricarsi, nella fase nazionale con gare di andata e ritorno. Capire se sia mancata la testa più della gamba, è un esercizio inutile. La stagione è finita, non c'è una prossima partita da preparare. C'è però da razionalizzare il tutto, nell'allestire la nuova Reggina per la Serie C 2019/2020.

Quest'anno, per le vicende che conosciamo, siamo partiti con una squadra da salvezza tranquilla, che a gennaio ha avuto la pretesa di modificarsi per diventare sulla carta più forte delle altre. Il campo dice che non è andata così. Sono arrivati dei buoni giocatori, che magari la partita con la Vibonese te la risolvono. Quando c'è da mettersi sulle spalle i compagni, in un momento di difficoltà e contro avversari di personalità, purtroppo manca qualcosa. O forse manca parecchio.

Il dubbio tra "qualcosa" e "parecchio" ce lo può risolvere proprio il Catania, squadra che sicuramente ha fatto poco gruppo in questa stagione e non era imbattibile. Cevoli ha schierato dal primo minuto Strambelli, Bellomo e Doumbia: ne esistono tre più forti nella Reggina? Sottil ha mandato in campo Sarno, Marotta e Di Piazza: esiste un tridente migliore in tutta la Serie C? E due di questi, ossia Sarno e Di Piazza, sono stati presi nella seconda metà di gennaio. Entrambi avevano già vinto la Serie C a Foggia, poi Di Piazza si è ripetuto a Lecce.

Il discorso si può estendere a tutti gli altri reparti, e confrontarli con gli organici di Juve Stabia e Catanzaro.

Adesso si riparte da una certezza, che si chiama Luca Gallo. La Reggina ha un presente solido. Questo non significa che il massimo dirigente debba sperperare, nell'illusione che la promozione dipenda dall'ampiezza del portafoglio. Chi sta attorno a lui deve dirgli cosa manca, ma deve anche dirgli cosa c'è. Non solo a livello tecnico. Anche perché lì, il discorso non è difficile.

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Andranno via per fine prestito i portieri Confente e Vidovsek; i centrali Solini e Pogliano; i terzini sinistri Procopio e Seminara; il jolly Franchini; gli attaccanti Tulissi, Tassi e Martiniello. A scadenza il portiere Licastro, l'attaccante Maritato, probabilmente il funambolo Sandomenico. Non serve Paratici per stabilire che le priorità sono un portiere, un centrale mancino ed un padrone della fascia sinistra. Poi bisogna scegliere bene le caratteristiche di due attaccanti.

È altrettanto evidente come almeno tre dei giocatori presi a gennaio come presunti fuoriclasse, abbiano fatto flop: lì bisogna stabilire se vanno accantonati o se gli va concessa una seconda possibilità. Tenendo a mente i contratti ricchi e pluriennali, che difficilmente ne consentiranno una cessione. Assolutamente da evitare il ripetersi del principale errore di questo campionato: un organico pletorico. Basta con le rose da quasi 30 elementi.

Squadra e staff tecnico vanno comunque ringraziati, e ribadiamo, ci sono i presupposti per puntare su un aspetto che in C risulta spesso decisivo: la continuità. Smembrare significa spendere tanto. È come gettare a terra in continuazione le fondamenta dell'edificio, fin quando non si è soddisfatti. Almeno una o due file di mattoni dev'essere tenuta. Ma adesso c'è troppa rabbia.