Il boss Ruga fece uccidere il fratello per la leadership mafiosa su Monasterace

rugagiuseppecosimo500di Angela Panzera - Il loro unico scopo era spargere la voce in paese che il boss Andrea Ruga era morto d'infarto. Nessuna faida, nessun regolamento di conti, era stato un malore e si doveva dire ai quattro venti. I Carabinieri del comando provinciale reggino, coordinati dai pm Paolo Sirleo e Simona Ferraiuolo, però non si sono "bevuti" la loro versione dei fatti. C'erano troppo cose che non combaciavano nel decesso ed è per questo che hanno disposto l'autopsia sul corpo di Ruga. Altro che morte naturale. Andrea Ruga, quella mattina del 13 gennaio del 2011, è stato aggredito davanti a casa sua. Un pestaggio brutale e poi il colpo finale. Nessuna pistola, ma qualcosa lo ha soffocato. O le mani dell'assassino forse un "corpo soffice", scrivono gli inquirenti. Per il delitto è stato arrestato il fratello Giuseppe Cosimo Ruga che sarebbe il mandante. Gli esecutori materiali invece, sono ancora ignoti. Gli assassini hanno sottovalutato molte cose. Innanzitutto sono sparite le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza dell'abitazione del boss e solo chi la frequentava sapeva della loro esistenza, e aveva il tempo, di poter prelevare l'hard disk e farlo sparire. Nelle intercettazioni telefoniche le preoccupazioni dei familiari non erano quelle di apprendere notizie per comprendere se il loro congiunto fosse stato ammazzato, ma di capire cosa il medico legale avrebbe scritto nel referto dell'autopsia. E poi, dato che la Dda non ha sottovalutato, non poteva essere un omicidio di "faida" perché i Ruga non avevano "risposto" con il sangue, alla consorteria avversa, vendicando così la morte del capocosca.

"Solo uno sprovveduto, scrivevano i pm nella richiesta di arresto, avrebbe potuto spingersi a uccidere uno dei più autorevoli boss in questo modo. Peraltro, appare assolutamente anomalo il dato per cui un episodio di questa portata sia stato posto in essere senza il ricorso di un'arma da fuoco. È evidente che un intervento di questo tipo avrebbe richiesto il ricorso a strumentazione certamente più efficace. E nel contempo una esecuzione così eclatante avrebbe meritato, nel distorto immaginario della 'ndrangheta, una azione criminosa proporzionata alla figura della vittima predestinata. L'uomo, al contrario, è stato ucciso a mani nude, da qualcuno che ne conosceva le abitudini e quelle dei suoi sodali e in grado di trovare prontamente l'apparecchiatura digitale ove erano riversate le registrazioni del sistema di video riprese esterno all'abitazione. A dare ulteriore sostegno alla ipotesi di un omicidio anomalo, o comunque avulso dalla sanguinosa faida tra le due opposte fazioni, milita il dato per cui non risulta essere stato successivamente consumato un omicidio altrettanto eccellente, o comunque in grado di minare fortemente la contrapposta compagine. Da ultimo, un elemento valorizzato adeguatamente dai carabinieri è costituito dall'atteggiamento della famiglia Ruga, più nello specifico da Ruga Giuseppe Cosimo cl. 1951, che sin da principio ha cercato con ogni mezzo di smentire notizie circa la reale causa della morte del fratello. Già nell'immediatezza dell'evento, Ruga Rocco, che ha richiesto l'intervento dei Carabinieri, ha fatto riferimento alla avvenuta morte del fratello, senza menzionare in alcun modo alcuna più grave ipotesi retrostante. Di seguito si è registrata una significativa attenzione della famiglia Ruga a smentire ogni voce giornalistica circa la reale natura del grave episodio".

Analizzando infine, la scena del crimine c'erano troppe cose che non quadravano. L'auto di Ruga era stata lasciata in mezzo al piazzale, probabilmente in maniera frettolosa, con la portiera aperta ed il freno a mano disinserito. Il veicolo della vittima aveva subito un tamponamento perché in corrispondenza della portiera sinistra dell'auto c'erano delle tracce di impatto. Nell'abitacolo furono ritrovate delle tracce ematiche. Il corpo di Ruga fu ritrovato in una maniera a dir poco sospetta e quantomeno non compatibile con una persona che aveva avuto un infarto e poi c'erano troppi lividi su quel volto. Ruga è stato malmenato pesantemente prima di essere soffocato.

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Ma a mettere sulla pista giusta i magistrati sul movente dell'omicidio è stato il collaboratore di giustizia Gianni Cretarola, che con le sue dichiarazioni ha permesso alla Dda capitolina di far luce su molti episodi di criminalità organizzata nella provincia romana, che Ruga aveva conosciuto nel carcere di Sulmona. Il 10 luglio 2015 ha riferito ciò agli inquirenti:

Cretarola: "So, per avermelo detto Sestito Massimiliano, che Cosimo Ruga avrebbe ucciso il fratello Andrea perché non condivideva un'alleanza da lui intessuta con altre famiglie durante la sua prigionia. Chiaramente questo fatto non è stato (reso) mai pubblicizzato perché era una cosa brutta".

Alla domanda del magistrato che gli chiedeva se fosse a conoscenza della data di morte di Andrea Ruga, Cretarola rispondeva: "... io le racconto solo questo fatto che lui mi raccontò ... siamo pienamente nella faida dei boschi ...io l'ho saputo quando già stavo in affidamento ... Dal 2010 al 2012 ... e questo fatto è successo ovviamente che a me viene messo a conoscenza perché ... Cosimo Ruga sta poco in questa casa di lavoro perché poi era arrivato a fine pena ed esce .... Perché SESTITO Massimiliano durante i suoi permessi si interfacciava con le famiglie di San Sostene, di Soverato, e di Gagliato nella figura di Agostino Procopio FIORITO, Procopio Miche le LUPPINO. ... So che Cosimo Ruga una volta uscito (dal carcere) si è trasferito giù in Calabria ...... Nel momento in cui lei mi fa una domanda come mi ha fatto prima che mi dice lei sa se RUGA una volta uscito ha perseguito la sua ... operato di 'ndranghetista io le ribadisco e le confermo prendendomi le responsabilità del caso che un 'ndranghetista, come ho dichiarato precedentemente finisce di fare la sua carriera 'ndranghetistica quando muore o quando collabora con la giustizia, anche perché se un 'ndranghetista esce dal carcere e non vuole più fare niente e quindi non occuparsi più di attività delit ... delittuose okay, .... Può essere spogliato ma ci si può spogliare fino alla terza carica sociale quindi fino allo sgarro, RUGA non è certo una persona che c'ha la terza carica sociale anche perché RUGA mi è stato detto è presentato come una persona degli originali trentatré santisti quindi io le posso affermare e confermare che RUGA attualmente se io fossi ancora 'ndranghetista per me fosse un riferimento in Monasterace.

Pm: Senta in ordine all'omicidio di RUGA Andrea le hanno raccontato i particolari?

Cretarola: no, mi raccontò SESTITO ne ... nell'occasione mi spiegò questa cosa che avvenne perché il fratello fece un'alleanza che lui non volle che logicamente questa cosa non è che venisse sbandierata perché era una grandissima cosa brutta no? Sia,sia familiare che umanamente che anche 'ndranghetisticamente ....".

Queste parole, associate a quelle pronunciate dalla moglie di Giuseppe Cosimo Ruga che un giorno durante un lite in cui veniva malmenata, diceva "uccidimi, come hai ucciso tuo fratello", hanno permesso di chiudere il cerchio intorno al delitto.

"Il quadro indiziario, in termini di gravità- scrive il gip Nicolò Marino, conduce univocamente alla responsabilità di Giuseppe Cosimo Ruga quale mandante dell'omicidio di Andrea Ruga. L'indagato aveva un movente per uccidere il fratello, legato a dinamiche di 'ndrangheta afferenti la gestione del locale di Monasterace, il sistema di alleanze e precipuamente le questioni gestionali del locale in parola. In tal senso illuminanti si sono rivelate le dichiarazioni rese da Gianni Cretarola; il suo "dire" ha trovato indiscutibili riscontri soggettivizzanti in tutta l'attività investigativa descritta, con particolare riferimento alle intercettazioni delle conversazioni di Rosa Piromalli(che, in un momento di sconforto, lanciava al marito una pesante accusa: "Uccidimi, come hai ucciso tuo fratello") e alle dichiarazioni rese da Natalia Kryhan, in merito ai cattivi rapporti fra i due fratelli Andrea e Giuseppe Cosimo Ruga; nonché in tutta l'attività di depistaggio di cui si è dato conto. Invero Giuseppe Cosimo Ruga, al vertice del locale di Monasterace fino al suo arresto, durante il periodo della detenzione era stato soppiantato dal fratello Andrea, il quale, unitamente a Vincenzo Gallace e Cosimo Leuzzi era assurto al vertice della 'ndrangheta nell'area jonica a nord di Roccella Jonica fino a Soverato. All'atto della sua scarcerazione Giuseppe Cosimo Ruga aveva voluto rimettere in discussione tale nuovo assetto, determinando la contrapposizione tra le due anime della cosca Ruga, sfociata nel grave episodio omicidiario, passaggio essenziale per ripristinare e/o rinnovare vecchi equilibri. Deve intendersi qui richiamato quanto detto sopra a proposito della "cosca Ruga-Gallace-Leuzzi", unitamente alle dichiarazioni rassegnate dai collaboranti Belnome e Panaija".