Reggio, l'Unione Consumatori: "TARI, capolavoro dell'assurdità"

reggiopalazzosangiorgio15aprNei giorni scorsi sono stati recapitati alle famiglie reggine, gli avvisi di pagamento della TARI acconto anno 2017.

La Tari che si presenta come un capolavoro di assurdità, secondo quanto sostiene l'avv. Saverio Cuoco, presidente regionale dell'Unione Nazionale Consumatori Calabria, racchiude in sé tre aspetti inconcepibili e precisamente il criterio presuntivo sul quale poggia, il tributo provinciale richiesto e da quest'anno anche l'impossibilità di pagare tale imposta presso gli sportelli della REGES.

La Tari è la nuova imposta comunale che si paga sui rifiuti. Introdotta con la legge di stabilità del 2014, in sostituzione della Tares e la Tarsu, è destinata alla copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento.

Il servizio comprende lo spazzamento, la raccolta, il trasporto, il recupero, il riciclo, il riutilizzo, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. La tassa è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali ed aree scoperte, adibiti a qualsiasi uso, suscettibili di produrre rifiuti urbani e viene calcolata per le utenze domestiche in base al numero di occupanti ed alla superficie dell'immobile. Per le utenze non domestiche in base alla superficie dell'immobile ed alla tipologia di attività (categorie).

Non sono tassabili gli spazi improduttivi di rifiuti perché inutilizzabili. Un immobile è considerato inutilizzabile quando manca dei requisiti di abitabilità come l'allaccio all'impianto elettrico, idrico e del gas.

La TARI riflette quasi pedissequamente la precedente formulazione della Tares e della Tarsu.

Permangono quindi, ancora oggi, tutte le criticità e i limiti che i precedenti regimi di prelievo hanno mostrato e che più volte abbiamo denunciato. In primo luogo manca la volontà di instaurare un legame diretto tra produzione di rifiuto e spesa, infatti in assenza di un metodo di pesatura, essa viene calcolata su criteri presuntivi quali il numero di componenti del nucleo familiare ed i metri quadrati dell'immobile, non rispecchiando l'effettiva produzione di rifiuti, in aderenza al principio comunitario secondo cui "chi inquina paga", manca quindi un legame diretto tra produzione di rifiuti e spesa.

L'avvio inoltre della raccolta differenziata in città, anche se allo stato attuale si aggira su una percentuale contenuta, intorno al 17%, non ha comportato finora, come era nelle previsioni, un abbassamento del relativo carico fiscale

Una voce di tale tassa inoltre è costituita dal tributo provinciale incassato direttamente dai Comuni e versato alla Provincia per l'esercizio delle funzioni amministrative, di organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, del rilevamento, della disciplina ed il controllo degli scarichi e delle emissioni e la tutela, difesa e valorizzazione del suolo che essa svolge.

Esso viene calcolato applicando l'aliquota del 5% al tributo dovuto.

Pertanto, siamo in presenza di un Ente locale quale la Provincia, che non esiste più, ma che pretende il versamento del 5% dell'imposta. In sostanza il 5% del bollettino postale viene girato dal Comune, che ha il compito della riscossione, a palazzo Foti, la Provincia quindi esiste ancora e riscuote anche le tasse.

Palazzo Foti dunque ha ancora un bilancio autonomo, eroga servizi e prestazioni e ha specifiche competenze che dovrebbero essere di appartenenza della città metropolitana.

Nominalismi, in sostanza: continua tutto come prima, basterà semplicemente parlare di città metropolitana e non più di Provincia.

Alla fine aveva ragione il Checco Zalone del film "Quo Vado?" il quale dipendente in esubero dell'ufficio Caccia e Pesca della Provincia, viene reintegrato con lo stesso ruolo e nello stesso ufficio in un nuovo ente che altro non è che la copia del primo, ma con nome diverso: Città Metropolitana. "Cos'è cambiato?", gli chiedono al telefono. E lui: "Un cazzo!".

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Però alla fine un cambiamento c'è stato, infatti stranamente ed inopinatamente la Tari da quest'anno non potrà essere più pagata presso gli sportelli della REGES, ma solo presso gli uffici postali, per cui chi avrebbe preferito evitare di corrispondere la tariffa postale versando l'importo direttamente alla REGES, dovrà farlo presso gli uffici postali e versare anche l'ulteriore tariffa per ogni bollettino corrispondente alla rata da pagare, pari a euro 1,50.