"Aemilia", cosca scrisse lettere contro cooperative

- "Le cooperative non si preoccupano mai di onorare un debito con un piccolo artigiano che ha lavorato per loro" e "sono in carcere, tolto all'amore della mia famiglia solo per aver parlato male pubblicamente delle cooperative. Io sono la prima vittima della 'ndrangheta. Ma pensate che la gente non sappia dei disastri che avete fatto in giro per l'Italia?". Sono alcune frasi di una lettera scritta il 5 dicembre del 2015 da Gianlugi Sarcone, imputato del processo reggiano Aemilia contro la 'ndrangheta, che la fece pervenire alla Gazzetta di Reggio Emilia per la pubblicazione.

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Il quotidiano pero' non mando' in stampa la missiva consegnandola invece alla squadra Mobile della Questura. Il documento inedito fino ad oggi e' diventato cosi' un atto di prova del maxi processo Aemilia contro la 'ndrangheta. A rendere nota la lettera e', nella sua requisitoria di questa mattina, il pm Beatrice Ronchi secondo cui il documento- insieme all'altra lettera scritta da Pasquale Brescia al Resto del Carlino contro il sindaco Luca Vecchi- "faceva parte di una strategia comune del sodalizio volta al ricatto e all'intimidazione di soggetti istituzionali o privati costretti a prendere posizione sugli imputati di Aemilia". Il magistrato ha reso noto anche i dettagli di una corrispondenza (del 15 novembre 2016) in cui Gianluigi Sarcone, dava istruzioni al fratello Carmine su come "istruire" i testimoni del processo" dicendo: "Non mi fido del giudice Caruso (Francesco Caruso, presidente della Corte, ndr).

"L'unica forza che ci rimane e' quella di parlare, perche' vogliono che si taccia. E' la prima arma civile che noi dobbiamo esercitare. Costoro non la vogliono". A dirlo e' il pm Marco Mescolini, accusa nel maxi processo contro la 'ndrangheta al nord Aemilia (in corso a Reggio Emilia), continuando questo pomeriggio la sua requisitoria. Il magistrato ricorda a questo proposito le minacce rivolte nel 2012 alla parlamentare reggiana del Movimento 5 stelle Maria Edera Spadoni invitata a "non parlare di Grande Aracri" e quelle analoghe rivolte all' esponente leghista Catia Silva "che doveva stare zitta" nel 2009. Mescolini aggiunge poi: "Davvero penso che la ricostruzione che la collega ha fatto di tutto quanto e' avvenuto di fronte ai nostri occhi chieda un giudizio equilibrato su quello che dovrete dare per condannare tutti coloro che sono stati accusati certamente al capo 1 (il reato di associazione di stampo mafioso, ndr)". (Cai/ Dire)