"Siamo i Verdi: persone pure e indignate, ma vogliamo ‘salvare’ Greta… E sui migranti diciamo: basta bugie, ma quale invasione!"

ConfVerdi22maggiodi Mario Meliadò - Quale Sud? Ambiente, territorio, solidarietà risuonava il claim dell'evento con cui i Verdi (lista Europa Verde / European Green Party) hanno presentato il proprio programma elettorale alla libreria Laruffa di Reggio Calabria, in vista dell'appuntamento elettorale di domenica prossima 26 maggio.

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In campo, in particolare, gli eurocandidati Orlando Amodeo (per lunghi anni responsabile dell'Ufficio sanitario della Questura di Reggio Calabria, ma noto soprattutto per il suo impegno come "medico dei migranti", da Crotone a San Ferdinando a Lampedusa), Federico Faccioli, Vincenzo Giordano (ex-Cinquestelle che da tempo ha sposato la causa ecologista), Emanuela Trimarchi e Valeria Votano (appassionata ed eloquente new entry).

«Il motivo per cui ho deciso di candidarmi coi Verdi per il Parlamento europeo? Perché sono indignata. Perché vivo in questo territorio, territorio che ho sempre vissuto fin da bambina, anche se sono cresciuta a Roma: mi sono trasferita 15 anni fa, ma sono sempre scappata qui appena potevo, perché i miei genitori erano calabresi. E quindi a maggior ragione, a proposito di migranti..., mi rendo conto del problema: e speravo che, andando avanti con gli anni, questo problema della disoccupazione, dell'emigrazione e del conseguente spopolamento si potesse superare, ma vedo che non è così. E anche solo dando uno sguardo ai paesini del comprensorio, visto che sono molto curiosa, mi rendo conto che c'è sempre meno gente... Con mio marito, che insegna all'università, vedo tantissimi ragazzi laureati, con dottorati, che inventano cose fantastiche, cercano di resistere e di restare magari a vivere qui, ma poi alla fine difficilmente ce la fanno. Il motivo per cui ho scelto di "metterci la faccia" è, dunque, che sono indignata: mia figlia ormai sta crescendo qua, lei mi dice: "Guarda, io voglio stare qua, a me piace stare qua" ma, ahimè, non so se si potrà fare. Il problema è proprio questo – rileva la Votano –: ci mettono fumo negli occhi, dicendo che il problema in Italia sono gli extracomunitari, ma davvero sembra che ci si trovi in "Johnny Stecchino", il film di Roberto Benigni in cui "si scopre" improvvisamente che il problema di Palermo non è la mafia, ma è il traffico... E qui in Italia, i problemi veri sono tre, peraltro collegati fra di loro: l'evasione fiscale, la burocrazia e la disoccupazione. E sono questi i tre problemi più grandi anche qui in Calabria, perché purtroppo qui i ragazzi sono costretti ad andar via, molti inventano magari delle start-up utili, ma poi magari non vengono finanziate e sono costretti ad andar via. Evasione fiscale perché, lo sappiamo, chi paga le tasse in Italia è soprattutto chi ha il posto fisso, perché gli altri che possono permettersi i grandi studi tributari ricevono da loro i consigli 'giusti' per non pagare le tasse... E nel momento in cui ci sono problemi burocratici e, a causa dell'evasione, il deficit aumenta, automaticamente c'è disoccupazione. Il problema qui è quello dei fondi Ue, visto che siamo il Paese che riesce meno a fruirne: un po' per colpa della Pubblica amministrazione, un po' perché ci sono contraddizioni sconcertanti».

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Quanto poi ai Verdi, «mi son resa conto che si sta formando un partito "di professionisti", non di persone che hanno fatto politica nel modo tradizionale, ma di persone "pure e indignate", come anche Federico Faccioli, che ha scritto un bando per il plastic free che è stato sùbito recepito dal Comune di Reggio Calabria, perché era fatto bene e perché ce n'era necessità. Ecco perché – così la Votano – c'è bisogno di più persone Verdi: bisognerebbe iniziare a pensare di essere Verdi quotidianamente, fin dai piccoli gesti, e che tutti dobbiamo essere Verdi. E non è vero ciò che dicono certi politici di professione, "all'ambiente ci pensiamo noi", è più un atteggiamento, non ci credono nemmeno loro... Per diventare Verdi dobbiamo iniziare a farlo tutti, giorno per giorno, senza che nessuno ce lo imponga, ma nella consapevolezza che se non lo faremo, non arriveremo da nessuna parte».

Tra gli altri interventi, Faccioli è tornato sulla mozione sul plastic free e ha poi menzionato la campagna per salvare gli alberi di via Florio (zona Porto), come pure quella riuscitissima per far istituire da parte del Comune lo Sportello Ambiente, cui partecipa tra l'altro l'Ona, l'Osservatorio nazionale amianto, presso il quale è possibile denunciare e segnalare la presenza di amianto in città ai fini della raccolta e smaltimento. «Facciamo qualcosa adesso, perché non c'è più tempo – è risuonata l'esortazione della Trimarchi –, adesso c'è campagna elettorale e tutti "s'ammazzano" fra loro. Ma a me non piace far polemica, ma contribuire a costruire qualcosa: resta l'importanza d'occuparsi del clima tema che con rare eccezioni nessun altro considera davvero, a dispetto dei posti di lavoro che ad esempio nel segmento delle fonti rinnovabili d'energia si potrebbero creare».

«Molto spesso sento dire alle persone: "L'ambiente non ha colore, può stare a Destra o a Sinistra, la salvaguardia ambientale non ha colore politico". Lo trovo sbagliato e limitante – ha puntualizzato Giordano –, non è più così: la salvaguardia ambientale è anche inclusione, integrazione, insomma è un tema che ha uno spettro amplissimo, io non mi ritroverei minimamente seduto sui banchi della Destra, ma se è per questo neppure della Sinistra. E poi, i Verdi non sono "il partito del no", contrario a ogni cambiamento: se andate a ritroso, nei precedenti Governi in cui i Verdi avevano anche un peso numerico si sono avuti dei risultati importanti, dalla legge sui parchi alla legge sulla Via, la Valutazione d'impatto ambientale... Dunque abbiamo una presenza politica importante. E non siamo affatto contro ogni forma d'investimento, ma a favore degli investimenti a favore della salvaguardia ambientale e sociale: diversamente dallo "Sblocca-cantieri", ad esempio, e non per la considerazione banale ma vera che i Verdi non vogliono sicuramente industrie o inceneritori, ma perché sappiamo benissimo come identificare opere significative per la natura e per il sociale. E se fin qui molti hanno propugnato Grandi Opere, dico che bisognerebbe lasciarle perdere definitivamente per promuovere invece le Grandi opere ambientali».

«Greta la conoscete, no? Vuole salvare il mondo, Greta. Ma i Verdi europei, e in particolare io, vogliamo salvare Greta... Il punto è che noi non dobbiamo salvare il mondo: dobbiamo salvare noi stessi», ha avuto a dire Amodeo, che nel suo intervento s'è soffermato a più riprese sui gravi problemi che affliggono la nostra catena alimentare, dal nefasto glifosato ai salmoni non più presi in Scandinavia ma allevati nelle acque mediterranee epperò messi in vendita «con una sostanza cancerogena per preservarne il colore rosso, altrimenti risulterebbero grigi perché non mangiano altri pesci bensì scarti animali, e a questa sostanza è aggiunto del grasso di maiale col paradosso che chi mangia salmone, senza saperlo, in molti casi sta mangiando anche carne suina...».

«Abbiamo la regione più bella del mondo – ha affermato tra l'altro Orlando Amodeo –, tranne che per una porzione del Crotonese noi qui avremmo davvero il territorio valido per poter fare il "km zero". Abbiamo Aspromonte, Serre, Sila che sono risorse eccezionali; in Sila basterebbe puntare sulle eccezionali patate per far vivere una comunità, invece siamo costretti a comprare le patate cinesi. Esiste un problema alimentare e vitale, e per noi calabresi che da 10 anni abbiamo la Sanità commissariata c'è in più la questione che non abbiamo più investito in politica sanitaria: ma un terzo del denaro che arriva per il settore poi finisce a Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. Ecco il perché del regionalismo differenziato: se uno di noi si dovesse curare al "Gemelli", o a Milano, il progetto è di farci addirittura pagare, per poi ottenere un eventuale un rimborso».

Molto a lungo però, comprensibilmente, Amodeo si sofferma sui migranti, sulle loro difficilissime condizioni di salute già al loro arrivo in Italia. «Tra il 2010 e il 2017 a Reggio Calabria sono sbarcati in 60mila, eppure non abbiamo avuto gravi problemi coi migranti: più che altro, perché c'è stato buon senso. Non ho mai derogato a un articolo di legge nella gestione di questi arrivi, però dovete sapere che queste famose "invasioni" non esistono, di questi 60mila extracomunitari a Reggio non ce n'è neanche uno, tranne quelli al cimitero di Armo: ce li ho mandati io, in una sola settimana ho dovuto sezionare 48 cadaveri di migranti, inclusa la salma di una bambina di 3 anni». Attività, quella prolungata coi migranti, per la quale Orlando Amodeo sottolinea con orgoglio di non aver mai chiesto un euro.

Del resto, la questione del migrare riguarda molto da vicino la comunità italiana e calabrese, se solo si considera che nel 2018 sono arrivati in 20mila, ma sono andati via 130mila giovani «Avendo avuto la fortuna d'avere un padre calabrese manovale, emigrato per 30 anni in Lussemburgo, so cosa vuol dire emigrare; avendo avuto una madre contadina, so cosa vuol dire zappare la terra, sudarsi il pane... non come rubare 49 milioni di euro», è la "stoccata" alla Lega. «Quando la Questura finiva il lavoro tecnico di riconoscimento, si davano i "famosi" cinque giorni di via: Dublino o no, i migranti sbarcati dovevano andarsene entro cinque giorni, la norma è questa, ma nessuno era disposto a farlo. E visto che tutti coloro che partono già sanno dove andare una volta arrivati, la realtà è che prendevano un treno e andavano altrove: qui da noi, non ne è rimasto nessuno. E in Germania, del resto – opera un parallelismo Orlando Amodeo –, non fanno queste scenette gridando all'invasione: danno tre mesi, ed entro quel trimestre ti devi trovare un lavoro, e una volta trovato il lavoro ti danno il permesso di soggiorno. In più, non ditemi che milioni d'italiani non volevano altro che andarsene negli Stati Uniti o in Australia, in Germania o in Argentina: avrebbero preferito starsene a casa propria. L'hanno fatto perché disperati, tutti gli uomini sono uguali».

Ardua poi la situazione umanitaria degli extracomunitari che tentano di sfuggire a guerre o carestie: «Non è che non muoiano più nel Mediterraneo, non c'è più chi conti i morti in mare. E molti molti altri muoiono nelle carceri libiche. Per non parlare delle legioni di ragazze utilizzate come oggetti sessuali».

Condizioni non certo rosee anche a San Ferdinando: «Io ho fatto il medico là dentro per 12 anni, e anche questo è costato zero. E grazie a "Medicina on flight" io ho raccolto qualcosa come 60mila campioni di farmaci gratuiti, là dove non c'era l'ombra di un medicinale ho garantito una fornitura di farmaci per quattro anni».

Disoccupazione: «Vi pare normale che il Governo di un Paese non pensi al lavoro? Un Governo serve soprattutto a questo... Ma pensano ai migranti, in modo che la gente non pensi alla disoccupazione. Eppure, si creerebbero migliaia e migliaia di posti di lavoro, amplificando le tematiche ambientali: e da ex poliziotto, vi posso garantire che, se c'è lavoro, la 'ndrangheta non esiste più, perché la criminalità organizzata fonda le proprie fortune sulla disperazione».

E la politica? «C'è Pippo Civati: io non la penso come lui, ma lui la pensa come me... lo stesso per Angelo Bonelli, e io lo dico anche per papa Francesco. Nel 2013 – ironizza ancòra Amodeo –, papa Bergoglio andò a Lampedusa per gettare in mare la corona di fiori in onore dei migranti, e io ho scritto sùbito sui social: "Meno male che c'è un altro che la pensa come me". E quando un mio amico, don Ezio, mi ha bonariamente ripreso, io gli ho fatto notare: "Che c'è di strano, scusa? Lui si occupa di migranti da due settimane, io me ne occupo da 20 anni..."».