Comunali Reggio Calabria, per il centrosinistra c’è un’unica strada: le primarie

di Nino Mallamaci* - C'è una frase che circola insistentemente nei colloqui tra i cittadini orientati stabilmente verso il centrosinistra. Quando si arriva, dopo aver concordato sul giudizio estremamente negativo sull'Amministrazione uscente e sul sindaco, a paventare soluzioni per uscire dal baratro in cui è precipitata Reggio, in perfetta continuità con i governi precedenti di destra, si sente ripetere: lo so, ma chi dovremmo votare, se non Falcomatà? Dovremmo riconsegnare la città a quelli di prima? Davanti a questa affermazione, che fa il paio con quella, famosa, di Montanelli, sulla opportunità di turarsi il naso in certe occasioni, non si può far finta di nulla, quasi che la strada fosse già segnata per diritto dinastico.
Il Lido comunale ridotto a zero, che apre per la prima volta a fine luglio (che nemmeno nei tempi più bui del passato recente) con i pannelli a nascondere le vergogne della sporcizia e dell'abbandono; il divieto di balneazione della maggior parte del litorale cittadino, con un esponente della maggioranza che mette in discussione, in maniera rozza, i dati ufficiali diffusi dall'Arpacal, senza un minimo di autocritica per i 5 anni trascorsi senza fare nulla per risolvere o attutire il problema. Queste sono le ultime perle del sindaco e del suo esecutivo, che riprendo qui solo perché riguardano la stagione estiva nella quale si dovrebbe concentrare in massima parte il lavoro in una città (si dice sempre) a vocazione turistica. Il cahier de doléances è stato stilato più volte e non è il caso di ritornarci ancora.
Ora è tempo di vedere se esiste un modo per guardare avanti nel tentativo di dare al centrosinistra, e speriamo alla città, una guida adeguata.

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D'altra parte, anche dal punto di vista della legalità, se si vuole evitare di discutere ipocritamente del ruolo di supplenza della magistratura, il sindaco e la sua compagine hanno perso la verginità nel momento in cui hanno consegnato il Miramare all'amico di Falcomatà, e ciò dovrebbe essere valutato a prescindere dalla condanna sacrosanta che scaturirà dal processo. Il sindaco dovrebbe fare un passo indietro già per questo motivo, ma una discutibile e, diciamo così, elastica interpretazione del concetto di garantismo sappiamo già dove va a parare. Detto ciò, noi elettori di centrosinistra vorremmo avere la possibilità di scegliere un candidato adeguato che rappresenti tutte le anime e le sensibilità del vasto mondo che va dal cattolicesimo solidaristico alla Sinistra e al partito democratico; quest'ultimo non può e non deve puntare sul ricatto (volete fare vincere la Destra?) per affermare un'autosufficienza che non esiste né dal punto di vista politico né da quello elettorale. Ci sono diverse realtà che si stanno muovendo e organizzando nello spazio di centro sinistra fuori dal PD, e con queste ci si dovrebbe confrontare per arrivare, attraverso le primarie – uno strumento democratico che non può essere ritenuto valido a giorni alterni, secondo la convenienza del momento – all'individuazione di un candidato unico, ancorato a un programma semplice che serva a rimettere in piedi una città letteralmente devastata. Non tragga in inganno il fatto che il centrodestra non ha, allo stato, un unico soggetto su cui puntare. L'ondata di destra che sta attraversando il paese, in uno con l'astensionismo dei delusi dall'attuale governo cittadino e dal suo capo, potrebbero essere sufficienti per consegnare la sindacatura a chiunque si candidi con una sola formazione di destra, ad esempio la Lega. Senza considerare che, alla fine, lo scenario nazionale si potrebbe evolvere velocemente e determinare una scelta unitaria imposta dall'alto nel quadro di un accordo nazionale. Per tutti questi motivi è il caso di scendere con i piedi per terra e riconsiderare soluzioni che sembrano già assodate; soluzioni che, peraltro, non tengono conto dei risultati conseguiti, ma soltanto della supposta inevitabilità di una scelta che inevitabile non è per nulla.

*Avvocato e scrittore