Quando Springsteen disse “sono un uomo del Sud Italia”. Buon 70mo compleanno, Bruce

Springsteen Brucedi Walter Alberio - Si dice esistano due categorie di persone: quelle che amano Bruce Springsteen e quelle che non lo hanno mai visto in concerto.

Quando vidi Bruce e la E-Street Band per la prima volta dal vivo avevo 20 anni. 12 giugno 2012. Stadio Artemio Franchi, Firenze. Una esperienza mistica, di condivisione e amore, fuori dal tempo. Ricordo che sulle note di Hungry Heart venne giù un diluvio pazzesco, una circostanza che rese ancora più epico un concerto già di per sé memorabile, con il Boss e migliaia di "fuckin'-die-hard" sotto l'acqua, tre generazioni almeno pronte a spendere ogni grammo della propria gioia in quella notte. La pioggia aumentò canzone dopo canzone, da Born to Run fino a Seven Night to Rock, in una festa bagnata e benedetta. Fino ad arrivare a Tenth Avenue Freeze-Out, quando "the Big Man joined the band" e la band si ferma, lasciando spazio alle immagini di Clarence sul maxi schermo. La pioggia non fu più pioggia. Ogni goccia era grossa, pesante, quasi fossero le lacrime di un gigante o di un Grande Uomo. Ce ne andammo felici dall'Artemio Franchi, con una grande voglia di ripetere un'esperienza del genere.

Ma The Boss - alla vigilia dei suoi 70 anni - non è soltanto il più grande performer vivente, l'anello scintillante e inossidabile della lunga catena del rock 'n' roll.

Qualche anno più tardi, a Napoli, dirà: "Sono felice di essere nel Sud Italia, io sono un uomo del Sud Italia". La madre di Springsteen, che di cognome fa Zerilli, infatti, è originaria di Vico Equense, in Campania. Il legame di Bruce con l'Italia e in particolare con la parte meridionale di questo Paese però non è solo una questione di albero genealogico, ma va ricercato nella narrativa cinematica e allo stesso tempo cruda di questo ragazzo del New Jersey, che a 25-26-27 anni parla di lavoro e assenza di lavoro, working life, città che si svuotano, fabbriche chiuse, sogni spezzati e voglia di ricominciare, di riscatto e speranza. Testi neri e amari come il caffè bollente che ti dà la sveglia.

Adesso sulla strada principale ci sono solo vetrine imbiancate e negozi vuoti
Sembra che nessuno voglia più venire quaggiù
Stanno chiudendo lo stabilimento tessile dall'altra parte della ferrovia
Il caporeparto dice "questi posti di lavoro se ne stanno andando ragazzi e non torneranno mai più nella vostra città"
L'altra notte io e Kate ce ne stavamo a letto parlando di andarcene via
(My Hometown)

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Un artista – scriveva Renato Guttuso – parla solo delle cose che conosce, delle cose che sa, delle cose con le quali ha vissuto una comunione profonda da sempre, da quando non era neppure cosciente. Pirandello ha raccontato i pettegolezzi della farmacia di Porto Empedocle e sono stati capiti in Alaska o in Giappone. Quando si dice qualche cosa di vero, di profondo, questo diventa sempre universale.

Ora, per sua stessa ammissione, Springsteen – in quanto artista – è anche un "piccolo impostore". Non ha mai fatto un turno in fabbrica e quando scrisse Racing in the street non aveva nemmeno la patente, ma ha interiorizzato e raccolto le inquietudini reali di intere generazioni, quelle strettamente familiari e della classe operaia, continuando a misurare lungo tutta la sua carriera la distanza tra il sogno americano e la realtà. Storie con le quali, appunto, ha vissuto una comunione profonda: i temi sociali e del lavoro, le contraddizioni di tutte le hard lands, dove orgoglio e fatica si mescolano.

Un padre di famiglia che perde il posto di lavoro a Freehold non è così distante da un altro che perde il posto di lavoro a Napoli, Reggio Calabria o Palermo. Così come un giovane di 20 anni, a qualsiasi latitudine, non può non riconoscersi nell'impazienza, nella fame, nella rabbia della parole di Badlands (Ti svegli nella notte / Con una paura così vera / Di dover passare la tua vita ad aspettare / Un momento che naturalmente non arriva / Bene, non perdere il tuo tempo ad aspettare) o di The Promised Land (Vorrei essere un ciclone per abbattere tutto quello / Che non ha la fede di stare aggrappato alla sua terra / Soffiar via i sogni che ti devastano / Soffiar via i sogni che ti spezzano il cuore / Soffiar via le bugie che ti lasciano solo), nel desiderio di fuga dagli amori finiti, dalla ambizioni soffocate di Born To Run e Thunder Road (E so che ti senti malinconica / Per le parole che non ti ho detto / Ma stanotte saremo liberi / E' una città piena di perdenti / E io me ne sto andando per vincere).
I poeti quaggiù non scrivono niente di tutto questo, stanno solo alla larga e lasciano che tutto sia. Non Bruce Springsteen.

E' per questo che The Boss non è solo una icona a stelle e strisce come altri suoi colleghi. E' per questo che può affacciarsi a piazza Plebiscito e dire "sono un uomo del Sud Italia".

Buon 70mo compleanno, Bruce.