Reggio, multa distrutta e fatta sparire: condannati i Franco

francorobertodi Angela Panzera - Tre anni sei mesi di carcere. È questa la condanna inflitta dal giudice monocratico di Reggio Calabria nei confronti di Roberto Franco, classe 1960, e Francesco Franco, classe 1992. Entrambi erano coinvolti nell'inchiesta "Sistema Reggio 2". In particolare, secondo le indagini condotte dai pm antimafia Roberto Di Palma, Stefano Musolino e Rosario Ferracane (adesso in forza presso la Procura di Monza ndr) padre e figlio "sottraevano, distruggevano o occultavano atti facenti parte del processo verbale di accertamento e contestazione d'infrazione amministrativa, contestato a Francesco Franco, il quale nell'occasione (luglio 2014) aveva violato un'ordinanza della Capitaneria in quanto a bordo del suo acquascooter navigava senza il previsto caschetto protettivo nella rada di Scilla". Nell'inchiesta è coinvolto anche Francesco Chilà, che all'epoca del blitz della Squadra Mobile della Questura reggina fu colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, nell'esercizio delle sue funzioni quale sottufficiale in servizio presso la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Reggio Calabria.

Tutto ha origine nel luglio del 2014, nell'ambito dell'attività di intercettazione telefonica eseguita sull'utenza in uso a Roberto Franco e nel corso delle indagini che hanno poi portato all'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare dell'inchiesta "Sistema Reggio"- condotta nel marzo del 2016 e che ha decapitato la cosca De Stefano di Archi-, veniva intercettata una conversazione intercorsa tra Roberto ed il figlio Francesco nel corso della quale Franco domandava al figlio "come si chiama quello che ti ha fermato della capitaneria?" ed, avuto il nominativo, tratto dal verbale elevatogli, il figlio domandava se il padre fosse con il Comandante, "ma c'è quello là...il Comandante?", e ricevuta conferma, "Sì", aggiungeva "e digli che voglio parlare io però!...domani", al che il presunto boss rassicurava il figlio, "sì, poi parli tu con lui", ma prima di congedarlo si udiva in sottofondo Franco ripetere alla persona a lui vicina l'intenzione del figlio, "digli che voglio parlare io con il comandante", riportandola con tono ironico dal momento che il boss si era già personalmente attivato per il verbale contestato al figlio dai due appartenenti alla locale Capitaneria di Porto. Secondo la Procura Antimafia il "Comandante", così definito da Franco nel corso delle sue interlocuzioni, era il maresciallo Chilà.

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Parallelamente quindi all'inchiesta "Sistema Reggio" la Dda sviluppa questo secondo filone di indagine e sarebbe stato accertato quindi, che il 6 luglio del 2014- ossia due giorni prima della conversazione telefonica intercettata- Francesco Franco era stato sanzionato dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria per aver navigato in acquascooter senza indossare il casco protettivo e gli era stato notificato un verbale. La "multa" però non solo non è mai stata pagata ma, non è risultata essere in possesso agli atti dell' "Ufficio Contenzioso Amministrativo" della capitaneria di Porto di Reggio Calabria, circostanza che ha portato prima alla contestazione, per i Franco, e poi alla condanna per il reato di "falsità in atto pubblico per soppressione".