“I Piromalli avevano in mano il giudice Tuccio, un massone”

tucciogiuseppe17aprdi Claudio Cordova e Angela Panzera - Politici, magistrati, forze dell'ordine, imprenditori, professionisti, direttori di banca. Non c'è categoria di Gioia Tauro e dintorni che, in un modo o nell'altro, non rientri nella galassia della 'ndrangheta e, in particolare, della potentissima cosca Piromalli: "Perché qualsiasi cosa si fa a Gioia Tauro ci vuole il benestare della 'ndrangheta, non si può fare niente sennò dottoressa, neanche comprare un appartamento o un'autovettura".

E' questo lo spaccato inquietante che emerge dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Antonio Russo, nell'ambito del procedimento "Atlantide", celebrato con rito ordinario davanti alla Corte d'Assise di Palmi.

Russo, per anni truffatore della Piana di Gioia Tauro in contatto con le cosche, è ora divenuto collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni sono già confluite in diversi procedimenti istruiti dalla Dda di Reggio Calabria contro la 'ndrangheta: da quello a carico dell'imprenditore-politico, Dominique Suraci, fino a quello "Gotha", che vede alla sbarra la cupola massonica dei clan. Nel procedimento "Atlantide", Russo risponde alle domande del pm antimafia Giulia Pantano, cominciando dalla propria attività truffaldina, svolta comunque senza allontanarsi troppo dagli ambienti di 'ndrangheta e, in particolare, da quel Giovanni Copelli, considerato il reggente del clan Piromalli nel periodo in cui tutti gli esponenti dello storico casato erano detenuti. Una garanzia che avrebbe aperto a Russo tutte le porte, a cominciare da quelle delle banche, con quasi tutti i direttori a libro paga: "Io andavo o a nome di Giovanni Copelli dov'era necessario, perché ero autorizzato a spendere il suo nome, o dove non ero autorizzato a spendere il suo nome ma avevo conoscenze dirette io il direttore già appena mi vedeva sapeva di che cosa si trattava, quindi sapeva che guadagnava, gli luccicavano gli occhi dottoressa e quindi le cose me le faceva con piacere, non è stato mai minacciato nessun direttore".

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Russo fa i nomi dei direttori che sarebbero stati a libro paga, favorendo l'accesso al credito senza fare troppe domande e in cambio di piccole o grandi regalie. Motore di tutto sarebbe stato l'anziano Copelli: "Tante volte anche le forze dell'ordine si rivolgevano a Giovanni Copelli per avere delle sistemazioni di alcune situazioni". Affari fiorenti, quindi, anche grazie alla "collaborazione" con le forze dell'ordine, che avrebbero – a dire di Russo – riservato un trattamento di favore: "Ci programmavano loro i verbali, noi sapevamo già quando dovevano venire a fare le perquisizioni, noi sapevamo tutto in anticipo, tutte le mosse che le Procure facevano noi le sapevamo in anticipo". In particolare, il collaboratore fa il nome di un sottoufficiale dell'Arma dei Carabinieri: "Era il comandante della stazione di Gioia Tauro, il Maresciallo Gaetano Ansaldo, ed era non solo il mio contratto per le truffe ma era il contatto di tutta la criminalità organizzata. [...]Con tutte le aziende di cui abbiamo fatto le truffe a partire dal 2000 a venire fino a che lui è stato in servizio, lui ci avvisava se ci venivano a fare le perquisizioni, lui ci diceva quando fare andare l'amministratore che l'avrebbe interrogato lui, o chi per lui, perché là dentro c'era anche una squadra era consapevole di tutto questo, o chi per lui e avrebbero aggiustato i verbali e ha fatto in modo che la cosa... [...]Se ci doveva essere la perquisizione lui mi avvisava un giorno prima dice "se c'hai qualcosa di troppa merce toglila, di 10 cartoni lascia una bottiglia di modo che noi troviamo qualcosa, così anche i colleghi che non sono d'accordo si calmano", perché insomma era evidente ed era palese che lui ci agevolasse".

Sollecitato dalle domande del pm Pantano, il collaboratore è ancora più preciso:

P.M. - Quindi noi troveremo diversi verbali di perquisizione fatte in contrada Morrone.

I.R.C. RUSSO - Ha voglia, ne trovate parecchi, fatti alla presenza del Maresciallo Fino, fatti alla presenza del brigadiere capo Orlingua, fatti alla presenza del Maresciallo Mannarino, ne troverete tante dottoressa che non ne avete idea.

P.M. - Ma erano tutte persone, anche questi nominativi che lei adesso ha fatto, erano persone diciamo d'accordo con il Maresciallo Ansaldo per...

I.R.C. RUSSO - Facevano parte della sua squadra, poi si dividevano quello che lui si prendeva, perché era peggio di uno squalo, il Maresciallo era peggio di uno squalo, se dividevano insieme questo non lo so. Io so che consegnavo tutto al Maresciallo Ansaldo, io posso anche dire che tanta merce...

P.M. - Dico lei sapeva "domani vengo a fare la perquisizione".

I.R.C. RUSSO - Sì e io lo sapevo già, ero già preparato quindi per me non era una novità che venivano i Carabinieri, non sapevo l'orario ma dalle sette in poi ero già vigile.

P.M. - Ma il Maresciallo Ansaldo lo faceva in virtù di che cosa, le passava queste informazioni in via anticipata e poi non trovava la merce proprio perché le aveva dato la possibilità di nasconderla prima, eravate amici?

I.R.C. RUSSO - Perché lui era a libro paga dottoressa, ma non in denaro ma in merce, che era peggio.

P.M. - Quindi prendeva la merce vostra tuffata, parte della merce vostra truffata?

I.R.C. RUSSO - Sì sì e se la maggior parte della merce se la portava quale a casa, che ha una villa che non ha niente da invidiare forse al più miliardario di Gioia Tauro, ha una villa enorme e in più parte della merce lui la dirottava in Sicilia e gli faceva i trasporti Gioffrè Rocco, detto Rocco "sgumma", di Gioia Tauro.

P.M. - Ma facendo proprio un esempio concreto cosa avete dato da portare nella casa a Gioia Tauro e in questa casa in Sicilia?

I.R.C. RUSSO - Cisterne di vetroresina per il deposito di acqua, vino, condizionatori d'aria, caldaie, pavimenti, sanitari, generi alimentari, poi chi più ne ha più ne metta, tutto quello che arrivava a noi lui lo sapeva perché la mattina passava e con una sola battuta diceva "cos'è arrivato oggi", lui voleva dato conto e ragione peggio degli ndranghetisti, vi ho detto uno squalo e vi ho detto tutto dottoressa.

Le "soffiate" non sarebbero però arrivate solo dai Carabinieri: "In finanza c'era un certo Romeo, non so se è Appuntato o Maresciallo, che ogni tanto dava qualche notizia, mandava qualche messaggio per farcelo arrivare, che ci stavano indagando, che avevamo i telefoni sotto controllo ed altro". E, anche in questo caso, il confronto con il pm Pantano è serrato:

P.M. - E andiamo anche a parlare di lui, ma diciamo durante lo svolgimento di questi plurimi anni di truffe che lei ha compiuto lei ha mai ricevuto una soffiata circa arresti in relazione ad un'indagine?

I.R.C. RUSSO - Sì, però non so se posso fare il nome.

P.M. - Sì.

I.R.C. RUSSO - Trattasi di un finanziere che lavorava, faceva l'applicato presso uno studio legale di Palmi.

P.M. - Chi è?

I.R.C. RUSSO - Il Maresciallo Malizia.

P.M. - Cosa faceva, un finanziere che faceva praticantato?

I.R.C. RUSSO - Praticantato presso lo studio dell'Avvocato Infantino di Palmi.

P.M. - Infantino quale? Perché ce ne sono un po' di Infantino.

I.R.C. RUSSO - Infantino Benito, l'anziano.

P.M. - Ed è stato il finanziere a farle avere la...

I.R.C. RUSSO - No, tramite l'Avvocato Infantino Benito.

P.M. - Allora non ho capito, cioè il finanziere aveva la notizia...

I.R.C. RUSSO - Il finanziere lo disse a Benito Infantino, Benito Infantino mandò il piccione viaggiatore.

P.M. - E chi era questo piccione viaggiatore?

I.R.C. RUSSO - Lo mandò a dire a mio fratello che stava per scattare un'operazione, però forse si pensava che fosse l'anticipo dell'operazione "Easy", l'operazione scattò quella notte ma non scattò per gli arresti per truffa ma scatto per arresti di spaccio di droga, marijuana e via, però erano coinvolti dei personaggi che sono stati arrestati che sono stati coinvolti con me nel processo "Easy", ed erano amministratori di due aziende, Bevilacqua Damiano e Cedro Salvatore, gli eretici sono stati quella notte però non è scattata l'operazione per truffa ma per questo spaccio di sostanze stupefacenti.

P.M. - Quindi la notizia l'aveva avuta nella cosa specifica suo fratello Russo Luciano.

I.R.C. RUSSO - Sì, perché era il suo difensore l'Avvocato Infantino.

Il capitolo relativo agli agganci della 'ndrangheta (e nello specifico dei Piromalli) è ormai aperto. E il racconto di Russo, che si dipana per alcune udienze per diverse ore ciascuna, si fa sempre più inquietante: "Hanno coperture istituzionali, hanno coperture con i giudici, hanno coperture con magistrati, hanno coperture con tutto, con Avvocati, con tutti, quando vuole le faccio nomi, cognomi, indirizzi. Anche perché gli conoscono i punti deboli, quindi". In particolare, il collaboratore punta il dito su un magistrato specifico: "Loro avevano in mano il Presidente del Tribunale di Palmi come hanno in mano tutti gli ufficiali giudiziari, come hanno in mano tutti gli uditori, dottoressa, quelli che scrivono i mandati di cattura". Alla fine il nome riecheggia nell'aula: "Il giudice Tuccio, un massone". Tuccio, oggi in pensione, è attualmente imputato per associazione segreta nell'ambito del maxiprocesso "Gotha", che vede alla sbarra la masso-'ndrangheta, che sarebbe stata governata dagli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano. Il racconto di Russo sarà utile anche in quel procedimento: "Allora, c'è stata, dottoressa, una riunione dove questo Giudice ha presentato un libro e ha invitato tutte le persone di Gioia Tauro presso la concessionaria Icar di Benedetti, io ero un ragazzino e mi recai con mio padre, e c'era fra questi, fra le persone presenti a questo [...] A questa riunione c'era presente anche Gioacchino Piromalli e mio padre mi disse che erano molto intimi, erano intimi amici, intimi amici, intimi amici, che gli aveva fatto anche qualche favore, poi se i favori sono stati fatti io questo non lo posso sapere perché le sentenze non le conosco, so solamente che le persone, dottoressa, dal carcere sono uscite, ecco. Sono morte persone e nessuno ha pagato gli omicidi, vuol dire che si sono suicidati da soli e quindi andiamo...".

Stando al racconto del collaboratore, Tuccio sarebbe stato in contatti stretti con almeno un esponente di spicco della cosca Piromalli di Gioia Tauro:

P.M. Ascolti, signor Russo, Gioacchino Piromalli fratello di... Tuccio era molto amico di Gioacchino Piromalli quindi il fratello di Facciazza?

TESTE RUSSO - Gioacchino Piromalli classe '34 quindi il fratello di Facciazza, sì.

P.M. - Lei come fa a sapere che, insomma, il Presidente, l'ex Presidente aveva avuto un qualche... perché questo processo andò male o andò bene per i Piromalli?

TESTE RUSSO - Perché mio padre ha testimoniato il falso a favore di Gioacchino Piromalli, dottoressa, ed è agli atti.

P.M. - Va beh, però voglio dire un Giudice può non sapere che un Teste è falso, no?

TESTE RUSSO - No, dottoressa, era una testimonianza tutta accordata. Non mi faccia andare avanti, non mi faccia dire cose che non...

P.M. - Era una testimonianza tutta?

TESTE RUSSO - Era tutta una testimonianza concordata, dottoressa.

P.M. - Ma concordata, cioè, voglio dire, c'è un ruolo anche del Giudice?

TESTE RUSSO - Mio padre sapeva già quello che doveva dire, dottoressa.

P.M. - Ma ne aveva parlato con chi suo padre per sapere quello che doveva dire?

TESTE RUSSO - Con Gioacchino Piromalli.

P.M. - E cosa c'entra il Giudice?

TESTE RUSSO - Che il Giudice era d'accordo, dottoressa, così gli fu detto e così mio padre ha riferito quello che gli è stato detto di dire, punto, sapeva già le domande che gli facevano e mio padre sapeva già le risposte che doveva dare.

P.M. - E il Giudice Tuccio in quel momento che cosa, insomma che ruolo aveva in questo processo?

TESTE RUSSO - Non lo so se era lui che faceva parte del Collegio giudicante o era lui che si era interessato ad aggiustare il processo.

P.M. - Quindi che lui fosse una persona vicina a Gioacchino Piromalli è suo padre che glielo dice?

TESTE RUSSO - Sì, me lo ha detto mio padre. Però, dottoressa, non mi faccia andare avanti su questa cosa qua, mi blocchi perché sennò io poi vado a ruota libera e non mi fermo. [...] Mio padre da Gioacchino Piromalli, come aveva appreso che Gioacchino Piromalli aveva il numero privato della segreteria politica dell'onorevole Andreotti e come mio padre aveva appreso che loro avevano agganci con il Giudice Carnevale il quale gli annullava... il Giudice cosiddetto ammazza sentenze, quello che annullava le sentenze per i timbri, dottoressa, per i timbri che non erano assenti.

Ampio, ovviamente, anche il capitolo dedicato alla politica, a cominciare dai sindaci di Gioia Tauro, che sarebbero stati voluti dalla cosca Piromalli: "Sì, c'è stato il sindaco Strangi, c'è stato il sindaco Dal Torrione, tutti loro... dobbiamo andare avanti con altri sindaci, dottoressa? Il sindaco Gentile lo hanno tenuto per una vita al Comune, perché era la loro espressione, sia dei Piromalli che dei Molè". Il collaboratore racconta poi del sostegno richiesto per Santi Zappalà, l'ex consigliere regionale di centrodestra già condannato per compravendita di voti con la 'ndrangheta. E, infine, l'ex consigliere provinciale, Rocco Sciarrone:

P.M. - Lei Sciarrone Rocco lo conosce?

TESTE RUSSO - Sì.

P.M. - Chi è Rocco Sciarrone?

TESTE RUSSO - Il nipote di Arcangelo Furfaro, il figlio del dentista Sciarrone, di Rocco Sciarrone. È un ragazzo che ha l'abitudine del gioco on-line ed è un cliente particolare di Giovanni Copelli per i soldi ad usura, è il politico di cui lui si vantava sempre, di avere in mano un politico abbastanza forte (inc.) soldi a usura.

P.M. - Chi questo, questo chi, Biagio Guerrisi?

TESTE RUSSO - No, lei mi ha chiesto di Rocco Sciarrone e io le sto rispondendo come conosco Rocco Sciarrone, se lo conosco...

P.M. - No, chi è che aveva il politico in mano?

TESTE RUSSO - Lui aveva, era un buon cliente di Giovanni Copelli per i soldi ad usura.

P.M. - Okay, quindi era usurato di Giovanni Copelli?

TESTE RUSSO - Sì, sì, usurato, perché lui era amante del gioco, ha l'abitudine del gioco.

P.M. - Lei effettivamente questa circostanza, al di là della confidenza di Giovanni Copelli, risultava, cioè che Sciarrone avesse debiti con Giovanni Copelli?

TESTE RUSSO - Sì, ho visto qualche assegno qualche volta, me lo ha fatto vedere Giovanni Copelli, assegno in bianco, tanto dice "se non paga lui vado dal padre e mi piglio lo studio del dentista con tutti i denti", questo era il suo ragionamento.

P.M. - Cioè lei ha visto assegni recanti la firma di Rocco Sciarrone?

TESTE RUSSO - Sì, in bianco, siglati, lui mi disse che era di Sciarrone, la firma per esteso non era ma erano siglati, mi disse "questo è l'assegno di Rocco Sciarrone", se lo sventolava, del politico.

P.M. - Sa se questo tenere in mano il politico, cioè, voglio dire, tenere in mano Rocco Sciarrone afferisse anche alla sua vita politica? Lei lo sa che Rocco Sciarrone è stato politico, si è interessato di politica a Gioia Tauro, no?

TESTE RUSSO - Sì, sì, ha fatto l'assessore provinciale, mi pare, non so, in Provincia era. Ma vi ripeto, dottoressa, sotto l'aspetto ndranghetista quando loro hanno bisogno di un politico non hanno... se lo appoggiano, se gli dai i soldi lo appoggiano, se non gli dai niente vogliono qualcosa e lo devi fare lo stesso.