La clinica salva-ndranghetisti: il dottor Cellini indagato per concorso esterno

clinicanovasalusdi Claudio Cordova - In quella clinica a Cannitello si sarebbe "curata" mezza 'ndrangheta: Giacomo Latella, Mario Palaia e Rocco Palaia, Pasquale Libri, Pasquale Pititto, Paolo Meduri, Domenico Grasso, Gennaro Ditto, Pasquale De Maio, Pasquale Bilardi, Francesco Pangallo e Giuseppe Mazzagatti. Questo perché quella clinica, la Nova Salus, sarebbe stata, sostanzialmente, a disposizione della cosca Bertuca, per il tramite del direttore: il dottor Francesco Cellini, indagato a piede libero nell'inchiesta "Sansone" per concorso esterno in associazione mafiosa. Le acquisizioni investigative avrebbero dimostrato che Pasquale Bertuca aveva stabilito rapporti di costante e reciproco scambio con il dottor Cellini, il quale a sua volta avrebbe beneficiato dei vantaggi derivanti dalla contiguità con la cosca, consentendo ai soggetti mafiosi vicini a Bertuca di accedere a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria.

Il dottor Cellini avrebbe allacciato rapporti stretti e reciproci con il boss Bertuca. Nel provvedimento di fermo, la Dda di Reggio Calabria parla di "rapporto di cooperazione reciproca e stabile" tra Cellini e l'organizzazione mafiosa. Soggetto non nuovo alle cronache, il dottor Cellini. Questi, infatti emerge già nel procedimento "Meta", per i suoi rapporti con il boss calabro-milanese Giulio Lampada e con il politico Alberto Sarra, attualmente detenuto perché ritenuto uno strumento della cupola segreta della 'ndrangheta, capeggiata dagli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano. Già nel 2007, Lampada, Sarra e Cellini dialogavano della possibilità di costruire una clinica a Gallico, periferia nord di Reggio Calabria, all'interno di una proprietà di Lampada, che sarebbe stata gestita proprio da Cellini. Ma tale ipotesi veniva immediatamente scartata perché proprio Cellini segnalava la non idoneità della struttura muraria preesistente.

La prima raccomandazione sarebbe nei confronti di Giacomo Latella. Bertuca mandava a dire dal carcere: "Vi saluta Pasquale e vi torna a ricordare che Giacomo Latella è suo fratello!". Stando alle conversazioni intercettate, il dottor Cellini sarebbe stato anche omaggiato dalla cosca. A parlare è Felicia Bertuca, sorella di Pasquale e Vincenzo Bertuca: "Che poi lui, nelle feste di Natale... siccome Vincenzo gli ha mandato qualcosa... perché io gli ho detto: ma non hai mandato niente al medico? E lui mi ha detto: no!. Gli ho detto: ma vedi che Pasquale li faceva questi doveri! Lui ha preso e gli ha mandato qualcosa".

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Non un rapporto estorsivo e vessatorio, ma, anzi, di mutuo soccorso: "Il medico è una testa di cazzo, perché il medico solo quando ha bisogno ti rompe i coglioni" dice in una conversazione intercettata uno degli indagati, Alfio Liotta. Nel 2012, Vincenzo Bertuca rassicura il fratello detenuto, Pasquale, di aver parlato con Cellini per sostenere il ricovero del detenuto Rocco Palaia e del fratello Mario, entrambi esponenti della cosca Pesce di Rosarno. Il meccanismo sarebbe chiaro: adoperarsi per garantire un regime meno afflittivo ai mafiosi detenuti, in carcere o agli arresti domiciliari: "All'occorrenza il Cellini chiede ed ottiene che la compagine criminale intervenga in suo favore - in questioni che non sono state individuate - prestandosi ad ospitare presso la struttura ospedaliera i detenuti indicati da Bertuca. L'eftetto di tale operazione e evidente: Cellini si fa torte dell'appoggio mafioso mentre Bertuca consolida il proprio prestigio criminale consentendo che altri mafiosi possano fruire di trattamenti penitenziari meno afflittivi. Ciò. peraltro, depotenzia gli effetti dell'azione di contrasto alla criminalità mafiosa che, infatti, continua a beneficiare della presenza dei propri affiliati sul territorio, il cui attivismo è garantito dalla maggior semplicità della rete comunicativa non frustrata dai sistemi di controllo propri delle strutture carcerarie. Sul piano strategico, poi, il Bertuca riesce così a creare le premesse per future alleanze, salvaguardando la propria leadership da ogni eventuale aggressione" è scritto nel provvedimento di fermo.

Una famiglia nota in città, quella dei Cellini. La sorella del medico, Giuseppina, sarà consigliera comunale a Reggio Calabria dal 1992 al 1997, non risultando eletta, poi, nel 2002. La figura del dottor Cellini, peraltro, è stata tratteggiata già a partire dal 2010 dal collaboratore di giustizia Roberto Moio, del clan Tegano. Cellini, insieme al dottore Suraci (suocero del politico Nino De Gaetano) e al dottore Francesco Pellicano (recentemente assolto nel procedimento "Il Padrino") avrebbe curato il boss Giovanni Tegano.

Anche da latitante.