Corruzione e ‘ndrangheta per creare un impero da 212 milioni di euro: maxisequestro agli imprenditori Gallo e Scali

confsequestroscaligallodi Claudio Cordova - Il grimaldello attraverso cui sarebbero riusciti a penetrare, per diversi anni, all'interno della Pubblica Amministrazione sarebbe la corruzione di funzionari infedeli. L'ingente patrimonio accumulato (e oggi sequestrato) deriverebbe, invece, dagli stretti rapporti con la 'ndrangheta. La Guardia di Finanza, che ha eseguito l'operazione, stima in 212 milioni l'impero degli imprenditori Domenico Gallo e Gianluca Scali. Dalla Locride (il primo è originario di Bovalino, il secondo di Roccella Jonica) avrebbero esteso i propri interessi in mezza Italia, muovendo denaro anche verso l'estero. Molte delle società e dei beni sottoposti a sequestro, infatti, non si trovano in Calabria, ma a Roma oppure in Lombardia e in Piemonte.

Ora, però, il maxisequestro potrebbe porre fine agli affari dei due imprenditori operanti nel settore edilizio. Il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ha accolto l'impianto accusatorio portato avanti dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Gaetano Paci e dal pm della Dda, Gianluca Gelso.

Se, da un canto, gli ufficiali della Guardia di Finanza e i magistrati reggini hanno sottolineato come tale attività sia finalizzata a restituire beni economici di fatto sottratti alla cittadinanza, per via delle condotte criminali dei due imprenditori, dall'altro il procuratore Bombardieri ha sottolineato come l'obiettivo sia quello di continuare a far lavorare le aziende, anche se sotto sequestro, proprio per non alimentare il falso mito della capacità di 'ndrangheta e illegalità di creare posti di lavoro, che poi andrebbero in fumo con il ripristino della legalità.

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I provvedimenti che hanno colpito Gallo e Scali mettono insieme e valorizzano diverse indagini condotte non solo dalla Procura di Reggio Calabria, ma anche in altre zone d'Italia. A cominciare dall'inchiesta "Cumbertazione" condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, conclusasi nel 2017 con l'esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone, indagate - a vario titolo - dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, ma anche turbativa degli appalti Nell'ambito di tale procedimento, attualmente pendente innanzi al Tribunale di Palmi, Gallo e Scalisono imputati per il delitto di associazione mafiosa. I due, operando in sinergia e attraverso le imprese a loro riconducibili, erano risultati in grado di controllare le commesse per le forniture di calcestruzzo e di conglomerati bituminosi imponendo le proprie forniture anche per la realizzazione di lavori facenti capo al predetto gruppo imprenditoriale dei Bagalà, collegati alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro. Gallo e Scali sarebbero stati in affari per anni con i Bagalà. Scali è stato anche raggiunto anche da provvedimento cautelare - successivamente revocato dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria - emesso nell'ambito dell'operazione "Mandamento Jonico", condotta nel 2017 dall'Arma dei Carabinieri nei principali centri della Locride, contro la 'ndrangheta di quei luoghi. Le vicende giudiziarie che interessano l'imprenditore Gallo, invece, hanno inizio con la condanna – divenuta definitiva nel 2005 – per ben 27 delitti di truffa commessi fra il 1985 e il 1991 e per due ipotesi di turbata libertà degli incanti al fine di aggiudicarsi in modo illecito appalti pubblici per la realizzazione di opere nel comprensorio di Bovalino. Lo stesso, inoltre, è stato coinvolto in diverse recenti inchieste giudiziarie. Oltre a "Cumbertazione", l'operazione "Martingala" condotta, nei confronti di un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti tra cui - a vario titolo – quelli di associazione mafiosa, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata all'emissione di false fatturazioni, con l'aggravante - per alcuni di essi, tra cui il proposto - del metodo mafioso, e conclusa nei primi mesi del 2018 con l'esecuzione di 27 provvedimenti restrittivi personali nonché di provvedimenti cautelari reali nei confronti di 51 società - anche estere - partecipazioni sociali, beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo stimato in circa €. 119.000.000. Gallo è gravemente indiziato unitamente – tra gli altri – ad Antonino Mordà e Antonio Scimone, di plurime condotte di intestazioni fittizie di società, al fine di agevolare la commissione dei reati di riciclaggio e reimpiego dei proventi di attività delittuosa, nonché di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.

Ma, come detto, la storia criminale dei due imprenditori (e in particolare di Gallo) riguarda anche altri ambiti territoriali. Gallo, infatti, è stato coinvolto nell'operazione "Chaos" pendente presso il Tribunale di Vibo Valentia – condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e conclusa nel 2017 con l'esecuzione di provvedimenti restrittivi personali, nei confronti di 9 persone, tra cui il proposto, per i reati, tra gli altri, di frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni di ente pubblico e attentato alla sicurezza dei trasporti; nonché di provvedimenti cautelari reali su beni immobili e compendi aziendali per un ammontare complessivo stimato in circa €. 13.000.000. L'imprenditore risulta imputato per i reati di frode nelle pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti e truffa ai danni di enti pubblici nell'ambito dell'esecuzione di un contratto di subfornitura di conglomerato bituminoso, relativo ai lavori di ammodernamento del tratto Mileto – Rosarno dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, risultato inadeguato allo scopo, inducendo in errore la committente "ANAS S.p.a.". Ma il suo nome spunta fuori anche nell'operazione "Amalgama", originariamente svolta dalla Procura presso il Tribunale di Roma - condotta dall'Arma dei Carabinieri di Roma e conclusa nel 2016 con l'esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 21 persone, tra cui il proposto, per il reato, tra gli altri, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione – ed attualmente pendente innanzi al Tribunale di Bolzano. Qui Gallo è indiziato di essere stato promotore e organizzatore di un'associazione per delinquere costituita allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione finalizzati a consentire l'acquisizione, anche in capo a società al medesimo riconducibili, di commesse per la realizzazione di grandi opere pubbliche (tra cui il VI lotto della Salerno – Reggio Calabria e l'Alta Velocità Milano-Genova), attraverso numerosi episodi corruttivi. Per condotte speculari a queste ultime, lo stesso è stato inoltre destinatario di misura cautelare anche nel contesto dell'operazione "Arka di Noè" pendente presso il Tribunale di Genova – svolta dal Nucleo di Polizie Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Genova e conclusa nel 2016 con l'esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di 14 persone per i reati di corruzione, concussione e turbativa d'asta perpetrati - per quanto d'interesse - nell'ambito dei Lavori per le opere del "Terzo Valico dei Giovi".

Un "curriculum" di non poco conto che spinge l'autorità giudiziaria a definire "pericolosi" i due soggetti, anche alla luce della sproporzione esistente tra i redditi dichiarati e le effettive disponibilità dei due. Patrimoni costruiti grazie alla vicinanza alle cosche, tanto della Locride, quanto della Piana di Gioia Tauro.

Complessivamente, è stato disposto il sequestro di 14 imprese commerciali (compresi rapporti bancari, partecipazioni, 69 immobili e 36 veicoli), quote societarie, immobili (fabbricati e terreni, tra cui una villa di pregio), beni di lusso (12 orologi di noti marchi), rapporti finanziari e assicurativi, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in circa 212 milioni di euro.