Omicidio Giacobbe: ergastolo a Guerrisi

Toganuova500 2Un ergastolo, quattro condanne e un'assoluzione. Si è chiuso così il processo "Atlantide" che vedeva alla sbarra i clan di Gioia Tauro. La Corte d'Assise di Palmi ha disposto il carcere a vita per Biagio Guerrisi ritenuto responsabile dell'omicidio di Pietro Giacobbe. L'imputato è, però stato assolto per il tentato omicidio di Luciano Caridi. 18 anni di reclusione invece, sono stati comminati a Cosimo Romagnosi, 16 anni e sei mesi a Ivan Rocco Stillitano e sei anni e due mesi a Giuseppe Stillitano. Questi ultimi due imputati erano accusati di aver compiuto l'estorsione all'azienda che gestiva il canile "Metauros". Ammonta infine, a cinque anni di carcere la condanna per Elio De Leo, l'ex sanitario del Sert di Polistena, ritenuto responsabile del reato di falso. I giudici lo hanno assolto dall'accusa più grave ossia quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Assoluzione anche per Marcello Giacobbe, assistito dai legali Guido Contestabile e Domenico Putrino, accusato dell'omicidio di Rocco Albanese. Era stato lo stesso pm antimafia Giulia Pantano, titolare dell'inchiesta, a invocare l'assoluzione.

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Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, porto e detenzione illegale di armi, estorsione, danneggiamento aggravato, tutti aggravati dall'aver agevolato la 'ndrangheta. L'inchiesta "Atlantide" avrebbe dimostrato l'appartenenza degli indagati ad un'associazione di tipo 'ndranghetista finalizzata, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà, allo sfruttamento delle risorse economiche del territorio attraverso o la partecipazione alle stesse, acquisendone direttamente o indirettamente – tramite intestazioni fittizie – la gestione e il controllo, ovvero con la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo. L'attività ha permesso, infatti, di documentare numerosi episodi estorsivi, consumati e tentati, nonché alcuni danneggiamenti avvenuti tramite incendio o l'esplosione di colpi d'arma da fuoco, effettuati nel medesimo contesto a scopo intimidatorio in danno degli operatori economici. È stato, inoltre, ricostruito come la cosca, con la disponibilità di armi, al fine di realizzare il controllo egemonico sul territorio abbia realizzato accordi con altre organizzazioni criminali calabrese. Nel troncone ordinario del processo c'erano alcuni e episodi di omicidio e tentato omicidio. Episodi avvenuti nel 2005. Al centro dell'indagine dei Carabinieri c'erano il delitto di Luciano Caridi, avvenuto l'undici gennaio del 2005, quello di Pietro Giacobbe, consumato il 12 maggio dello stesso anno; e ancora il tentato omicidio di Santo Antonio Bagalà, avvenuto sempre il 12 maggio 2005 per finire all'omicidio di Rocco Albanese che risale invece al 14 marzo del 2005.