La 'ndrangheta nel ciclo dei rifiuti: i legami e le pressioni della Iam di Gioia Tauro su Nicola Adamo

adamonicolabis 500di Angela Panzera - "Domenico Mallamaci fa leva sulla propria capacità di intessere intensi rapporti con noti esponenti della politica calabrese, in particolar modo con Nicola Adamo, al fine di poter ottenere appoggi politici per i propri scopi imprenditoriali legati alla Iam spa". È il dieci marzo del 2016. Questo è un momento difficile per l'ex amministratore delegato della Iam spa, la "Iniziative Ambientali Meridionali" con sede a Gioia Tauro, operante nel settore della depurazione delle acque, finita al centro dell'inchiesta "Metauros". L'indagine, condotta nell'ottobre scorso da Carabinieri e Polizia su coordinamento della Dda reggina, ha permesso di appurare lo strapotere della cosca Piromalli e ha visto fermare sette persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione ed intestazione fittizia di beni, con l'aggravante delle modalità mafiose, nonché al sequestro di società operanti nel settore della depurazione e trattamento delle acque, trasporto e compostaggio dei rifiuti speciali non pericolosi. Nei giorni scorsi poi i Carabinieri del Comando provinciale e del nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria, su ordine del gip Olga Tarzia, hanno sequestrato la "Fargil spa". Questo provvedimento vede in veste tra i principali indagati l'imprenditore vibonese Michelino Roberto Lico, attuale Presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia,accusato di intestazione fittizia di beni poiché, al fine di eludere le disposizioni in materia antimafia, avrebbe attribuito fittiziamente al figlio Santo, 28enne, la maggioranza assoluta delle azioni della "Iam" spa di Gioia Tauro, società che gestisce da oltre un ventennio la depurazione delle acque reflue di numerosi comuni della Piana.
Gli indagati sono in tutto una ventina e si tratta di Giuseppe Fragomeni, presidente del cda della Iam, Domenico Giuseppe Arcudi, componente del cda della Iam spa nonché amministratore delegato dal 29 maggio 2016 al 20 aprile del 2017, Andrea Massimo Bolognesi, amministratore delegato della Iam del 20 aprile 2017, Francesco Giugno, componente del cda della Iam, Carmelo Calabrò, responsabile dell'impianto Iam, Maria Rosa Bertucci, responsabile tecnico della Iam con delega alla normativa ambientale, Luigi Bagalà, amministratore unico della società di intermediazione Eurocome srl, Francesco Bagalà, gestore di fatto della Eurocome srl nei rapporti con la Iam, Giuseppe Barreca, amministratore unico della società di trasporto ed intermediazione BM Service srl, Francesco Barreca, socio della società di trasporto ed intermediazione BM Service srl, Giuseppe Monaco, amministratore unico della società di compostaggio "Ofelia Ambiente srl", Enrico Musumeci, amministratore unico della società di intermediazione Meta Service srl di San Giovanni La Punta (Ct), nonché socio proprietario della società di compostaggio Raco srl, Davide Zannini, amministratore unico della società di compostaggio Raco srl, Pietro Foderà, presidente del cda della società di compostaggio Sicilfert srl di Marsala, [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO], amministratore unico della società di compostaggio [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO] di San Ferdinando, Domenico Giuseppe Savastano, amministratore unico della società di compostaggio Biosistemi srls di San Ferdinando, Morello Sebastiano, amministratore unico della Produzione e recupero inerte Morello Sebastiano srl, e Concetta Marotta, amministratore unico della Irecom srl. Ed infine ad essere stato iscritto nel registro degli indagati c'è Domenico Mallamaci, amministratore delegato della società Iam spa fino al 29 agosto del 2016. Gli indagati sono accusati di non aver smaltito correttamente, al fine di ottenere un ingiusto profitto determinato da minori costi di gestione rispetto a quelli richiesti,- con più operazioni ed attraverso l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, abusivamente abusivamente gestivano ingenti quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi (ossia fanghi di depurazione delle acque reflue urbane) e fanghi prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali.

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In particolare, la Iam spa, gestore dell'impianto di depurazione, presumibilmente mediante la società di trasporto e dì intermediazioni Bm Service srle ed Eurocome, inviava illecitamente a recupero per la produzione di compostaggio dei fanghi che non potevano essere destinati al "compost" in quanto non provenienti da insediamenti civili, come la legge impone. Inoltre, secondo l'accusa con l'intermediazione Meta service srl, e con il il trasporto effettuato dalla Bm Service srl avrebbe inviato illecitamente a recupero per la produzione di compostaggio dei fanghi che non potevano essere destinati al compost in quanto non provenienti da depurazione delle industrie alimentare. Questo in periodo compreso tra il 2010 e il 2016.

Adesso nel decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Olga Tarzia emergono i legami con la politica calabrese intrecciati da Mallamaci. Legami che tirano in ballo l'ex consigliere regionale del centrosinistra Nicola Adamo, finito recentemente indagato dalla Procura reggina nell'ambito dell'inchiesta Rimborsopoli sulle presunte "spese pazze" alla Regione Calabria che ha visto politici di ogni schieramento finire nei guai. Adamo è bene sottolineare è estraneo all'indagine "Metauros" ma, il suo nome compare nelle quasi duecento pagine del decreto firmato dal gip distrettuale reggino ed emesso su richiesta del procuratore vicario Gaetano Paci e del sostituto procuratore antimafia Francesco Ponzetta.

Mallamaci ha bisogno di salvare la situazione della Iam e vorrebbe ottere un'ulteriore proroga della convenzione all'Asireg, oggi assorbito al Corap ossia il consorzio regionale per le attività produttive. "Mallamaci- è scritto nelle carte dell'inchiesta- progetta un investimento presso l'impianto di depurazione di Campo Calabro per consentire loro di portare delle modifiche minime alla convezione sotto l'aspetto economico. Con tale manovra quindi la Iam spa richiederebbe il rinnovo del contratto di convezione all'Asireg prorogandola per altri dieci anni anziché ricevere la revoca alla naturale scadenza prefissata al 2020". Tutto questo i Carabinieri lo desumano da un dialogo intercettato tra Mallamaci e l'avvocatessa Daniela Abruzzo (non coinvolta nell'indagine "Metauros" ndr). "Dalla conversazione in esame- scrive il gip emerge come tale operazione dovrebbe essere improntata sulla scorta delle interpretazioni giurisprudenziali in quanto non vi sono specifiche normative di settore che consentono, giuridicamente, tale attività". Ed ecco che Mallamaci fa ricorso alle sue conoscenze politiche e contatta Nicola Adamo.

Questo il contenuto dei una parte dell'intercettazione. Abruzzo:"Mimmo ti dico che ci sia una legge che te lo consente no, è un'interpretazione della legge in base alla giurisprudenza". Mallamaci:"E chi se la prende la responsabilità?"- Abruzzo:" E se la deve prendere chi se l'è presa in quel Comune che gli ha dato ad esempio, la Regione che gliel'ha dato, gli hanno fatto una proroga di convenzione...". Mallamaci:" in questo caso la responsabilità se la prende la Regione ora chi se la prende la responsabilità di questo tipo? Si deve andare vedere il commissario attuale": Abruzzo: " Sì". Mallamaci: "quindi la politica!". Abruzzo: "sì la politica, ora è tutta una questione politica assolutamente perché non c'è". Mallamaci: "allora va bene..domani se vedo Nicola (Adamo- scrivono fra parentesi i Carabinieri) gli dico già questa cosa pure". Abruzzo: "Perché non 'è una legge, c'è un'interpretazione". Mallamaci: "Quindi sistemiamo prima questa cosa e poi andiamo avanti..così io sono più tranquillo".

"Da qui- chiosa il gip- si evince come l'ampiezza della sfera economica che ruota intorno al mantenimento della convenzione per la gestione dell'impianto di depurazione contribuisce a spiegare l'attivo interesse del Mallamaci ad individuare in ambito locale specifici referenti amministrativi e politici". Mallamaci infatti, il giorno dopo questa conversazione contatta telefonicamente Adamo il quale però sta poco bene e i due si aggiornano ad altra data. Si arriva al tre maggio del 2016 e i due si risentono telefonicamente. In questa occasione "Mallamaci chiede ad Adamo di fissare un incontro con il commissario del Corap, nella persona del dottore Giulio Oliviero. Mallamaci: «sai che ti volevo dire intanto, prima di finire questo bordello, riesci, non so se hai rapporti se non, a fissarmi un appuntamento comunque a segnalarmi tra virgolette col commissario del Corap...con il dottore non so se sia Oliverio...come si chiama..col commissario, vorrei avere la possibilità insomma di essere...fissato un appuntamento». Adamo riferisce tutta via di non essere in ossesso del recapito telefonico del commissario del Corap ma comunque si adopererà per rintracciarlo. Adamo: «non ho il numero ma lo rintraccio e di faccio sapere...» . Mallamaci quindi si sarebbe attivato, anche tramite le proprie entrature provenienti da rappresentanze politiche, per avere un incontro con il commissario del Corap avente ad oggetto la questione relativa alla proroga della convenzione "al fine- scrive il gip- di indirizzare nel senso a lui favorevole la procedura di rinnovo". Il Corap infatti, è l'ente pubblico economico e strumentale della Regione Calabria istituito attraverso l'accorpamento del consorzio Asi di Catanzaro e degli altri quattro consorzi provinciali. Mallamaci contatta una terza volta Nicola Adamo il 6 maggio del 2016 al quale sollecita di organizzare quell'incontro con il commissario del Corap. Mallamaci: «...solo se chiami a questo e mi fissi un appuntamento...pensavo che potessi fare una telefonata». "La risposta di Adamo- scrivono gli inquirenti- è alquanto evasiva soprattutto in virtù dell'opportunità di non interloquire telefonicamente sull'argomento con il commissario. Adamo: «fino a lunedì non mi posso muovere da qui...ma non posso farlo...bisogna parlare...mh..capito? Ci debbo andare a Catanzaro e non mi posso spostare, se no domani mattina, a mezzogiorno, mi scadono i termini e rischiamo che mi...fino a sabato alle dodici ci sono..no..no non vale la pena per telefono..voglio dire vacci a parlare...hai capito?».

Sono gli stessi inquirenti ad ammettere che nei successivi contatti fra i due non si fa più cenno alla proroga per la Iam e quindi all'incontro con il commissario. "La motivazione- si legge nel decreto di sequestro- il Mallamaci rassegnerà le proprie dimissioni da amministratore delegato della Iam spa".