Mafie, il procuratore Paci: "In Calabria serve presa di coscienza"

"Oggi la criminalità organizzata non è solo l'espressione di un sistema di valori arcaico e circoscritto a comunità territoriali chiuse, ma è un sistema di potere così raffinato e radicato che si è confuso con le istituzioni della nostra economia e della nostra quotidianità". Lo ha ricordato il procuratore aggiunto della Procura di Reggio Calabria, Gaetano Calogero Paci, intervenendo a Milano a un incontro con centinaia di studenti delle scuole superiori, per ricordare i 25 anni dalla strage di Capaci, dove fu ucciso il magistrato Giovanni Falcone, insieme alla moglie e a tre agenti della scorta.

"Parlare di 'ndrangheta e di lotta alla criminalità organizzata a Milano ha un significato particolare perché negli affari dei criminali, la Lombardia rappresenta un pezzo di Calabria fondamentale. Come dimostrano ormai delle sentenze passate in giudicato nei processi Infinito e Crimine".

"Quello che accade in Calabria è frutto di tante ragioni: storiche, culturali, legate alle difficoltà di collegamento e marginalizzazione geografica, ma anche frutto di una lunga stagione di disattenzione e sottovalutazione, di una stagione di isolamento - ha aggiunto - I frutti di questo oggi li troviamo sparsi in tutta Italia: non c'è inchiesta di medio livello del mio ufficio che non abbia conseguenza in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna. Tutto quello che si fa in Calabria ha un collegamento con il resto d'Italia ma anche del mondo". Oggi la 'ndrangheta "non si occupa più di sequestri di persona ma di realizzare opere sofisticate, inserite nei più grossi appalti nazionali e internazionali - ha concluso - dalla Salerno-Reggio Calabria, all'alta velocità, opere tecnologicamente avanzate".

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Paci, che ha lavorato per molti anni a Palermo, ha parlato ai giovani dell'eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella lotta alla 'ndrangheta che avviene oggi in Calabria. "L'eredità di Falcone e Borsellino è il lavoro di gruppo perché non esistono gli eroi solitari - ha spiegato -. Dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio i cittadini, che fino a quel momento si erano disinteressati dei fenomeni di mafia, compresero che la società era a rischio. Noi dobbiamo fare in modo che questa presa di coscienza collettiva accada in tutto il Paese, anche in Calabria. Falcone e Borsellino erano consapevoli della necessità che il lavoro di gruppo si estendesse a tutta la società".