Sanità, dalla mozione alla manifestazione del 22 giugno: Reggio prova a scuotersi. Falcomatà: “Dobbiamo uscirne insieme”. E sul Dl Calabria: “Calato dall’alto, è da ridiscutere”

consiglio congiunto 2di Walter Alberio - Finisce con l'approvazione di un documento che impegna il sindaco a portare avanti alcune azioni "a favore della sanità calabrese" il Consiglio comunale e metropolitano congiunto, tenutosi ieri a piazza Italia. Una dozzina e più di interventi hanno riempito la seduta iniziata nel pomeriggio e conclusasi in tarda serata, sotto le luci di Palazzo San Giorgio. I sindaci della Locride, della Piana di Gioia Tauro e dell'area Grecanica, i sindacalisti, gli ordini professionali, i movimenti politici e le associazioni hanno risposto presente all'inedita seduta congiunta, aperta al contributo di tutti. Non c'erano, come sottolineato dal sindaco Giuseppe Falcomatà in apertura, i commissari dell'Asp di Reggio, "il convitato di pietra". Non c'erano i consiglieri regionali, impegnati a Palazzo Campanella, né i deputati e i senatori reggini e calabresi, quest'ultimi chiamati nelle prossime ore a discutere, a Palazzo Madama, il Decreto Calabria sulla sanità.


"Il nostro obiettivo principale è creare un dialogo interistituzionale, è far capire che la sanità non appartiene a pochi eletti, ma è qualcosa che bisogna discutere, condividere, ragionare per uscirne insieme", ha affermato Falcomatà. Secondo il primo cittadino, è necessario "ridiscutere il Decreto sanità, che è stato calato dall'alto e che non conosciamo". Il provvedimento, secondo Falcomatà, deve essere ridiscusso con tutti "coloro che da questo decreto dovranno trarne delle indicazioni". L'altro punto sottolineato in apertura di seduta dall'inquilino di Palazzo San Giorgio è "l'assunzione di personale negli ospedali pubblici per soddisfare la domanda dei pazienti". Bisogna "pretendere – ha aggiunto il sindaco - che venga fatta luce sulla mancata presentazione dei bilanci dell'Asp di Reggio Calabria". Tutti temi, in parte, presenti nella mozione votata all'unanimità dal Consiglio comunale e sottoscritta dai componenti dell'Assemblea metropolitana.


consiglio congiuntoLa mozione: "Chiedere al Governo azzeramento debito sanitario e investimenti". Il Consiglio comunale di Reggio Calabria impegna il sindaco "a fare opera di mediazione tra la Regione ed i commissari governativi perché trovino in temi brevi soluzioni che possano contribuire a migliorare i livelli delle prestazioni sanitarie, impedendo, così la migrazione sanitaria". Il documento, inoltre, impegna il primo cittadino a chiedere al Governo di "azzerare il debito della Regione Calabria nel campo della sanità, scongiurando il dissesto finanziario dell'Asp di Reggio, e che finanzi gli investimenti in attrezzature e personale per tutte le strutture sanitarie calabresi, garantendo controlli più stringenti per quanto riguarda l'utilizzazione delle risorse a livello periferico per evitare che si produca altro debito". E a proposito di debiti, nella mozione si parla anche di "sollecitare l'individuazione dei reali responsabili della mancata presentazione dei bilanci dell'Asp di Reggio". Nel documento si chiede, altresì, la rimodulazione dei budget di strutture private convenzionate, "in ragione dei livelli essenziali di assistenza da garantire". Infine, si impegna il sindaco a sostenere una "mobilitazione popolare per tenere alta l'attenzione" sui temi esposti.


IL DIBATTITO. In mezzo, tra l'introduzione di Falcomatà e l'approvazione dell'unico punto all'ordine del giorno, una lunga serie di interventi, in gran parte volti ad analizzare la situazione attuale della sanità reggina e le cause che hanno portato i commissari a proporre il dissesto dell'Asp di Reggio per un buco di circa 400 milioni di euro. Diversi i sindaci e gli amministratori intervenuti: dal neo sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, che ha puntato il dito contro "una politica regionale fallimentare", al primo cittadino di Roghudi, nonché consigliere metropolitano, Pierpaolo Zavettieri, che ha presentato un documento dei sindaci dell'Area grecanica, nel quale si chiede che l'ospedale di Melito venga elevato a rango di ospedale spoke. Per Giuseppe Idà, sindaco di Rosarno, "la politica deve riconquistare il suo ruolo, ma privilegiando il merito, senza rincorrere le clientele". E poi, ancora, Aldo Canturi (sindaco di Bianco), Salvatore Fuda (Gioiosa Ionica) e i consiglieri comunali reggini Giuseppe D'Ascoli, Antonino Pizzimenti e Paola Serranò, la quale ha usato la parola "corruzione" per motivare lo stato della sanità locale: "Quei 400 milioni di debito non sono frutto di una calamità naturale, ma dell'azione dei corrotti e della condotta di chi ha scelto di rimanere in silenzio". Il consigliere metropolitano Eduardo Lamberti Castronuovo ha criticato le politiche dei governi nazionali e i commissariamento che, afferma, "hanno messo alla porta la politica e la discussione democratica", mentre Alessia Stelitano (Potere al Popolo) ha evidenziato la necessità di mettere un argine ai soldi pubblici nella sanità privata.

Significativo il contributo dato dai rappresentanti del Terzo Settore, da anni alle prese con tutte le contraddizioni del sistema che minano il diritto alla salute dei reggini. "Le fasce più deboli si trovano a pagare le conseguenze maggiori di questo sistema fallimentare" ha detto Luciano Squillaci del Forum Terzo Settore. "Quando i potenti litigano, i poveri muoiono. Questo è un fatto – ha proseguito – che purtroppo in questi anni abbiamo imparato a comprendere molto bene. Sono anni che lottiamo per il riconoscimento di diritti costituzionali, ancora negati, come se la Calabria e la Città metropolitana di Reggio non facessero parte dell'Italia. Le comunità per tossicodipendenti non vengono pagate da maggio del 2018 perché manca il funzionario che faccia le liquidazioni. Questa è la realtà. Ci sono 2500 reggini non autosufficienti, che dal primo di luglio si ritroveranno senza assistenza domiciliare e senza servizi" ha detto Squillaci. "Leggo la delibera di proposta del dissesto che parla di 'circa' 400 mln di euro. Chi ha creato questo buco e perché lo devono pagare i cittadini e quelli più deboli e fragili? Una società – ha concluso Squillaci – che non è capace di occuparsi dei suoi figli più piccoli e più fragili è una società che ha iniziato a morire".

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Duro l'intervento di Gianluigi Scaffidi, il sindacalista medico recentemente al centro della polemica parlamentare, insieme ai cinquestelle, per la proposta di nomina a commissario straordinario dell'Asp di Vibo Valentia: "Ci sono 19 verbali del Tavolo di verifica Massicci. Questo debito di 400 mln è noto dal 2013 e lo avete scoperto ieri. Il prefetto (Michele Di Bari, ndr) il 2 settembre disse che a giugno ci sarebbero stati 16 posti rene all'ex Enpas. Nulla di questo è accaduto. Ma perché continuate, visto che chiedete il nostro aiuto, con questa ipocrisia istituzionale? Il vostro non è garbo istituzionale, ma ipocrisia che ammanta tutti questi palazzi. Nessuno parla mai male di nessuno. Il prefetto (Di Bari) non ci ha mai voluto ricevere. Perché c'è questo falso concetto che chi critica la città è contro la città? Su Brancati, che è stato il peggiore direttore generale del mondo, perché non avete speso una parola? Questi commissari dell'Asp di Reggio all'incompetenza aggiungono una modulazione del contratto di lavoro vergognosa. C'è un prefetto in pensione che sta lì e i due dirigenti che devono dargli una mano vengono due volte alla settimana, come al dopolavoro ferroviario. Si può gestire così un'Asp? Chieda la rimozione o la rimodulazione del contratto", ha detto Scaffidi rivolgendosi al sindaco. "Ci serve una commissione prefettizia a tempo pieno. Questo è il primo impegno che bisogna assumere".


Il dibattito ha visto gli interventi anche dei rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, promotori della manifestazione nazionale del prossimo 22 giugno a Reggio, dal titolo "Futuro al lavoro. Ripartiamo dal Sud per unire il Paese".
"In una delle sue tante indagini, il procuratore Ezio Arcadi ebbe a dire, parlando di un direttore generale dell'Asp, 'la non comune incapacità gestionale'. Oggi è arrivata la triade commissariale che con la loro delibera sancisce che il dissesto è dovuto a malagestio" ha detto Nuccio Azzarà della Uil. "La cattiva gestione è da attribuire ai commissari, ai direttori generali, direttori amministrativi e direttori sanitari. E' arrivata la certificazione ufficiale. I commissari dell'Asp di Reggio, però, dovrebbero – ha aggiunto - andare di corsa in Procura a dire nomi e cognomi". Luigi Velardi (Cgil) e Rosy Perrone (Cisl) hanno espresso soddisfazione per il confronto promosso con il Consiglio congiunto, auspicando azioni conseguenti e una forte partecipazione dei reggini alla manifestazione del 22 giugno. "E' dal '72 – ha detto Rosy Perrone – che in questa città non viene organizzato un evento del genere. In questo momento delicato, i cittadini devono dimostrare voglia di rivalsa".


Il sindaco Falcomatà ha dato quindi appuntamento ai cittadini al prossimo 22 giugno, predicando unità: "Vogliamo che questa discussione continui fuori dai palazzi istituzionali con una manifestazione di piazza, un corteo – ha detto il primo cittadino - che può essere anche quello del 22 giugno quando a Reggio Calabria convergeranno i leader nazionali della triplice sindacale. Oltre a fare un focus sulle politiche serie e concrete per il Mezzogiorno potrà essere uno spunto per continuare a tenere alta l'attenzione sul diritto alla salute".