‘Ndrangheta e politica, il “signor X” e quel sindaco con un piede nella MetroCity che si vantava della vicinanza alla cosca Alvaro

rossi francescoaltradi Mario Meliadò - L'ossatura dell'operazione Iris («Non nel senso del fiore, ma come l'iride – ha spiegato il comandante provinciale di Reggio Calabria dell'Arma dei Carabinieri, colonnello Giuseppe Battaglia –, come l'iride, a testimoniare tutti i colori, la vastità a tutto campo delle loro attività illecito, sia dal punto di vista territoriale, sia per l'ampiezza degli interessi che venivano gestiti dentro questo pseudosantuario aspromontano di contrada Scifà») è senza dubbio collegata al totale asservimento di certi pezzi di politica reggina al volere delle 'ndrine, stando alla ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Ha evidenziato già il comandante provinciale che, oltre alle questioni di piccolo cabotaggio e alle infiltrazioni in appalti molto più significativi come l'elettrodotto di Rizziconi, l'altra attività fondamentale espletata dalla 'ndrina Alvaro (e dalle altre che nel casolare di contrada Scifà usavano riunirsi) «era appunto l'incontro con amministratori pubblici, e in particolare con l'allora vicesindaco di Delianuova Francesco Rossi, che tentava di fare carriera politica, poi ci riuscì diventando successivamente sindaco, compartecipando completamente ai fini dell'organizzazione e dando supporto agli Alvaro e ricevendone sostegno. Tutto questo è uno scenario particolarmente inquietante perché si tratta di un Comune importante dell'area aspromontana, con cui tutti noi in questi anni abbiamo avuto rapporti. Ma – rileva il colonnello Battaglia – questo dimostra comunque come l'attività investigativa dell'Arma dei Carabinieri sia, alla fine, in grado di ricostruire queste dinamiche e portare giustizia in quei territori che ne hanno tanto bisogno».

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«Attraverso l'attività dell'Arma, noi abbiamo monitorato degli incontri, dei contatti dell'allora vicesindaco con gli Alvaro – specifica dal canto suo il procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri –, e in particolare la partecipazione a una riunione in cui non si parlava di un mero fatto specifico, ma dell'intera posizione dell'allora vicesindaco all'interno dell'Amministrazione e della 'tutela' che lui chiedeva agli Alvaro in quanto oggetto, in quel frangente, di un attacco intimidatorio che secondo lui avrebbe rapidamente potuto portare allo scioglimento dell'Ente locale. In realtà, quello che abbiamo riscontrato dalle stesse parole dei partecipanti a quell'incontro e dalle ammissioni dello stesso Rossi in quell'occasione, è una 'messa a disposizione' completa... una serie d'accordi preelettorali di cui alcuni partecipanti gli contestavano l'inosservanza e che il vicesindaco deliese invece ribadiva d'aver compiutamente osservato. Gli si contestava di non aver posto a disposizione di tutti, cioè d'appartenenti a cosche diverse, la sua attività; e lui per parte sua chiedeva agli Alvaro... non alle Istituzioni, dunque, ma alla 'ndrina, che intervenisse un chiarimento. Che venissero chiamati questi soggetti individuati come oppositori e che, badate bene, non lamentavano il mancato corretto svolgimento delle attività, ma di non aver ottenuto ciò di cui s'era discusso prima del voto... chiedeva dunque questa tutela agli Alvaro, ai quali lui stesso riteneva d'essere vicino; e gli Alvaro lo ritenevano a loro vicino».

Si tratta di un vertice svoltosi nell'ottobre di cinque anni fa, da lui affrontato «in un clima di piena sintonia e unità d'intenti coi vertici del sodalizio», evidenziano dalla Procura distrettuale.
C'è anche da dire che Rossi aveva al tempo pure la delega ai Lavori pubblici: ed ecco che la presunta violazione contestatagli, relativa alla definizione dell'allora Piano regolatore e della lottizzazione della zona di Carmelia (che avrebbe peraltro interessato pure Comuni diversi da quell di Delianuova), una «questione tipicamente da Consiglio comunale – è stato rilevato in conferenza stampa –, ma portata invece davanti al clan Alvaro», nell'intento di far dirimere proprio ai 'mammasantissima' la delicata questione, in modo da fare al contempo desistere gli oppositori dell'inarrestabile ascesa politico-amministrativa di Rossi.

Nelle carte sapientemente affastellate dalla Procura c'è poi la posizione delicatissima di un candidato di centrodestra alle Regionali 2014 per la circoscrizione di Reggio Calabria. Uno dei due-tre, si chiarirà poi chiacchierando coi cronisti, ad avere avuto galloni da consigliere a Palazzo San Giorgio ma senza aver mai fatto ingresso a Palazzo Campanella (il calcolo è presto fatto, specie per chi ha buona memoria politico-elettorale...).
Questo politico reggino (non della Piana, ma invece assai attivo a Reggio città), sì candidato per una delle liste della coalizione di centrodestra 4 anni fa ma poi non eletto, avrebbe a sua volta partecipato ai summit con le cosche in contrada Scifà, proprio per avere appoggio elettorale: «S'era rivolto anche lui agli Alvaro, come per altri casi verificatisi in passato. I carabinieri hanno ricostruito giusto l'incontro svoltosi con alcuni maggiorenti della cosca, che già prima di recarsi all'incontro, conversando fra loro, si prefiguravano i discorsi che avrebbero fatto a questo politico: "Noi non abbiamo alcun motivo affinché tu non venga eletto, anzi. Tu pensa agli interessi tuoi, ché noi penseremo ai nostri". Quindi – argomenta Bombardieri – i commenti successivi all'incontro stesso, in cui tutto si dava per scontato e si riteneva contento degli esiti dell'incontro lo stesso candidato al Consiglio regionale, ci conducono a pensare che l'incontro si sia svolto regolarmente e che tra le parti si sia raggiunto un accordo che però, purtroppo per il candidato e per fortuna per la Democrazia, non ha poi però portato all'elezione di questo politico a Palazzo Campanella. Se è indagato? C'è una serie di soggetti indagati, fin qui non oggetto di fermo e in relazione ai quali sono in essere vari approfondimenti investigativi».
Non è difficile intuire che, salvo sfracelli, l'identità di questo politico 'X' verrà presto resa nota.

Resta il fatto che, negli anni a seguire, Rossi di Delianuova diventò sindaco (nel 2015, succedendo a Rocco Corigliano) e giusto un paio di mesi fa anche consigliere metropolitano reggino, subentrando al dimissionario Salvatore Mafrici: per ironia della sorte, entrando così a Palazzo Alvaro... ma l'Alvaro di specie, Corrado, era di ben altra risma.
E nell'occasione dell'insediamento Francesco Rossi s'era anche mostrato commosso fino alle lacrime, ribadendo solennemente il proprio «costante impegno a favore della collettività».
Ma, stimolato dal cronista al riguardo, il procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri smorza ogni curiosità: «L'indagine in questione riguarda un ben preciso spaccato temporale, durante il quale Rossi a Delianuova era vicesindaco. Quell'arco temporale è oggetto di questa parte di procedimento ostesa con il fermo; riguardo al resto... non ritengo di rispondere».