“Obiettivo Internazionalizzazione”, l’incoming della Camera di commercio targata Tramontana: 13 buyer in riva allo Stretto per scoprire l’agroalimentare “made in Reggio”

TramontanaNinni7novembrebuonadi Mario Meliadò - Cinquanta imprese. Tredici buyer, compratori del segmento import-export di Australia, Canada, Usa e, per l'Europa, Regno Unito,Belgio, Svezia ed Estonia, in riva allo Stretto a scoprire le meraviglie della tipicità calabrese, le delizie gastronomiche e – più in genere – agroalimentari "made in Reggio Calabria" per poterle eventualmente commercializzare nei Paesi di provenienza.

Questo, alla "Luna Ribelle" presso la Torre Nervi del Lido comunale di Reggio Calabria, il secondo e cruciale giorno della seconda sessione del programma d'incontri d'affari Obiettivo Internazionalizzazione 2018 (iniziato ieri, e che si protrarrà fino al 10 del mese): a promuovere l'iniziativa, la Camera di commercio reggina e in particolare il suo presidente Ninni Tramontana, decisissimo fin dall'inizio del suo mandato a spingere all'inverosimile sul tasto dell'internazionalizzazione del prodotto delle aziende reggine.

Un tasto impervio, ma non più impossibile, dopo i più che incoraggianti risultati parziali del primo semestre di quest'anno: +55,9% dell'export nel Reggino, da quasi 92 a oltre 143 milioni di euro. E quel magico dato, +51 milioni, «spiega quasi i due terzi della crescita regionale (+81 milioni di euro)», fanno notare dall'Ente camerale reggino.

Impetuosa la crescita d'importazioni di "made in Reggio Calabria" da parte della Spagna (+4,6 milioni) e della Germania (+3,4 milioni), quanto all'Europa; ma sono Nuovo e Nuovissimo Continente le (relative) sorprese, con un'interessantissima performance da circa +10 milioni di euro sia negli Usa (che dai 5 milioni d'importazioni da Reggio e provincia nel primo semestre 2009 sono planati a poco meno di 26 milioni di euro) sia in Australia.

Un momento magico, presidente Tramontana, specie se rapportato alle altre province calabresi... no?

«Ha detto bene. Oggi Reggio Calabria traina l'export calabrese: questo +56% rispetto all'anno precedente, per +51 milioni di euro in cifre assolute, a fronte del +81 milioni su scala regionale, ci fa ben sperare che la strada dell'internazionalizzazione sia effettivamente la strada giusta per la nascita di un'economia forte e solida, nella nostra realtà metropolitana».

E conta molto l'agroalimentare, cui peraltro è dedicato questo focus B2B..

«In atto, l'agroalimentare per l'economia del Reggino rappresenta un punto di forza. Complessivamente, peraltro, sono quattro i settori trainanti: oltre a questo, il chimico nel senso dell'industria delle essenze agrumarie, il metalmeccanico e quello delle apparecchiature elettriche. Ma la 'parte del leone' la fa proprio l'agroalimentare: per questo, abbiamo deciso di dedicare a questo segmento questi giorni d'incontri tra i 13 buyer aderenti all'iniziativa e le imprese reggine, puntando su un settore forte perché rappresentato da aziende ben strutturate, che hanno possibilità e capacità di andare oltreconfine. Dunque per il momento ci stiamo concentrando su questo fronte, perché rappresenta un segmento forte e composto da imprese davvero già pronte a esportare: ma, ripeto, non è né sarà l'unico settore su cui la Camera di commercio sta puntando».

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Come si svolge questa "cinque giorni"?

«Ieri, un primo gruppo d'operatori import-export ha fatto visita ad alcuni stabilimenti. Oggi alla "Luna Ribelle" i buyer incontreranno 24 aziende, domani al "Castello degli dei" di San Giorgio Morgeto ne incontreranno altre 23, in incontri business-to-business e di degustazione; il 9 e il 10, invece, porteremo i compratori all'interno delle aziende. Perché è importante dare l'opportunità di degustare e contrattare il prodotto agroalimentare; però poi il buyer vuol visitare l'azienda produttrice, per capire se davvero "dietro" il prodotto c'è un'impresa strutturata. Li porteremo in giro per tutto il territorio della Città metropolitana, cercando di farli innamorare dei prodotti, ma pure del territorio».

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Tra i punti interrogativi, spesso, c'è la safety dei processi produttivi; la stessa che, per esempio, per anni ha reso incommerciabili oltreconfine i prodotti suini reggini e calabresi.

«In effetti, alcuni nostri prodotti presentano delle difficoltà per essere esportati, anche se in molti casi queste difficoltà si sono affievolite. Il salume di suino nero di Calabria, ad esempio, fino a poco tempo fa aveva grossi problemi a trovare canali per l'esportazione in Paesi come il Canada; oggi una nostra azienda riesce a esportarlo in Canada, svolgendo tutti gli esami previsti e munendosi di tutte le necessarie autorizzazioni, e quest'opportunità gliel'ha data proprio la Camera di commercio, grazie a un contatto sviluppato l'anno scorso proprio durante una nostra azione d'incoming... Ma su determinati prodotti, i problemi permangono».

Oggi, malgrado i concreti e riscontrabili passi in avanti, resta comunque a un punto morto il dato strutturale. Le aziende reggine esportano soltanto per 143 milioni di euro sui 232 miliardi di euro del "made in Italy", incarnandone dunque lo 0,06% appena (a dispetto della crescita tumultuosa, specie se comparata al dinamismo degli altri territori calabresi).

Presidente Tramontana, rimane la circostanza che le esportazioni da Reggio Calabria e territorio metropolitano sono ferme allo 0,06%: senza nulla togliere al resto del Paese, ancòra obiettivi davvero pregnanti paiono lontani...

«Sicuramente, in valore assoluto rappresentiamo solo un piccolo tassello dell'export nazionale. Questo però non ci deve certo scoraggiare, anzi, deve stimolarci sempre di più per cercare d'aggredire quella parte di mercato che, per le nostre aziende, è davvero rappresentato dal mondo intero. Come aggredirla? Intanto, rendendo più competitive le nostre aziende, e qui stiamo lavorando, stiamo operando sull'innovazione e per digitalizzarle, perché modernizzare le aziende significa anche renderle più competitive. Stiamo lavorando pure sulla formazione, per l'imprenditore come per il dipendente: avere all'int4erno un capitale umano altamente formato è un altro punto di forza, per un'aziende che vuole affacciarsi oltreconfine. E poi, opportunità come queste, in cui all'impresa reggina diamo la possibilità di conoscere aziende importatrici. Un fronte sul quale spingeremo sempre di più. Però non dite che rimane tutto fermo, perché non è vero. E anche sul fronte turistico, ancòra siamo piccoli ma i numeri sono costantemente in crescita: e se i nostri numeri aumentano, questo implica opportunità per le nostre imprese, maggior produzione e più commercializzazione».

Un momento magico, presidente Tramontana, specie se rapportato alle altre province calabresi... no?

«Bisogna capire bene di cosa la nostra Città metropolitana deve vivere. I dati ci ricordano i già menzionati settori in forte espansione: quindi, è obbligatorio puntare sull'agroalimentare. Ma come già accennato anche sul turismo, visto che i 700 tour operator venuti a Reggio Calabria per il meeting Drv sono stati entusiasti del nostro territorio e delle sue potenzialità. Ovviamente, anche questi operatori turistici hanno evidenziato gli aspetti meno convincenti; quelli infrastrutturali, in particolare, ma anche in alcuni servizi all'interno delle nostre strutture ricettive. Il che significa che bisogna lavorare per migliorare l'offerta turistica».

E quest'enorme polo di stoccaggio che al Porto di Gioia Tauro ha preso in carico un importantissimo gruppo di trasformazione di prodotti ittici? Può aiutare?

«La notizia di ieri, che il gruppo Callipo s'insedia al porto di Gioia, non può che lasciare un segno positivo; anche per il porto stesso, che finalmente va avanti in termini di diversificazione, lasciando il mero fronte del transhipment. E se pure quest'insediamento dal punto di vista della forza-lavoro non significherà migliaia di posti di lavoro, rappresenta pur sempre una piccola opportunità che, messa in fila ad altre piccole e preziose opportunità dello stesso segno, consentirà d'incidere su una crescita dell'area portuale gioiese. Sull'internazionalizzazione del prodotto? E certo, anche: per l'azienda, ovviamente, su questo fronte ci saranno tante facilitazioni. Ricordo, a tale proposito, che al porto di Gioia Tauro esistono tante piccole realtà che offrono cruciali servizi, in questo caso per l'agroalimentare, ai fini dell'esportazione, perché autorizzate ad esempio al trasporto oltreoceano. Anche quella filiera va alimentata, proprio perché l'attività portuale a Gioia non si fermi soltanto alla movimentazione-container».