Arghillà, da "terra di nessuno" a "cosa di tutti": la lettea aperta di Paolo Cicciù, presidente CSI Reggio Calabria

«Mister, ogni minuto ci sono i ragazzi che giocano». Il whatsapp di Christian è farcito di emoticon con cuoricini e facce che ridono. Lui vive in un casermone che fa da "spalti" al nuovo campetto di Arghillà Nord. Tra i colossi di cemento, infatti, è (ri)sorto uno spazio libero, in terra battuta. Un luogo vintage che, però, profuma di novità. Era un canneto, poi trasformato in ricettacolo di furti, una sorta di deposito, e – infine – divenuto discarica a cielo aperto.

Storie di ordinaria marginalità, ai confini di una Città metropolitana che – grazie all'iniziativa dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) – è riuscita a intervenire con una bonifica mai vista prima: l'immondizia, spesso bruciata, che costeggiava il ciglio stradale è stata rimossa così come sono stata (ri)accese le lampadine dell'illuminazione pubblica. Infine, anche quel campetto è stato realizzato grazie a uomini e mezzi della Pubblica Amministrazione. Un regalo che i ragazzi di Arghillà avevano iniziato, in verità, a impacchettarsi da soli: armati di pale e rastrelli avevano avviato la fase di bonifica del terreno comunale assieme ai volontari del Csi che, in virtù del progetto "Lavoro di Squadra" con Action Aid e il Consorzio Macramé, sta "giocando" con venti adolescenti del quartiere. «Ragazzi fuori», per parafrasare il titolo di un film anch'esso vintage, dal circuito scolastico e lontani dal cercare (e trovare) una prima occupazione legale.

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La grande forza dell'idea dell'Anm è stata quella di far uscire i magistrati dagli uffici giudiziari. Uomini dello Stato che si sono «contaminati» con le forze positive del territorio: svestita la toga e indossata la tuta sono stati i primi a proiettare l'attenzione collettiva proprio su Arghillà, quella che alcuni media nazionali (a ragione) avevano definito «la terra di nessuno».

Adesso Arghillà è di qualcuno: è di Christian, di Stefano, di Mimmo, di Eleonora e di tanti altri. Residenti e non: Arghillà è «cosa di tutti». E per questo è necessario dare seguito alla straordinarietà del 22 maggio con azioni concrete e continuative. Occorre varare un piano–speciale, coinvolgendo la città, ma anche il Paese; saper intercettare i fondi pubblici e privati, per proseguire sul cammino appena iniziato. Dal potere dei sogni alla forza dei segni, il passo può e deve essere breve. Ognuno secondo la propria vocazione.

Arghillà Nord, quel Largo Modenelle adesso (ri) nominato piazza Don Italo Calabrò, deve diventare il simbolo della rinascita di tutti i reggini onesti. Il fallimento, come la legge dello sport insegna, è – però – dietro l'angolo. Basta cullarsi troppo dei risultati ottenuti. Reggio, il 22 maggio, ad Arghillà non ha vinto. Forse ha solo pareggiato i conti con la propria coscienza.

Paolo Cicciù - presidente provinciale del Csi Reggio Calabria