L'Eparchia di Lungro ha dato inizio al programma celebrativo del centesimo anno dalla istituzione

Mercoledì 13 febbraio 2019 l'Eparchia di Lungro ha dato inizio al programma celebrativo del centesimo anno dalla istituzione, è stata infatti istituita il 13 febbraio 1919 da Papa Benedetto XV con la Costituzione Apostolica Catholici fideles graeci ritus.

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L'anno del centenario è iniziato con il rendimento di grazie e la lode a Dio, dal Quale viene ogni Provvidenza, durante la celebrazione della solenne Divina Liturgia, nella Cattedrale San Nicola di Mira in Lungro, stracolma di fedeli, presieduta dal Vescovo dell'Eparchia di Lungro, Mons. Donato Oliverio, attorniato da tutto il clero diocesano; hanno partecipato alla celebrazione il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il Cardinale albanese Ernest Simoni, unico sacerdote superstite della persecuzione ateista in Albania, gli Arcivescovi e i Vescovi della Conferenza Episcopale Calabra, Vescovi provenienti da varie Regioni Italiane, dall'Albania, dalla Grecia, dal Kossovo e dall'Ungheria.

Ha assistito alla celebrazione il Presidente della Repubblica d'Albania, onorevole Ilir Meta, accompagnato dalle Ambasciatrici dell'Albania presso lo Stato Italiano e presso la Santa Sede. Numerose le presenze di Autorità civili e militari del territorio.

L'Eparchia di Lungro è stata istituita dalla Santa Sede in risposta alle richieste e alle attese dei discendenti del condottiero albanese ed eroe europeo Giorgio Castriota Skanderbeg, a suo tempo insignito del titolo di "Atleta di Cristo", per l'impegno profuso, dal 1443 al 1468, con i suoi valorosi soldati, nella difesa della libertà e dell'autodeterminazione del proprio popolo e della cristianità europea.

L'esodo degli Albanesi nel Meridione Italiano avvenne nei secoli XV-XVIII, dopo il Concilio di Firenze del 1439, la caduta di Costantinopoli nel 1453 e la morte di Skanderbeg nel 1468.

I poveri profughi dovettero dolorosamente abbandonare la Madre Patria, per poter rimanere in vita, liberi e cristiani; nel doloroso viaggio poterono portare con loro poche cose, le meno pesanti, le più preziose, quelle incancellabili: i ricordi, la lingua, la fede cristiana, vissuta secondo il rito bizantino. Nel suolo patrio lasciavano dolore, vuoto e desolazione.

Tale prezioso patrimonio è tuttora custodito e coltivato nella Eparchia di Lungro, in piena comunione con la Sede dell'Apostolo Pietro, e rende visibile la realtà ecclesiale del Primo Millennio, quando greci e latini vivevano in comunione e lodavano ciascuno nella propria lingua e secondo le proprie tradizioni l'unico e solo Dio, sotto la guida del Pontefice Romano.

I fedeli dell'Eparchia di Lungro, appartenenti a una storica minoranza linguistica, sono circa 40.000 nei Paesi e almeno altri 60.000 sparsi in varie città della Penisola italiana; sono costituiti in 30 Parrocchie italo-albanesi di rito bizantino che sono ubicate in paesi disseminati a macchia di leopardo sul territorio di quattro Diocesi della Calabria: Cassano all'Jonio, San Marco Argentano-Scalea, Rossano-Cariati e Cosenza-Bisignano e di altre quattro Diocesi al di fuori della Regione Calabria: Tursi-Lagonegro, Bari-Bitonto, Lecce, Pescara-Penne.

Nell'Eparchia si vive e osserva, con pienezza di comunione ecclesiale con la Sede di Pietro, una ininterrotta fedeltà alla tradizione bizantina e al suo ricco patrimonio liturgico, cerimoniale, iconografico, teologico, spirituale, melurgico; tale patrimonio è comune alle sorelle Chiese Ortodosse e mette l'Eparchia nella condizione di svolgere uno speciale ruolo nel campo ecumenico, in quanto attua già la respirazione a due polmoni, come auspicicava San Giovanni Paolo II e come evidenziato da San Paolo VI il 25 aprile del 1968, quando rivolgendosi agli albanesi in Piazza San Pietro, in occasione del V centenario della morte di Skanderbeg, disse loro: "Carissimi figli d'Albania ... voi potete considerare questa Sede Apostolica ... come vostra casa paterna ... e se la storia vi ha visti oppressi e dispersi, la bontà di Dio ha fatto che voi, con tutti i membri del vostro "gjak i shprishur", vi rendeste ovunque tramite di alleanze e collaborazioni, che spesso vi hanno reso anticipatori del moderno ecumenismo".

Nel vissuto di ogni giorno, gli Arbëreshë – Italo-Albanesi –, per strada e in famiglia, parlano due lingue, l'italiano imparato a scuola e la lingua arbërisht, imparata succhiando il latte dal seno materno; nelle Chiese, durante le ufficiature liturgiche, si prega e si canta in greco e in albanese, custodendo viva la memoria degli Antenati e ringraziando Dio per coloro che, nel tempo della Provvidenza, li hanno fraternamente accolti, ospitati e favorito la loro integrazione.

La presenza delle Comunità arbëreshe testimonia un magnifico esempio di integrazione perfettamente riuscita, in ogni ambito e contesto del territorio e si offre, ai nostri giorni, come documento storico di una possibile pacifica convivenza tra persone di lingue, culture e tradizioni diverse che, se condivise pacificamente, come nel caso nostro, possono contaminare e arricchire, umanamente e culturalmente, territori e persone.

Alla fine della Divina Liturgia di inaugurazione dell'Anno del Centenario, mercoledì 13 febbraio 2019, è stato distribuito a tutti i presenti un sussidio dal titolo Eparchia di Lungro, una piccola diocesi cattolica bizantina per i fedeli italo-albanesi precursori del moderno ecumenismo; il lavoro in 96 pagine, con 260 foto, partendo dalla venuta degli arbëreshë nel XV secolo e scorrendo agilmente nel tempo presenta lo stato attuale dell'Eparchia di Lungro e le sue 30 comunità parrocchiali.

Grande gioia e soddisfazione in tutti i partecipanti allo storico evento ai quali è stato dato appuntamento a Roma, il 19 febbraio per la presentazione del francobollo commemorativo emesso dall'Ufficio Filatelico delle Poste Vaticane, che sarà presentato ufficialmente alle ore 11.00, nella Sala Marconi della Radio Vaticana, e al 25 maggio per l'udienza speciale concessa da Sua Santità Papa Francesco, nell'Aula San Paolo VI, alle Comunità dell'Eparchia di Lungro.