Lo Stato e i Beni Culturali calabresi

reggio museo600di Daniele Castrizio*- Chi mi conosce sa bene che non appartengo alla categoria di coloro che si piangono addosso, che cercano sempre un alibi (se siete americanizzati, cioè siete nella triste norma di questo secolo barbarico, dovete pronunciare "aelibai", per coerenza con altre parole latine quali "tiutor", "giunior", "midia" e Dio sa cos'altro!) per non affrontare le mie responsabilità, nell'italicissimo gioco dello "scaricabarile". Stavolta, però, forte di una esperienza trentennale, vorrei additare al pubblico ludibrio il nemico che ci soffoca e ci impedisce di crescere: lo Stato Italiano, o, meglio, il suo ministero che, con un acronimo che fa tanto anglosassone, si fa chiamare MiBACT.

Formulo questa accusa a ragion veduta, e nella speranza di un ravvedimento del signor Stato Italiano, dopo aver attraversato tutte le ere geologiche post-Foti dell'archeologia calabrese. Si è trattata di una lotta impari per la sopravvivenza contro nemici implacabili, al fianco di pochi (e splendidi) amici dei beni culturali calabresi. Chi non ricorda la tirannia della mediocrità e della subalternità ricondotta a sistema? Chi non trema nel pensare a quanti idioti patentati hanno avuto parte decisionale nelle scelte scellerate della tutela e valorizzazione dei beni culturali calabresi?

Si credeva che quest'epoca fosse finita; che si fosse esaurito il lungo periodo in cui si cercava scientemente di depauperare il nostro patrimonio di reperti archeologici giusto all'inizio di ogni estate, per rendere inutile la visita alle nostre antichità e al nostro bel Museo; che fosse cessato l'attacco al denaro pubblico tramite idiozie e mostre finte, fatte senza un approfondimento scientifico, ma solo con costosi e inutili allestimenti, e gravosi e pericolosi trasferimenti di opere d'arte. Macché ... Il MiBACT non ha imparato dai suoi errori, e continua a sentirsi dominus (per gli anglofoni rhiggitani: si pronuncia "doeminus"): a concepire una tutela e una valorizzazione che non sa andare oltre restauri (sacrosanti, per carità) e eventi fini a se stessi, senza alcun valore culturale o scientifico, mentre la ricerca langue senza finanziamenti. Appalti, appalti, appalti: peraltro gestiti da un ministero che ha dimostrato troppo spesso la sua pochezza, e il caso degli innumerevoli errori nella pur bella sistemazione del MArRC (altro acronimo: non è più bello Museo Archeologico Nazionale di Reggio?) sembra fatto apposta per dimostrarlo. Più di un anno come membro del Comitato Scientifico del Museonon mi è bastato, con tutta la mia buona volontà,per cercare di correggerealmeno uno degli svarioni ministeriali. Niente! Impossibile! Il MiBACT è un muro di gomma che non ascolta e non vuole essere giudicato ...

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L'esempio recente, e che ancora brucia, della gestione politica del caso del Direttore, prof. Carmelo Malacrino, del resto, è un'altra riprova lampante dell'inadeguatezza dei burocrati ministeriali e della politica che dovrebbe indirizzarli. Non mi azzardo a commentare la sentenza, che, come tutti gli atti della magistratura, si applica e basta, ma, perbacco,est modus in rebus: non si può lasciare allo sbando un Museo strategico come quello di Reggio per un'altra estate, facendo il solito gioco del turismo che deve andare solo a impinguare il già pingue nord. Dico ovvietà: non si può umiliare un Direttore che ha saputo fare rinascere la fiducia e la curiosità verso il nostro Museo, che ha permesso e incoraggiato studi e ricerche, che ha lavorato giorno e notte per allestire Mostre e organizzare eventi di richiamo, che ha inaugurato una linea editoriale, e addirittura dei souvenir prodotti dal museo stesso ... Non si può permettere che Reggio vada alla battaglia turistica dell'estate incipiente senza armi, senza una mostra aperta, senza nulla di nulla, mentre si discute dell'aria fritta, e membri del governo attaccano norme che essi stessi hanno fatto votare e approvare dal Parlamento Italiano. Che balletto penoso! Che mediocrità!

Io ho la memoria lunga: ho trascritto (e inciderò nel bronzo, prima di morire) i nome dei politici che hanno permesso che la A3 diventasse un muro che impedisce di arrivare in Calabria; quelli che hanno giocato contro il nostro aeroporto; quelli che hanno gettato a mare tutte le nostre risorse, indebitando i figli e perfino i nipoti; quelli che hanno tradito Reggio e il suo popolo in ogni occasione. Io non dimentico, e so che molti altri miei concittadini non lo fanno. Siete avvertiti: la pazienza è finita.

*Docente universitario