Colpo al clan Farao-Marincola, i prodotti della cosca imposti ai ristoratori in Germania e il racket del pane

Stoccarda vistaImponevano ai ristoratori di origine italiana della zona di Stoccarda, in Germania, l'acquisto di vino, prodotti di pasticceria e semilavorati per la pizza prodotti da imprese legate alla cosca. Tredici persone sono state arrestate per estorsione in Germania nell'ambito dell'inchiesta "Stige" condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Crotone. Secondo l'accusa, gli emissari della cosca Farao-Marincola erano anche divenuti i referenti dei ristoratori per la composizione di eventuali controversie che si venivano a creare.

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C'era anche la produzione e la distribuzione del pane fra gli interessi della cosca "Farao-Marincola", colpita stamane dall'operazione "Stige" ordinata dalla Dda di Catanzaro ed eseguita dai Carabineri. Un vero e prprio "racket" esercitato sui rivenditori delle zone del Crotonese dominate dalla cosca, costretti ad acquistare il pane dai produttori indicati dai malavitosi. E' uno degli aspetti evidenziati nell'ordinanza che ha portato in carcere 169 persone, fra cui amministratori locali accusati di collusione, ma anche referenti della 'ndrangheta operanti in divers eregioni italiane ed in Germania. Un'ulteriore conferma che la mafia calabrese ha esteso i suoi tentacoli in Europa. L'inchiesta coordinata dal procuratore della repubblica, Nicola Gratteri, porta le firme del procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dei sostituti Domenico Guarascio, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino. Associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso alcune delle accuse formulate a vario titolo a carico degli arrestati. Oltre agli arresti, eseguiti dai Carabinieri del Ros e da quelli del comando provinciale di Crotone in Calabria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Toscana, Campania e in Germania, e' stato notificato un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 50 milioni di euro. Un'operazione complessa, eseguita contestualmente in Italia e Germania, grazie alla collaborazione di Eurojust che ha consentito il coordinamento tra la procura di Catanzaro e le procure di Kassel, Stoccarda, Monaco e Dusseldorf. Il lavoro dei magistrati catanzaresi e degli uomini dell'Arma avrebbe consentito di documentare l'operativita', gli assetti gerarchici interni e le attivita' criminose della "locale" di 'ndrangheta dei Farao-Marincola di Ciro' (kr), posta in posizione di sovra-ordinazione rispetto ad altre realta' criminali. La cosca aveva infiltrato il tessuto economico e sociale dell'area cirotana mediante un radicale controllo degli apparati imprenditoriali, soprattutto nei settori della produzione e commercio di pane, della vendita del pescato, del vino e dei prodotti alimentari tipici, nonche' nel settore della raccolta e riciclo sia di materie plastiche sia dei rifiuti. L'indagine e' riuscita quindi a delineare il quadro complessivo degli interessi illeciti gestiti in ambito nazionale e estero dal sodalizio, verificando la disponibilita' di ingenti risorse finanziariere impiegate in numerose iniziative imprenditoriali e commerciali nel Nord-italia e in Germania.

"Dal vino alla pasta fino alla ristorazione, un business da 21,8 miliardi di euro per le agromafie. Sono almeno cinquemila i locali della ristorazione che sono nelle mani della criminalita' organizzata che, approfittando della crisi economica, penetra in modo massiccio e capillare nell'economia legale". Lo sostiene la Coldiretti, commentando la maxioperazione di questa mattina della Dda di Catanzaro nei confronti dal clan Farao-Marincola di Ciro' Marina che ha portato a numerosi arresti in Italia e Germania e secondo gli investigatori era riuscito a strutturare un'ampia rete commerciale in grado di imporre a ristoranti e pizzerie l'acquisto di diversi prodotti del Crotonese, dalla pasta per la pizza al vino di Ciro'.

"Le indagini - riferiscono gli investigatori - hanno ricostruito uno scenario di pervasiva infiltrazione mafiosa in diversi settori economico-imprenditoriali, dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari, oltre che nella raccolta dei rifiuti, nei servizi funebri, negli appalti pubblici, nonche' una fitta rete di connivenze da parte di pubblici amministratori. Ricattando o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all'estero, le organizzazioni criminali - sottolinea la Coldiretti - garantiscono uno sbocco al fiorente business delle agromafie il cui volume di affari complessivo nel 2017 e' salito a 21,8 miliardi di euro (+30% in un anno) lungo tutta la filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, secondo l'Osservatorio sulla criminalita' organizzata nell'agroalimentare".

"Dalla pasta al vino, dall'olio all'ortofrutta le agromafie - denuncia ancora l'organizzazione datoriale - condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati e della ristorazione, l'esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all'estero di centrali di produzione dell'Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto. In questo modo "la malavita si appropria - sottolinea la Coldiretti - di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualita' e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy". E' notorio che da tempo l'agroalimentare e' divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita, la quale ne comprende la strategicita' in tempo di crisi perche' consente di infiltrarsi in modo capillare nella societa' civile e condizionare la via quotidiana della persone. Grazie ad una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attivita' illecite muovendosi ormai come articolate holding finanziarie, all'interno delle quali gli esercizi ristorativi rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalita' dietro la quale e' difficile risalire ai veri proprietari ed all'origine dei capitali. Le operazioni delle forze dell'ordine "svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda". Per il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, "le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell'opacita' della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l'informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto a casa e al ristorante", ed e' importante "inserire l'origine degli alimenti anche nei menu, dalla carne al pesce".