“Quella volta che Sarra mi minacciò al telefono”. L’ex senatore De Gregorio svela il progetto tra CDC e “Italiani nel mondo”. Tra ‘ndrangheta e oscuri suggeritori

degregorioberlusconidi Claudio Cordova - Da senatore della Repubblica, fu protagonista, diversi anni fa, di un controverso caso giudiziario, che portò anche a scontri all'interno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Oggi Sergio De Gregorio non siede più in Senato e ha superato, con un'archiviazione, quella vicenda e quindi è testimone nel maxiprocesso "Gotha", celebrato contro la cupola massonica della 'ndrangheta.

De Gregorio fu indagato dalla Dda reggina per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. Al centro del caso, la cena elettorale, svolta a Trunca nel 2007, su invito dell'allora esponente politico regionale, Alberto Sarra. Oggi Sarra è imputato nel procedimento "Gotha", essendo considerato uno strumento politico attraverso cui la masso-'ndrangheta che sarebbe retta dall'avvocato ed ex parlamentare, Paolo Romeo, avrebbe infiltrato le istituzioni.

E proprio su quegli eventi vissuti in riva allo Stretto, De Gregorio viene citato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo.

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Tra il 2006 e il 2007, De Gregorio è un senatore del gruppo misto, ma molto vicino a Forza Italia di Silvio Berlusconi, in quel periodo al Governo. Proprio quella manovra politica sarà oggetto a Napoli di un processo per compravendita di senatori in cui De Gregorio sceglierà di patteggiare. Non solo Forza Italia, però, perché De Gregorio è anche in leader del movimento "Italiani nel Mondo". E proprio quell'idea politica lo porterà ad avvicinarsi alla Calabria e, in particolare, a Sarra, esponente di spicco di Alleanza nazionale, ma al lavoro con il suo Centro democratico cristiano (CDC) per le successive elezioni locali: "Sarra mi contattò per federare i due movimenti in vista del voto" ricorda De Gregorio, che in quel periodo è presidente della Commissione Difesa del Senato. Il tramite sarebbe stato Giuseppe Ioppolo, calabrese e collaboratore parlamentare di "Italiani nel mondo". L'idea di Sarra sembra buona, ma De Gregorio prova a saperne di più: "Chiesi al senatore Giuseppe Valentino e ad altri parlamentari calabresi e mi dissero che acquisto migliore non lo avrei potuto fare".

E così, dunque, iniziano i primi viaggi di De Gregorio in riva allo Stretto, organizzati da Sarra. In quelle occasioni, il senatore napoletano conosce anche l'allora sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, e concorda una visita nientepopodimeno che dello stesso Berlusconi, che in città celebra il patto federativo tra Italiani nel mondo e CDC.

Ma non è questo che costerà a De Gregorio l'accusa poi archiviata per concorso esterno in associazione e riciclaggio.

In una visita successiva, Sarra lo porta con sé a una cena elettorale a Trunca, frazione collinare di Reggio Calabria. A candidarsi è il giovane D.G., poi coinvolto nelle indagini che porteranno alle condanne dei boss milanesi Lampada, del consigliere regionale Franco Morelli e del giudice Enzo Giglio. A quella cena, dicono alcuni soggetti intercettati, avrebbero partecipato così tanti uomini vicini alla 'ndrangheta da poter essere portati via con diversi cellulari, in caso di una retata delle forze dell'ordine. G., peraltro, sarebbe stato in contatto anche con il finanziere omissis, calabrese di nascita, ma con affari milionari a Montecarlo e non solo, che avrebbe foraggiato "Italiani nel mondo" con 100mila euro. Omissis, peraltro, sarebbe legato da vincoli di parentela con quel Giuseppe Calabrò, ex collaboratore di giustizia già condannato per l'omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, episodio da inquadrare nella strategia stragista messa in atto da cosa nostra e 'ndrangheta.

Quella cena, a cui partecipano anche altri soggetti politici come Santi Zappalà (poi condannato per voto di scambio politico-mafioso) e l'allora consigliere comunale Demetrio Strati, detto "Pastina", costa quindi l'accusa a De Gregorio. La notizia si diffonde dopo un'audizione di alcuni magistrati in quel periodo in servizio a Reggio Calabria, davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia: De Gregorio era accusato di aver favorito alcuni prestanome delle cosche reggine nell'acquisto di un immobile adibito, sino a qualche tempo fa, a caserma dell'Esercito, la "Mezzacapo" di Reggio Calabria. Uno stabile situato a piazza Sant'Agostino al centro della città, a due passi dalla Questura. Al centro delle accuse, anche il bacio che De Gregorio si sarebbe scambiato con uno degli esponenti più rilevanti della cosca Ficara.

Da quel momento, dunque, i rapporti con Sarra si incrinano. E' proprio De Gregorio a ricordare in aula lo scontro a distanza, dopo lo scoppio del caso: "Ricordo una dura telefonata in cui Sarra quasi mi minacciò, fu una telefonata dai toni molto aspri, in cui sembrava che Sarra fosse in preda a all'uso di sostanze stupefacenti. Mi fece capire che quell'uomo aveva due facce". Più volte in aula, al cospetto del Tribunale presieduto da Silvia Capone, De Gregorio definisce "kafkiana" la vicenda giudiziaria in cui verrà coinvolto. Poi l'archiviazione, sopravvenuta dopo l'avvento in Procura di Giuseppe Pignatone: "Ha saputo fare giustizia – dice De Gregorio – a differenza del magistrato che mi aveva inquisito, che poi si dimise dalla magistratura, forse per non dover spiegare al Csm i motivi delle sue azioni".

Questo l'epilogo dell'esperimento politico portato avanti da Sarra. Un'idea, che, però, a detta di De Gregorio, non sarebbe stata solo dell'allora esponente di AN: "Sarra aveva con sé un esercito". E quell'idea sarebbe ben presto circolata negli ambienti politici, tanto che lo stesso senatore Valentino, interpellato sulla figura di Sarra, avrebbe dimostrato di esserne a conoscenza. E, rispondendo alle domande del pm Lombardo, De Gregorio ammette che dietro quel progetto potesse esserci dietro qualche suggeritore. Ma il nome non viene fuori. Anche se, forse, più di qualcuno un'idea se l'è fatta.