Dal 2002, Scopelliti e Sarra sotto l’egida di Paolo Romeo

sarrascopelliti 500di Angela Panzera - "Emerge in modo chiaro ed evidente il coinvolgimento di Alberto Sarra nella 'ndrangheta nella sua dimensione unitaria. In tal senso militano le convergenti intercettazioni, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e gli accertamenti di polizia giudiziari". Non usa mezzi i termini il Tribunale della Libertà, Natina Pratticò presidente con a latere i togati Angela Giunta (Estensore) e Maria Rosaria Savaglio, nelle motivazioni con cui lo scorso 11 agosto ha confermato il carcere per l'ex sottosegretario finito in manette recentemente nella maxi inchiesta "Mammasantissima". È ritenuto dal pm antimafia Giuseppe Lombardo, uno dei "capi" della cupola masso-mafiosa che governerebbe il mandamento reggino, insieme al senatore Antonio Caridi, agli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano e a Francesco Chirico, tutti coinvolti e arrestati nell'inchiesta condotta dai carabinieri reggini il 15 luglio scorso. Sarra, mette nero su bianco il Riesame, fa parte sì dell'associazione mafiosa ma non è uno dei capi. Il Tdl ha infatti, ha escluso il suo ruolo di vertice della cosca relegandolo "solo" a partecipe, un affiliato della 'ndrangheta in buona sostanza.

"Sarra – è scritto- rappresenta semmai uno strumento esecutivo della stessa. Servente a parte infatti, il suo ruolo rispetto a quello di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano che si sono avvalsi dell'uomo politico in questione per infiltrare, rectius occupare, le istituzioni pubbliche locali. Sarra, tuttavia alla luce del vasto materiale indiziario, si ritiene si sia consapevolmente avvalso dell'appoggio elettorale fornito dalle diverse articolazioni territoriali della 'ndrangheta stipulando con le stesse un vero proprio patto sinallagmatico".

Ecco i passaggi per cui l'ex politico di An sarebbe un affiliato alle cosche reggine e non uno degli esponenti di vertice: "questo collegio ritiene che la condotta del ricorrente debba essere riqualificata come quella di un vero e proprio appartenente alla 'ndrangheta sia pure non inserito nella componente di vertice riservata della stessa. Il Tribunale ritiene che il comportamento tenuto da Sarra sia riconducibile nell'ambito dell'attività tipica del vero e proprio partecipe dell'associazione mafiosa. Il Collegio rileva che il materiale indiziario sopra esposto consente di affermare come in occasione di ogni appuntamento elettorale, dal 1998 n poi, Sarra si è costantemente rapportato con contesti mafiosi di cui ha ricevuto appoggio. Si ritiene, a differenza di quanto affermato dal Gip nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere che Sarra a differenza di Antonio Caridi, abbia una posizione sovraordinata rispetto ai suoi interlocutori, dei quali pure ben conosceva la caratura e o l'estrazione mafiosa. Egli interfacciandosi con esponenti di spicco della criminalità organizzata al fine di ottenere appoggi elettorali si rivela essere uno strumento esecutivo rispetto al progetto elaborato da Paolo Romeo, egli non ne condivide l'ideazione, rappresentando soltanto uno strumento nelle mani di quest'ultimo per la sua realizzazione. Il Sarra, infatti, verrà costantemente postergato nelle sue aspirazioni politiche rispetto a Scopelliti".

Uno strumento in mano a Romeo, per il Riesame. Una macchina procaccia-voti dalla mafia che però più volte lo avrebbe visto protendere per il sostegno all'ex governatore calabrese Giuseppe Scopelliti perché così aveva stabilito Romeo.

I giudici, sposando le risultanze della Dda, nelle oltre 400 pagini di motivazioni, passano in rassegna tutte le tornate elettorali in cui Sarra era candidato oppure in cui si faceva da parte per sostenere, presumibilmente, altri uomini stabiliti dalla "Cupola"

"Si è detto come nel 1998, e anche a ben vedere nel 1992- scrive il Tdl- egli abbia usufruito dell'appoggio di Mario Audino, capo locale di San Giovanello e di Riccardo Partinico soggetto a questi legatissimo. Nel 2000 poi, in occasione delle elezioni regionali è emerso l'aiuto da parte di soggetti riconducibili alla cosca Pesce e della cosca Condello. Successivamente Sarra, nel 2001 non si candida ma è un candidato da lui sostenuto, Francesco Germanò, ad essere appoggiato direttamente da Antonino Fiume (pentito della cosca De Stefano ndr) e ancora da Francesco Chirico, così consentendo al predetto di conseguire l'apporto di esponenti di rilievo della cosca De Stefano.

Ma è il 2002 l'anno cruciale in cui si delinea il futuro politico di Sarra, nella sua interazione con il Romeo. Sarra, unitamente ad altri uomini politici, come Antonio Caridi, rappresenta lo strumento mediate il quale il Romeo mirava a realizzare il proprio progetto politico di controllo delle istituzioni locali e degli assetti economici che queste, specie il Comune, avrebbero gestito di lì a poco. Progetto che si è detto mirava all'acquisizione del controllo del Comune e della Provincia di Reggio Calabria , collocando Giuseppe Scopelliti, ritenuto il soggetto gestibile e controllabile, nel ruolo di Sindaco , e Antonio Michele Franco, unitamente ad altri soggetti prossimi al medesimo gruppo in Provincia, in guisa da poter controllare l'operato di Pietro Fuda , eletto presidente dell'ente, strategicamente appoggiato per le sue riconosciute capacità, dal Romeo".

Scopelliti, ex sindaco della città dei Bronzi, ne esce malissimo dalle motivazioni della sentenza scritte dal Tdl.

"L'ambizioso progetto di Romeo coinvolgeva anche la Regione. In particolare tale progetto- continuano i giudici- contemplava tre distinti momenti di attuazione: il primo coincidente con l'elezione di Scopelliti a Sindaco del comune reggino, il secondo concretizzatesi nel 2004 coincidente con l'elezione di Pirilli al Parlamento Europeo, il terzo coincidente con la candidatura di Pietro Fuda alla Presidenza della Regione Calabria nel 2005 , intento vanificato da vicende che coinvolsero Paolo Romeo. In questi diversi momenti si è pienamente dispiegato l'apporto del Sarra".

Ed ecco che Romeo, dopo le sue vicissitudini giudiziarie, che lo porteranno a scontare una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ritorna nuovamente sulla scena e il rapporto con Sarra si instaura nuovamente.

"Nel 2007 si ha una stretta sinergia fra Sarra e Paolo Romeo, chiosano i giudici, che vede ancora una volta, appoggiare Giuseppe Scopelliti nell'elezione di Sindaco del Comune di Reggio Calabria, attraverso una serie di candidati che l'avvocato Sarra rivendica espressamente essere una sorta di propria creatura. Ciò in ossequio al progetto politico del Romeo per cui era necessario controllare Scopelliti attraverso un gruppo di consiglieri trasversali che facessero ricorso al metodo della polemica interna sui grandi temi e tenessero sotto controllo l'operato del Sindaco che doveva rispondere ai Desiderata della direzione strategica della 'ndrangheta. Si trattava per il movimento Cdc di Demetrio Strati, per la lista civica, Alleanza per Scopelliti, di Leandro Savio, per An di Massimo Labate, Paolo Gatto, Beniamino Scarfone e Sebastiano Vecchio. Che costoro dovessero essere lo strumento attraverso il quale perseverare nel controllo dell'operato di Giuseppe Scopelliti e nel volgerlo agli stessi interessi e alle medesime logiche rilevabili per la campagna elettorale del 2002 si coglie nelle conversazioni che danno atto della aspra discussione fra Sarra e Scopelliti per la nomina del Vecchio (candidato di Sarra) ad assessore. Dal tenore della discussione peraltro emerge chiaramente la consapevolezza del Sarra e del suo interlocutore Scopelliti di come alcuni dei candidati avessero conseguito quel consenso. (...) Anche verificando le risultanze investigative riguardanti quell'arco temporale allora si coglie come il Sarra, pur non direttamente impegnato, abbia chiesto e ottenuto il sostegno di ambiti mafiosi ai fini del positivo esito elettorale(...) Orbene ad avviso del Collegio, le vicende elettorali analizzate e le dinamiche che le hanno caratterizzate consentono di affermare come, in tutte le campagne elettorali precedenti al 2002, Alberto Sarra e Giuseppe Scopelliti abbiano vissuto una forte competizione. Dal 2002, sotto l'egida di Paolo Romeo in particolare, essi agiscono nello stesso verso. È lo stesso Romeo nel corso di un'intercettazione a rivendicare il merito di aver messo insieme Scopelliti, Antonio Franco e Sarra così da raggiungere tutti insieme il 70%. Sarra pertanto, quantomeno a partire dal 2002 ha stabilmente e attivamente fatto parte, traendone personali benefici, di quell'articolato progetto mafioso che, realizzato anche attraverso il condizionamento del libero esercizio del voto, ha concretamente interferito sul funzionamento degli enti locali di rilevanza costituzionale (Comune, Provincia e Regione) ed ha consentito alla ''ndrangheta di rafforzarsi e avvantaggiarsi anche in ambito patrimoniale. (...) Sarra inoltre, ha attivamente partecipato a quel meccanismo di controllo delle società miste, contribuendo a porre al vertice di queste, assieme agli altri protagonisti del sistema stesso, uomini che rispondevano, come il Logoteta, per La Fata Morgana, lo stesso Germanò per la Recasi, in tal guisa dando un contributo essenziale per favorire le componenti imprenditoriali ed economiche del sistema criminale di tipo mafioso, che ne traevano rilevanti vantaggi patrimoniali, derivanti dall'indebita canalizzazione di ingenti risorse pubbliche per un verso e da assunzioni pilotate per altro verso".

Ma è nella parte finale delle motivazioni della sentenza che i giudici reggini del Tribunale della Libertà sottolineano la caratura criminale di Alberto Sarra, ma tracciano anche un quadro storico del condizionamento della criminalità organizzata all'interno delle Istituzioni locali.

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"Sarra- proprio in questa prospettiva di conseguire sempre maggiori risultati elettorali e politici si è affidato alla regia occulta di Paolo Romeo. Ciò tuttavia non basta ad avviso del Collegio, per ritenere che egli abbia assunto un ruolo di vertice in seno alla 'ndrangheta al pari del coindagato Romeo. Sarra rappresenta piuttosto uno strumento consapevole nelle mani di Romeo che ne ha etero diretto la carriera politica(..) Sarra appartiene anche egli alla 'ndrangheta, pur rappresentando una particolare categoria di affiliato, chiamato a tutelare gli interessi dell'organizzazione criminale, nel suo qualificato ruolo di uomo politico delle istituzioni elettive locali(..)Attraverso Sarra, Giuseppe Scopelliti e altri- tuona il Riesame- la 'ndrangheta è divenuta interlocutore, sovraordinato e costante del comune di Reggio Calabria e ha potuto, in concreto, attingere alle enormi risorse destinate ai lavori pubblici e a quelle del cosiddetto Decreto Reggio.

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