La Storia, il nuovo cd di Otello Profazio, tra i finalisti della Targa Tenco come miglior album in dialetto

A sessantacinque anni dall'esordio, l'antesignano del folk revival in Italia e il penultimo dei cantastorie -come ama definirsi- lascia ancora il segno, convincendo ed emozionando: l'ultimo album di inediti di Otello Profazio, La storia, da poco edito da Squilibri, è stato selezionato da una giuria qualificata di oltre 300 giornalisti e critici musicali nella cinquina dei finalisti che si contenderanno la Targa Tenco come miglior album in dialetto dell'ultimo anno.

Dimostrando di avere ancora molto da raccontare e cantare, infatti, Profazio ha allestito una narrazione originale e imprevedibile, ponendosi ancora una volta al confine tra due mondi -tradizione e modernità- per prendere dall'uno motivi e suggestioni da far rivivere nell'altro, nel personalissimo equilibrio tematico ed espressivo che da sempre caratterizza la sua rivisitazione dei patrimoni popolari. Al suo ingegno, affinato in anni e anni di palestra sul campo, si devono in particolare quelle straordinarie doti mimetiche e ricettive per cui sembra trovarsi sempre in sintonia con gli umori più profondi delle comunità di riferimento: capacità e doti che risaltano in modo particolare in questo suo nuovo disco, in apparenza così diverso da tutti gli altri della sua imponente discografia.

Le 18 tracce si svolgono nella successione di diversi registri espressivi di cui Profazio ha già dato prova in precedenza ma di volta in volta e separatamente: il tono drammaticamente epico del pezzo d'apertura, la delicata intonazione lirica dei canti d'amore, l'andamento scanzonato e irriverente di gran parte delle canzoni di denuncia fino all'irruzione improvvisa di altri brani senza un nesso evidente con gli altri, come l'omaggio che rende a Fabrizio De André con Donna Vicenza.

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Quasi una summa dei lavori precedenti sul piano stilistico, questo nuovo album si prospetta in realtà come "una seconda Italia cantata dal sud ma più meditata e più sofferta" perché composta dopo la caduta di ogni speranza. Lo stupore del vecchio isolano, rispetto a cambiamenti politici che lasciavano inalterata la sua condizione, ha ceduto così il posto a un silenzio sordo ad ogni tentazione ideologica ma gravido di parole che non possono esprimersi se non sotto forma di sfregio, sberleffo e invettiva. Una situazione di resa incondizionata dove non è più tempo neanche di eroi solitari, con le cui gesta compensare le distorsioni della storia e lenire le ferite del cuore, e neanche di briganti intenti a vendicare torti e a riparare a ingiustizie. Secoli e secoli di storia non sono passati invano. Le scorie si sono sedimentate nella carne delle vittime e ne hanno appesantito il passo, obbligandole a camminare carponi a terra. In questa regressione a uno stadio primordiale riaffiorano sentimenti e stati d'animo ancestrali e, con loro, quegli umori malmostosi rimossi da altre rappresentazioni dei ceti popolari in quanto grevi, ineleganti e 'qualunquistici', quando altro non erano che spie di un malessere profondo che andava compreso prima che deflagrasse facendo strame attorno a sé di ogni proiezione in avanti.

Profazio però è tutt'altro che rassegnato a quel cinismo bieco che pure dovrebbe derivare da questi distillati di vita, come è emblematicamente attestato dal pezzo d'apertura, su testi inediti di Ignazio Buttitta, La storia. Ballata consolatoria del popolo rosso in cui rende omaggio ai combattenti di ieri e a quanti con generosità e passione hanno animato ambiziosi disegni di rinascita.

Con scritti di Domenico Ferraro e Nicola Scalferri, il cd-book La storia, edito da Squilibri, nelle migliori librerie e negli store digitali.