Reggio, Centro dialisi all’ex-Enpas entro un anno: ma il ‘tavolo’ si aggiorna a fine mese. Scura: "Se avessi una malattia seria? Mi curerei qui"

tavolo prefettizio BEST-800x600di Mario Meliadò -  Il vertice di ieri pomeriggio in Prefettura circa i pazienti dializzati di Reggio Calabria (e non solo), da lunghi anni costretti quasi sempre a traghettare in direzione Messina per potersi curare, s'è chiuso con la convergenza su un nuovo Centro dialisi reggino che rappresenta però la soluzione di medio termine, visto che sarà realtà non prima di un anno.

Di sicuro, ai nastri di partenza l'incontro vedeva alcune legittime aspettative.
Per esempio, da parte dell'Aned (Associazione nazionale emodializzati): «Intanto, speriamo che questo tavolo tecnico sia quello definitivo – ha affermato prima dell'inizio dei lavori il segretario regionale dell'associazione Antonio Montuoro – e ci aspettiamo che risolva due problemi: intanto, che si risolva finalmente questo dramma umano, dei pazienti costretti da circa 10 anni a dializzare in Sicilia, e questo può avvenire in tempi rapidi esclusivamente con un terzo turno provvisorio agli Ospedali Riuniti. E poi, avviato questo terzo turno, che finalmente l'Asp reggina individui una struttura in cui realizzare questo Centro dialisi nella città di Reggio». Rimane la nota criticità: per logica e organizzazione, non può essere un'azienda ospedaliera come il Grande ospedale metropolitano a occuparsi di un servizio tipico della Sanità territoriale. Come ammesso senza problemi dallo stesso Montuoro: «In linea di principio, è assolutamente così. Del resto, ospedali hub come quelli di Reggio, Catanzaro e Cosenza debbono trattare le acuzie. Però, in una situazione drammatica come quella venutasi a creare da 10 anni in qua, è evidente che questo terzo turno, ribadisco in via temporanea, potrebbe finalmente eliminare il dramma umano di questi pazienti e delle loro famiglie. A regime è chiaro che invece serve un Centro dialisi, che possa far fronte al fabbisogno reggino, definito in 20 posti tecnici, ovvero 40 pazienti in due turni, che possano dializzare a giorni alterni: è quella la misura in grado di risolvere definitivamente la questione, previa autorizzazione da parte del Dipartimento regionale Tutela della salute».

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Già: perché nessuno pensava che il commissario governativo per il Piano di rientro dal maxidebito in Sanità, e soprattutto neocommissario dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, Massimo Scura, si sarebbe presentato praticamente già con la soluzione in tasca. «Ci presentiamo con una proposta organica: riadattare una struttura dell'Azienda, per realizzare 16 posti-rene fissi: e quindi 16 per due turni sono 64 dializzati a giorni alterni. Tenendo conto poi che ci sono tre nuovi posti-rene al 'Tiberio Evoli' di Melito Porto Salvo e altri cinque allo 'Scillesi d'America' a Scilla, dovremmo senz'altro fronteggiare adeguatamente il fabbisogno. La struttura reggina sarà all'ex-Enpas», insomma quello che da anni è il Poliambulatorio di via Placido Geraci.
Ok, ma la convenzione in atto da tempo coi privati? Sul punto, Scura non tentenna di certo: «Noi siamo fondamentalmente contrari a che il privato gestisca la dialisi. In via temporanea qualcuno andrà a Melito, qualcuno a Scilla, per circa 12 posti-rene si attiverà il Grande ospedale metropolitano».

Restano i nodi da sciogliere: il dg dell'Azienda ospedaliera reggina Frank Benedetto ad esempio afferma che «la prima cosa che va risolta è non far andare più questi pazienti in Sicilia, però il Grande ospedale metropolitano già gestisce 86 pazienti su due turni. Ci hanno chiesto di fare un terzo turno, che sarebbe un turno notturno: non può essere 'la soluzione', ma giusto una soluzione temporanea, in emergenza e per un brevissimo periodo. Possibili problemi di salute per i pazienti, a causa dell'aumento della pressione? Da medico dico: condivido, è anche per questo che il terzo turno può solo caratterizzare una risposta immediata ma per un brevissimo periodo di tempo: tre mesi, quattro mesi al più. Su questo fronte, abbiamo avuto l'autorizzazione ad assumere i medici che abbiamo già preso. E abbiamo chiesto l'autorizzazione a tempo determinato per cinque infermieri, che ci è stata immediatamente concessa: i telegrammi sono già partiti e due di loro hanno già preso servizio, gli altri tre prenderanno servizio nei prossimi giorni. Ma c'è un problema: queste persone per svolgere questo tipo d'attività debbono essere formate, e non stiamo parlando di una formazione semplice ma di una formazione che dura dai due ai tre mesi, in base alle competenze e alle esperienze pregresse di servizio-dialisi. Per altro verso, in questa settimana s'è lavorato per la soluzione definitiva e io credo che questo 'tavolo' debba produrre un documento definitivo per la città. Intanto, anche per offrire assistenza di maggiore qualità possibile, noi in parallelo abbiamo pensato di ampliare di 3 posti-rene diurni il Grande ospedale metropolitano: naturalmente, per riuscirci dovremo procedere a dei lavori, ampliare il nostro centro di osmosi... Siamo uno dei maggiori centri ospedalieri d'Italia a svolgere un'attività di questo tipo, che peraltro non ci competerebbe, ma intendiamo spenderci anche su questo fronte, anche perché la seconda o terza Dialisi d'Italia partì proprio all'ospedale di Reggio Calabria. Finché non sarà pronto il nuovo Centro dialisi, noi ci saremo e daremo una mano d'aiuto significativa, proprio perché cerchiamo di risolvere il problema».

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...Certo, però, secondo Scura lo sforzo temporaneo da offrire è differente: «Ci stiamo adoperando affinché tutto venga allestito nel miglior modo e nel minor tempo, ma forse un quadrimestre è troppo poco. Per centrare l'obiettivo suppongo che ci vorranno otto-nove mesi (secondo altri soggetti, in realtà potrebbero essere necessari più di due anni, ndc): perché è una struttura già nostra in cui lavorano persone alle dipendenze dell'Asp reggina che dobbiamo spostare, e abbiamo già valutato come e dove; il finanziamento per realizzare la nuova struttura, coi posti-rene e tutti gli impianti necessari sarà sull'ordine del milione di euro e abbiamo trovato anche quello, ieri, dialogando col Dipartimento Lavori pubblici tramite una leggera rimodulazione dei finanziamenti residui ancòra a disposizione».

Dopodiché, come accennato già ieri, su precisa domanda posta da ilDispaccio.it il bi-commissario Massimo Scura non s'è minimamente tirato indietro davanti alle domande sulla governance, e in particolare su quale veste rivestisse specificamente in seno all'incontro sui dializzati e su come stia affrontando, più in generale, il doppio ruolo: «Io sono qui in quanto soggetto attuatore dell'Asp di Reggio Calabria, chiamato per questo: il fatto che io abbia anche la veste di commissario governativo, semmai, rafforza la mia qualità di soggetto attuatore. Ma visto il quesito, ne approfitto per dire che non c'è alcuna incompatibilità tra le due cariche: non c'è un controllore-controllato, come qualcuno superficialmente ha detto e scritto. Io non faccio il direttore generale. E se anche facessi il dg, be', i direttori generali non dipendono mica dal commissario governativo: quindi, io non controllo un direttore generale, semplicemente mi prendo anche le sue funzioni e le gestiscono in qualità di soggetto attuatore, alias commissario».
Vistoso cerotto al collo, Massimo Scura non ha avuto problemi neppure nel far cenno ai propri problemi di salute e a come abbia scelto d'esercitare la sua libertà di cura: «Io avevo da curarmi, e l'ho fatto in Calabria. Per fortuna non ho avuto necessità d'interventi chirurgici particolari, questo va detto. Ma non c'è dubbio che, facciamo i dovuti scongiuri..., se dovesse capitarmi un problema oncologico o un problema cardiologico, per capirci, io mi curerei qui in Calabria».

Sia come sia, malgrado alcuni trionfalismi che avevano preceduto la riunione a Palazzo del Governo, in realtà il 'tavolo' prefettizio di ieri (che ha visto partecipare, tra gli altri, il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà ma anche il dirigente sindacale Anaao Gianluigi Scaffidi, «in rappresentanza del deputato del Movimento Cinquestelle Francesco Sapia, che è un dializzato e anche per questo conosce particolarmente bene la questione») non sarà l'ultimo; anzi, in una nota stampa il prefetto reggino Michele di Bari fa sapere che tornerà a riunirsi a fine mese, pur prospettando fin d'ora una «soluzione condivisa» in grado di fronteggiare «i disagi, i disservizi operativi e le costose migrazioni extraregionali» per i pazienti dializzati.
Stando alla Prefettura, i degenti assorbiti dal "Tiberio Evoli" entro fine settembre saranno 12, mentre gli ulteriori tre «posti tecnici» che saranno attivati dal Grande ospedale metropolitano reggino consentiranno di dializzare altri 12 pazienti, di qui a tre mesi (proprio in relazione ai tempi per la formazione dei paramedici). E la reale Soluzione, cioè l'adeguamento del centro ex-Enpas che ospiterà appunto 16 posti tecnici per 64 pazienti complessivi, sarà realizzata in capo a «dodici mesi», fa sapere Palazzo del Governo.