Tragedia di San Pietro Lametino, Mercurio (Udc): "Cosa ha fatto la Regione per impedirla?”

L'UDC di Lamezia Terme è vicina al papà/marito Angelo ed alla famiglie distrutte dalla terribile tragedia dove il 5 ottobre persero la vita giovanissima mamma Stefania ed il suo bambino di 7 anni, l'altro bambino più piccolo, Nicolò, ancora non si trova e lo si continua a cercare. La procura della Repubblica di Lamezia Terme indaga per il reato di omicidio colposo contro ignoti.

La tragedia di giovedi può ripetersi ancora perché la causa, seppur individuata, non è stata sdradicata ed i veri concorrenti nel reato, probabilmente dal comodo delle loro poltrone, nemmeno sanno di essere stati complici del maltempo quella sera.

Le concause che portano a questi disastri hanno uno stesso denominatore comune: errate scelte politiche di investimento e di spesa seguite da mancati interventi.

Fattore principale si ravvisa nella mancata manutenzione dei boschi attraversati dai fiumi, causati sia dall'abbandono delle zone montane (aggravate dalla mancanza di politiche di intervento e riqualificazione delle zone montane) che da una burocrazia impeditiva ( in passato, il crollo di un albero in alveo comportava il pronto intervento del proprietario che provvedeva immediatamente alla rimozione, al taglio e all'accatastamento fuori alveo, oggi non gli è consentito). Manca la pulizia dell'alveo dalla vegetazione .

La classe politica regionale non ha programmato la sistemazione fluviale, addirittura, in alcuni fiumi, le ultime opere di sistemazione fluviali risalgono a quelle realizzate dalla cassa del mezzogiorno.

Incapacità di controllare il prelievo di inerti ove necessita per la stabilità dell'alveo, donde l'affrettata soluzione di riconoscere solo in pochi casi le concessioni al prelievo degli stessi; frequente è l'accumulo nei tratti in cui i torrenti cambiano pendenza.

E' mancato l'esproprio dei terreni attigui ai corsi d'acqua, che durante le piene fluviali fungono come cassa d'espansione.

Lo studio e la sistemazione degli alvei in determinati punti, sono stati eseguiti escludendo a priori il concetto secondo il quale un problema a valle sia causato da monte.

E' mancata l'attivazione della polizia fluviale addetta alla vigilanza dei corsi a rischio.

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Per interventi come questi, a quanto detto sulla stampa dallo stesso segretario regionale del PD, i soldi non rappresentavano un problema perchè già c'erano, sembra che erano stati stanziati 320 milioni di euro per 165 interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e per i quali non siesiste ancora alcun cantiere. Sembra che gli stanziamenti non si sa nemmeno che fine abbiano fatto.

Fin qui la politica ha mancato nella prevenzione.

Ma nel far fronte all'emergenza?!!! Il nulla!!! Nessun intervento è stato fatto a Lamezia quella sera. Non basta chiudere le scuole due giorni dopo l'evento ma va prima presidiato il territorio durante l'emergenza. La sera in cui si è consumata la tragedia di Stefania e dei suoi bambini, nella città i sottopassi e le strade erano diventati veri canali di scolo, non c'era alcun presidio, gli automobilisti sono stati lasciati soli.

Ci si domanda perché la macchina operativa funziona solo per il post emergenza. Ci si chiede dove fossero durante l'emergenza i preposti (vigili urbani, Unità Tecniche Mobili Comunali, protezione civile).

Alla tragedia se ne potevano aggiungere altre. Si sperano " seri " interventi strutturali di messa in sicurezza del territorio e la revisione della gestione dell'emergenza di cui il nostro territorio ne è completamente sprovvisto. Si spera che tragedie di queste portate non ne accadano più e che chi ha sbagliato paghi". Lo afferma in una nota il commissario dell'Udc di Lamezia Terme, Rosina Mercurio.