Reggio: il disordine degli avvocati

Toghe500di Claudio Cordova - In una fase storica come quella vissuta dalla città, con l'azione investigativa che sembra aver orientato il proprio focus sui livelli più alti del malaffare che da decenni soffoca Reggio Calabria, da più parti si chiede uno scatto di reni alla popolazione, alla società civile, ma, soprattutto alla classe di professionisti e intellettuali che avrebbe dovuto risollevare le sorti della città ma che, da sempre, l'ha tradita, vendendo le proprie competenze e la propria professionalità alla 'ndrangheta.

La risposta che arriva, però, dall'avvocatura di Reggio Calabria non è delle più incoraggianti.

I provvedimenti restrittivi e giurisdizionali che hanno interessato diversi legali a partire dal mese di maggio non ha indotto l'Ordine retto da Alberto Panuccio a prendere alcun tipo di contromisura, almeno sotto il profilo deontologico. Provvedimenti che – secondo quanto si apprende – sarebbero in capo al Collegio di Disciplina (un'entità che sarebbe indipendente rispetto al Consiglio dell'Ordine), che nulla ha deliberato.

Eppure di materiale su cui decidere ce ne sarebbe.

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Agli inizi di maggio, infatti, vengono tratti in arresto gli avvocati Paolo Romeo e Antonio Marra, considerati due eminenze grigie cittadine, elementi di contatto tra la 'ndrangheta e i poteri occulti. Entrambi erano e sono iscritti al Foro di Reggio Calabria, come si evince anche dal sito dell'Ordine.

Marra, fino a pochi giorni prima rispetto all'arresto, è stato impegnato in Corte d'Appello nel delicato processo contro la cosca Lo Giudice, ottenendo peraltro l'assoluzione di Antonino Spanò, che la Dda individuava come prestanome di Luciano Lo Giudice. Ancor più particolare la posizione di Paolo Romeo: il legale è da sempre considerato una mente criminale, affondando le radici dei propri oscuri rapporti addirittura negli anni '70. Proprio per questo viene condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito del procedimento "Olimpia". Dopo anni di inattività, però, decide di tornare ad esercitare la professione e si iscrive nuovamente all'Albo: un condannato per un reato gravissimo che svolge la nobile arte dell'avvocatura. Proprio recentemente aveva assunto il mandato conferitogli dai titolari del caffè Equs, ubicato nei pressi della stazione ferroviaria e sequestrato dalla Dda di Reggio Calabria per intestazione fittizia per conto della cosca Alampi.

A proposito di cosca Alampi.

Il coinvolgimento degli avvocati Giulia Dieni e Giuseppe Putortì nell'inchiesta "Rifiuti SpA 2" – che mette al centro delle investigazioni proprio gli affari di Matteo Alampi e dei suoi – è di alcuni anni fa. I due vengono anche arrestati con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, affrontano il processo con rito abbreviato e il 7 luglio scorso vengono condannati entrambi a 8 anni di reclusione dal Gup, che li riconosce colpevoli di associazione mafiosa.

A distanza di due settimane, nessun provvedimento è stato preso nei confronti dei due penalisti, che continuano a svolgere normalmente la propria attività forense all'interno del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria.

La situazione, peraltro, è stata anche stigmatizzata, appena alcuni giorni fa, dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gaetano Paci, nel corso dell'evento organizzato da ReggioNonTace in ricordo di Paolo Borsellino. Paci ha ricordato come, appena giunto in città, aveva avuto modo di apprendere della manifestazione (a dire il vero abbastanza delirante) organizzata dagli avvocati reggini proprio in sostegno dei due penalisti accusati di connivenza con la 'ndrangheta. Una solidarietà lunga diversi mesi, visto che l'Ordine non ha preso alcun provvedimento.

Ma non solo.

L'ultima notizia in ordine temporale è la candidatura dell'avvocato Giulia Dieni, condannata in primo grado per associazione mafiosa, al Collegio dei Probiviri (sic!) della Camera Penale di Reggio Calabria. Una candidatura – almeno stando a quanto comunicato dal legale tramite Facebook – chiesta a sostanzialmente a furor di popolo dai colleghi, nonostante la condanna rimediata dalla Dieni, oltre che per un titolo di reato gravissimo, riguarda l'esercizio della funzione di avvocato. Tra i candidati alle elezioni del nuovo Consiglio Direttivo della Camera Penale "G. Sardiello", anche l'avvocato Gianfranco Giunta, condannato in via definitiva per il reato di favoreggiamento personale alla latitanza di Carmine De Stefano. Si vota oggi, a pochi giorni dalla pausa estiva.

Compiti per le vacanze: rileggere Piero Calamandrei.