13enne stuprata dal branco a Melito Porto Salvo: i tagli sul corpo come richiesta d’aiuto

Violenzadonne-500di Claudio Cordova - Usata, sola, senza trovare il coraggio di raccontare a qualcuno cosa stesse subendo. Sally (nome di fantasia, ndr), la giovane stuprata dal branco a Melito Porto Salvo, inizia, in quel periodo, a lanciare segnali, che sono vere e proprie richieste d'aiuto. Uno di questi, la bozza di un tema, lasciato di proposito tra i vestiti e ritrovato dalla madre, darà il via alla complicata fase di denuncia degli abusi subiti da un gruppo di "20enni balordi", come viene scritto nelle carte dell'inchiesta "Ricatto", che ha portato all'arresto di un gruppo di giovani che avrebbero abusato per anni della ragazza.

"Io in questo tema – racconta Sally - ho espresso tutta la rabbia che avevo dentro, tutto quello che avevo dentro l'ho espresso in questo tema... anche magari cose che non volevo nemmeno dire, però in quel momento mi sono sentita libera, visto che nessuno sapeva della situazione. Ho scritto di mia mamma finta buonista, perché non mi permetteva magari di uscire sempre, cioè, ho scritto un po' di cose, diciamo. Ho scritto che non avevano notato niente di una cosa mia, di una situazione che c'era in corso, perché erano impegnati per altre cose".

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Personalità controversa quella della giovane. La stessa si approccia in quegli anni alla sessualità, ma lo fa probabilmente in modo deviato: dall'analisi di computer e cellulare, infatti, verranno fuori diverse relazioni di natura carnale con soggetti di sesso maschile, tra cui anche gli imputati. Verranno inoltre ricostruiti i movimenti online della ragazza, che non negherà la propria tendenza a visualizzare video dal contenuto pornografico. Da quell'approccio finto con il sesso, alimentato dagli abusi subiti, si formerà dunque un percorso torbido e doloroso.

Le angherie subite dal branco capeggiato da Davide Schimizzi e Giovanni Iamonte daranno un ulteriore colpo alla psiche di Sally che inizierà ad auto lesionarsi: tagli con il coltello sulle braccia, sulle gambe, talvolta sulla pancia. Da sola, nella propria cameretta, senza che per un po' di tempo nessuno si accorgesse di quel sangue che macchiava lenzuola e vestiti. Dal recupero dei file di computer e cellulare vengono fuori anche le foto delle lesioni, provocate dalla lama o dai pugni che la giovane sferrava a porte e muri.

Oggi Sally prova ad avviarsi verso una nuova vita, anche se il lungo incidente probatorio le getta nuovamente in quei mesi in cui si sarebbe sentita quasi sempre usata: "Sono dei momenti dolorosi, che spero di dimenticare... voglio dire, spero di dimenticare molti più momenti possibili, però mi sento meglio".