Reggina: un allenatore da individuare senza fretta nè ponti d'oro

gallopresdi Paolo Ficara - "L'allenatore? Non c'è fretta, il ritiro inizia a luglio". Claudio Lotito rispose più o meno così, ai giornalisti che lo pressavano in seguito al dietrofront di Marcelo Bielsa. Era il 2016. Dopo attente riflessioni venne praticamente "ripreso" Simone Inzaghi, che aveva traghettato la squadra nel rush finale di campionato. Supercoppa nel 2017, Coppa Italia qualche giorno fa: con il tecnico piacentino, i biancocelesti sono gli unici ad aver strappato due trofei alla Juventus negli ultimi tre anni. Alla faccia del ripiego.

A volte certe importanti scelte nascono per caso, o derivano da una necessità. Per quanto riguarda la Serie C, non esiste il santone capace di vincere campionati in continuazione. Anche chi ha conquistato alcune promozioni, tra l'una e l'altra ha conosciuto la sconfitta. La Reggina dimostra sicuramente ambizione, nel rivolgersi ad allenatori titolati. L'esperienza Drago insegna che il curriculum conta fino ad un certo punto. Il Presidente Gallo e la sua dirigenza, ne siamo convinti, stavolta agiranno senza fretta e soprattutto senza costruire ponti d'oro a nessuno.

La panchina della Reggina è la più ambita dell'intera categoria. Avere a che fare con una proprietà danarosa e con un pubblico trascinante, è il top per qualsiasi allenatore. Così come per il ruolo di direttore generale c'è l'impressione di aver scelto bene, a giudicare dai ragionamenti lucidi e ponderati dell'avvocato Andrea Gianni, anche per il profilo del tecnico ci attendiamo altrettanto.

Tre campionati fa, il Foggia puntò sul quasi neofita Roberto De Zerbi. Calcio spettacolo, finale playoff persa solo al cospetto del Pisa di Rino Gattuso. L'anno dopo, Giovanni Stroppa ne rifinì il lavoro. Il Lecce è riuscito ad ottenere la promozione diretta, all'ennesimo tentativo ed in seguito a decine di milioni investiti (a vuoto), con Fabio Liverani: ottimo ex giocatore di Serie A, al primo impatto da allenatore con la categoria. La Juve Stabia si è tenuta stretta Fabio Caserta, dopo il brillante quarto posto del 2018 quando doveva ancora conseguire il patentino: sappiamo com'è finita.

--banner--

Se non bastassero queste nitide indicazioni, ci si può rifare alla storia della Reggina. Chi erano Tommaso Maestrelli, Nevio Scala ed Elio Gustinetti prima di venire a Reggio? L'almanacco aveva un solo rigo a loro dedicato? Il primo si propose umilmente a Oreste Granillo; il secondo, agli esordi, venne segnalato dal suo predecessore Albertino Bigon; il terzo fu visionato dal ds Gabriele Martino durante i playoff giocati dal Lumezzane, su insistenza del capo osservatore Franco Gagliardi, dopo l'addio di Franco Colomba accasatosi a Vicenza in Serie A.

Al di là di queste pagine, tanto indimenticabili quanto forse irripetibili, bisogna razionalizzare l'unica esperienza vissuta in prima persona da Luca Gallo durante i suoi cinque mesi al timone. Roberto Cevoli ha prodotto il massimo, o gli si rimprovera qualcosa? Poteva fare più del settimo posto nel girone d'andata? Questa squadra poteva andare oltre il quinto posto occupato, al momento dell'esonero? Perdere in casa del Catania, con una formazione incerottata, è inaccettabile?

Il massimo dirigente ha tutto il diritto di scegliersi i propri uomini in ogni singolo ruolo, non essendo affatto obbligato a tenersi quelli che ha ereditato a gennaio. Anzi, avrebbe potuto e forse dovuto farlo fin dall'inizio. Seguendo questo concetto, cambiare allenatore può essere normale. Nel momento in cui lo si avvicenda, dev'essere ben chiaro cosa si chiede di più al successore. Se si ritiene che Cevoli non abbia ottenuto il risultato richiesto, trovarne uno che faccia meglio sarà complicato; se si ritiene che la produzione di gioco sia stata deludente, va riconosciuto che squadre come Imolese e Trapani (non ce ne vengono in mente tante altre) hanno mostrato trame spumeggianti.

L'aspetto che ci fa guardare con fiducia alla prossima stagione della Reggina, è extratecnico. Luca Gallo si è innamorato di Reggio Calabria, ha voglia di rendere felice la città e l'afflato è totale. La voglia di vincere non va confusa con l'ansia di vincere, in tal senso il dg Gianni ci sembra la figura ideale per discernere questi due concetti. Lasciamoli lavorare. Senza fretta.